Il Corriere della Sera. «Nell’ospedale di Chiari ho trasformato tutto quello che potevo in reparti Covid. Chiudendo la Pediatria e accorpando Cardiologia e Neurologia. I ricoverati per colpa del virus sono passati da 50 a 95 in una settimana». Le parole di Mauro Borelli, direttore generale dell’Asst Franciacorta — la zona del Bresciano più colpita dalla seconda ondata — fotografano la drammaticità della situazione. Una provincia con numeri da zona rossa, tenuta sotto scacco dalla variante inglese del virus «che rappresenta più del 60 per cento di tutti i casi positivi» conferma il direttore di Ats Brescia, Claudio Sileo.
I contagi sono in netta crescita. Oltre 9.500 nuovi positivi nelle ultime tre settimane, con picchi di oltre 700 casi al giorno nel weekend. Numeri che mettono in forte difficoltà gli ospedali, perché son tanti, troppi, i pazienti gravi. «Tutti quelli che stiamo curando sono in debito d’ossigeno e l’età media si è abbassata a 50 anni» spiega Borelli. La situazione peggiora di giorno in giorno: nelle strutture ospedaliere ci sono 800 pazienti Covid, più di 70 nelle Terapie intensive, il cui livello d’occupazione è ben oltre la soglia d’allarme del 30%. Certo, non si è ancora ai livelli dello scorso marzo «ma il quadro è grave» confermano dal reparto di Terapia intensiva degli Spedali Civili, dove sono ricoverate 300 persone, di cui 27 in Rianimazione. E se a novembre, all’inizio della seconda ondata, Brescia ha offerto tanti posti letto alle province di Monza e Varese, ora l’operazione di mutuo soccorso si capovolge, con diversi malati trasferiti nei nosocomi di Bergamo, Milano, Cremona.
Il numero dei decessi conferma l’anomalia bresciana. Ieri l’autorità sanitaria ha registrato altre 25 morti (risalenti anche ai giorni scorsi), che portano a 3.503 la conta ufficiale dei lutti. Il Covid in provincia di Brescia ha mietuto un centinaio di vittime in più rispetto a Bergamo, che resta nell’immaginario collettivo il luogo simbolo del dolore, per via delle immagini delle bare trasportate dai camion dell’Esercito. Come se non bastasse le proiezioni fatte dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari (Agenas) e dal dipartimento di Fisica dell’Università di Trento prevedono un aumento superiore al 10% delle infezioni da Sars-CoV-2 nella prossima settimana. Non solo a Brescia per la verità, ma anche a Siena, Pescara, Chieti, Perugia, Bergamo, Campobasso. Il Bresciano però già oggi ha cifre da zona rossa, visto che negli ultimi sette giorni si sono registrati più di 300 casi ogni 100 mila abitanti, a fronte di un limite soglia di 250 casi.
Tutti i pazienti in debito d’ossigeno. Età media 50 anni
Mauro Borelli
E da domani sono in arrivo pesanti restrizioni: per lo meno la zona arancione per tutti i 205 comuni. La Regione ieri ha inviato il dossier Brescia al Comitato tecnico scientifico nazionale e già oggi il ministro Speranza prenderà una decisione. «Nel verbale inviato a ministero e Cts abbiamo segnalato la possibilità di fare interventi sull’area più colpita o su tutta la provincia. Già martedì mattina prenderemo una decisione condivisa. Si va più verso l’arancione che il rosso» si legge in una nota inviata dalla Regione. Anche il sindaco di Castrezzato, paese in zona rossa da mercoledì scorso, conferma che la giunta Fontana ha deciso per la zona arancione in tutta la provincia, compreso il suo comune. «Me lo ha confermato telefonicamente lo stesso governatore» spiega Giovanni Aldi, che avrebbe preferito misure più drastiche, come altri sindaci, pochi per la verità. La zona arancione per almeno due settimane porterà il divieto di spostamento all’interno dei comuni, la chiusura di settemila bar e ristoranti e rimarrà la didattica a distanza al 50% per 54 mila studenti delle superiori mentre primarie e secondarie faranno lezioni in presenza, anche se è proprio in questi istituti che si è visto un aumento dei contagi, con una media di 50 positivi ogni giorno.
Al di là delle ulteriori restrizioni i sindaci, a partire dal primo cittadino di Brescia, Emilio Del Bono, chiedono un cambio di passo sui vaccini, soprattutto per gli ultra 80enni, visto che nemmeno l’1% ha ricevuto la prima dose. «Dobbiamo correre, stiamo andando troppo a rilento». Gianpietro Maffoni, sindaco di Orzinuovi e senatore di FdI presenterà un’interrogazione al ministro Speranza per chiedere che «nel Bresciano vengano assegnate subito più dosi di vaccino rispetto ad altre province. Dobbiamo salvare vite. E non c’è più tempo».