Il Sole 24 Ore. Israele che ha già vaccinato metà popolazione ma anche l’Inghilterra, con le iniezioni a tappeto sono lontane. L’Italia dopo un iniziale sprint nella primissima fase – quella delle somministrazioni a medici e infermieri dentro i 300 ospedali – ora all’alba delle vaccinazioni di massa sta frenando e infatti dopo aver guidato la classifica Ue nelle prime settimane di gennaio ora per numero di dosi somministrate per 100 abitanti è dietro Polonia, Slovacchia, Spagna, Francia e Germania. La colpa non è solo dei tagli nelle consegne delle aziende, fatto che riguarda tutti i Paesi europei e che ieri ha visto cadere una nuova pesante tegola: secondo fonti Ue AstraZeneca dimezzerebbe di metà le forniture alla Ue del secondo trimestre portando le dosi da 180 milioni a 90.
Ma il ritardo più evidente è quello che riguarda il vaccino di AstraZeneca che da ieri – dopo una circolare del ministero della Salute attesa da tempo – non è solo utilizzabile per gli under 55 ma fino ai 65 anni. Qui lo “spreco” è molto più alto: finora è stata impiegata solo una dose su dieci. La struttura commissariale guidata da Arcuri ha infatti consegnato 1 milione e 48mila dosi, ma quelle somministrate sono meno di un decimo. Il siero prodotto dall’azienda anglo-svedese è stato indicato prioritariamente per l’impiego delle vaccinazioni delle categorie lavorative più esposte, ma secondo i dati di ieri i vaccinati con la prima dose sono pochissimi: finora sono solo 51mila i vaccinati con la prima dose del personale scolastico e 33mila quelli che appartengono alle forze armate. Poco più di 80mila dosi impiegate a cui vanno aggiunte qualche altro migliaio per le vaccinazioni di medici privati under 55.
A pesare sul forte rallentamento è il fatto che dopo aver varato un piano nazionale sui vaccini abbastanza generico l’attuazione è passata alle Regioni che stanno partorendo 21 piani regionali. Con regole diverse e tempi diversi: c’è chi a esempio è molto avanti nelle vaccinazioni degli over 80 – come il Lazio che ha già raggiunto il 20% dei grandi anziani- e chi sta partendo solo in questi giorni. Per non parlare delle somministrazioni: c’è chi gli over 80 li vaccina negli ospedali e chi dai medici di famiglia.Che diventeranno cruciali ora nelle fase delle immunizzazioni di massa. Qualcuno però si rifiuta di vaccinare nel proprio studio chiedendo l’intervento della Asl ma lasciando così “scoperti” i primi pazienti 65enni che a esempio nel Lazio dal 1 marzo non sapranno dove rivolgersi per l’ambito vaccino.
Marzio Bartoloni