Il Corriere del Veneto. Non se ne esce. Dopo due mesi di relativo sollievo, con un trend in calo che aveva fatto ben sperare anche nell’ottica della riapertura delle attività economiche, tornano a crescere i contagi e i ricoveri in Veneto. «Siamo molto preoccupati» dicono il presidente della Regione Luca Zaia e il direttore della Sanità Luciano Flor, «anche perché dagli ospedali ci dicono che i pazienti arrivano in situazioni più critiche rispetto ai mesi scorsi».
Si guarda con apprensione soprattutto a Nordovest, là dove più duramente colpì la prima ondata, la primavera scorsa. In Liguria il presidente Giovanni Toti ha ordinato la zona rossa al confine con la Francia, a Ventimiglia e Sanremo. In Lombardia è stata istituita la zona arancione rafforzata in otto Comuni della Bergamasca e lo stesso è stato fatto a Brescia, dove sono state chiuse le scuole. Il premier Mario Draghi ha convocato urgentemente i ministri e il Comitato tecnico scientifico e Zaia allarga le braccia: «Non possiamo certo illuderci che il virus si arresti sulla sponda del lago di Garda. Il virus non conosce confini». E insomma, «senza catastrofismi» meglio prepararsi (di nuovo) al peggio.
Il bollettino presentato durante la conferenza stampa di ieri, dopo il rallentamento di lunedì (509 casi), riportava 1.062 nuovi positivi in 24 ore, per un totale di 328.078 infetti dall’inizio dell’epidemia. I morti erano invece 21, per un numero complessivo di 9.742 vittime. Quindi il dato sull’ospedalizzazione, che più preoccupa Flor: 46 i ricoveri in più nei reparti «non critici» (1.255 in totale) e in crescita (+3) anche i malati in terapia intensiva, che ora sono 139.
«È la prima volta da 53 giorni a questa parte che le curve tornano ad alzarsi – il commento di Flor -. Si tratta di casi isolati per lo più, non abbiamo grandi focolai ma dagli ospedali ci dicono che si tratta di pazienti impegnativi, che arrivano in corsia quando le condizioni sono già critiche e quasi subito necessitano di cure intensive, si aggravano molto rapidamente. Una brutta notizia, anche perché da poco avevamo ripreso l’attività ordinaria negli ospedali… speriamo di non dover sospendere tutto di nuovo un’altra volta».
Il motivo di questa risalita dei contagi, che alcuni identificano nella temuta «terza ondata» (che il Veneto, però, confidava di aver già attraversato durante i mesi terribili di novembre e dicembre) al momento non è noto: «Stiamo facendo delle ricerche, ovviamente, ma la casistica è ancora troppo limitata per poter dire qualcosa con certezza – dice Flor -. In questa fase non siamo in grado di addebitare la ripresa dei contagi e dei ricoveri alla variante inglese, piuttosto che alla brasiliana o alla sudafricana».
Puntuale, come già è accaduto la primavera scorsa e poi di nuovo in autunno, torna quindi la reprimenda sui comportamenti tenuti dai cittadini, e in particolare dai più giovani: «Domenica ero a Padova e ho visto decine di ragazzi senza mascherina assembrati tra loro – sbotta il direttore della Sanità -. Davvero, cosa dobbiamo fare perché capiscano?, perché si rendano conto che così portano il virus a casa senza accorgersene, asintomatici, e infettano i genitori e i nonni mettendoli in pericolo di vita? Va ripristinato immediatamente il rigore, si è abbassata la guardia e questo rischia di essere un tragico errore».
Di pari passo riprende vigore il dibattito sulle misure da adottare, proprio ora che bar e ristoranti avevano iniziato a riprendere un po’ di fiato: «A breve ci sarà un nuovo incontro con i ministri Gelmini, Speranza e forse con Draghi – annuncia Zaia -. Io penso che il prossimo Dpcm lo scriveremo insieme, Regioni e governo; quel provvedimento dovrà rappresentare un grande spartiacque tra l’inverno e la primavera che comincia». Zaia comunque ribadisce il suo scetticismo nei confronti del lockdown: «Ormai sono disponibili studi internazionali che dimostrano come la chiusura totale e indiscriminata non abbia dato i risultati sperati là dove è stata applicata a ripetizione. Meglio puntare sui dispositivi di protezione individuale e, ovviamente, intensificare la campagna vaccinale». In questo senso, il presidente del Veneto non esclude la riapertura dei ristoranti anche la sera: «Non vedo che differenza ci sia rispetto a mezzogiorno».