Corriere del Veneto. Dopo il lungo oblio legato alla pandemia si torna a parlare di autonomia. Anzi, si torna a parlarne in Veneto perché da un rapido sopralluogo pare che a Roma, nonostante gli sforzi dell’ex ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, non si sia mossa foglia. Il presidente della Regione, Luca Zaia annuncia che oggi alle 9.30 è in programma l’insediamento del Comitato scientifico dell’Osservatorio regionale sull’autonomia differenziata. per i detrattori è l’ennesimo organismo (a costo zero, per carità) che difficilmente riuscirà a contribuire a smuovere le acque.
Palazzo Balbi, invece, spiega che è proprio un «passo avanti». A che serve? «Serve a fare ciò che Roma non ha ancora fatto: i conti sui fabbisogni standard legati alla definizione dei Lep, i livelli essenziali di prestazione. Attendiamo ancora invano che i ministeri ce li forniscano. Quindi abbiamo deciso di farci i conti da soli». In pieno spirito autonomista. Si tratta di un organismo di supporto tecnico nella fase di negoziati con il governo. Sarà presieduto dall’avvocato Mario Caramel.
Della partita anche rappresentanti delle università e dei centri di ricerca. Al momento c’è la partecipazione della Cgia di Mestre. «Questo insediamento – dice Zaia – è un passaggio amministrativo di grande significato, perché segna la ripartenza verso l’obbiettivo finale. Significa che si va verso un lavoro di alto livello, che prenderà sempre più quota a supporto della nostra delegazione trattante per ripartire a tutto tondo con il tema dell’autonomia». Sarà che ora c’è un nuovo titolare in via della Stamperia, il ministro Maria Stella Gelmini. «L’obiettivo – conclude il governatore – è uno solo: chiudere definitivamente la partita con la firma dell’Intesa con il Governo». Gli uffici della Regione specificano che non si sono mai fermati, che si è lavorato con la delegazione trattante e che ora si punta a una vera e propria banca dati da posare sul tavolo delle trattative. «Da dove si riparte? Si riparte dalla pre intesa già sottoscritta. – spiega il costituzionalista a capo della delegazione trattante Mario Bertolissi -. La commissione Boccia ha concluso i suoi lavori a fine anno producendo un elaborato di due articoli che sono diventati un collegato alla finanziaria 2020 e lì bisogna vedere se il governo lo trasformerà in disegno di legge per avviare la discussione. Di fatto quel collegato è un invito dello Stato a sé stesso per un’attivazione. Ma il problema dei Lep è nelle mani dello Stato dal 2009. Per il resto si è continuato a seguire il dibattito». La grande passione del professor Bertolissi si è scontrata negli ultimi anni con un percorso ad ostacoli che ha visto le delegazioni trattanti ricevute a Roma solo in qualche occasione. «Lo Stato i poteri ce li ha e non li usa. Allora si parla di clausola di supremazia (il riferimento è alla proposta dei mesi scorsi di modifica del Titolo V ndr) ma è inutile mettersi i gradi di generale se non sai condurre l’armata. L’ultimo episodio, la non riapertura annunciata poche ore prima degli impianti da sci si commenta da solo».
Dopo le resistenze romane e trasversali alle richieste di autonomia differenziata, ora si ricomincia con un nuovo ministro. «Che ne penso? Dico che Boccia era all’altezza del compito, ho potuto apprezzare la sua competenza. Per il resto, vedremo a consuntivo» chiude, asciutto, Bertolissi. Chissà se Gelmini ripartirà dalla bozza di legge quadro firmata dal suo predecessore che era riuscito, attraverso il meccanismo legato ai gap infrastrutturali a far digerire al Sud la cosa. Il testo si è perso in commissione parlamentare e non se n’è più saputo nulla. Gli addetti ai lavori, in via della Stamperia, sono meditabondi. Bisogna capire che pensa dell’autonomia la nuova ministra, che ne pensa Salvini che non pare aver infilato l’autonomia fra le priorità duranti i colloqui con Mario Draghi propedeutici alla nascita dell’esecutivo nonostante l’appello di Zaia. E soprattutto, a scandagliare il lungo discorso «da statista» di Draghi, ieri, al Senato, le parole autonomia e regionalismo non sono spuntate. E sempre i soliti analisti romani non pensano sia una coincidenza: con un governo a trazione nordista, leggasi gestione dei miliardi del Recovery plan, che già ha messo in ebollizione le regioni del Sud, con la corsa non sempre elegante per un posto da sottosegretario in «quota territoriale» a compensare i «troppi» ministri del Nord, rimettere sul tavolo la questione autonomista potrebbe minare la difficile alchimia distillata da Super Mario. Boccia la nascita del Comitato scientifico sull’autonomia, invece, Simonetta Rubinato, «autonomista di sinistra»: «È senz’altro utile ogni ulteriore contributo ma gli esperti non possono sostituire, in un negoziato che è soprattutto politico ed istituzionale, la leadership politica che i Veneti hanno delegato a Zaia. Questo è il momento della politica».