La Stampa. Non è la prima volta che Walter Ricciardi chiede di imporre un lockdown totale, a livello nazionale, partendo dallo stop alle lezioni in presenza nelle scuole. Lo ha fatto più volte negli ultimi mesi, puntualmente ignorato dalla politica. Tra l’altro, difficilmente avrà miglior fortuna con il nuovo governo, con Salvini che lo ha invitato a «parlare con Draghi prima di terrorizzare tutti» e ha chiesto al premier un «cambio di squadra a livello tecnico». Ma l’ultimo allarme lanciato dal consulente del ministro della Salute Roberto Speranza è basato su un nuovo documento scientifico, prodotto da una task force internazionale di esperti, voluta dai leader di grandi Paesi occidentali: Biden, Johnson, Merkel e Macron, solo per citare i più importanti.
Nel rapporto, che lo stesso Ricciardi ha potuto visionare, si analizza l’impatto delle varianti del virus in circolazione, con risultati molto preoccupanti. Da lì nascono le parole pronunciate pochi giorni fa dalla cancelliera tedesca: «Le varianti sono un pericolo reale – ha detto Angela Merkel – minacciano i successi raggiunti, con conseguenze catastrofiche».
Partendo dai dati elaborati nel Regno Unito, si è stabilito che la variante inglese provoca un aumento della contagiosità del 50% (e questo lo sapevamo), ma anche della letalità, tra il 20 e il 30%. Quindi, contrariamente a quanto sostenuto finora, uccide di più. E questo cambia tutto, visto che la variante inglese diventerà presto prevalente anche in Italia: «Nell’arco di 5 o 6 settimane potrebbe sostituire completamente o quasi l’altro ceppo virale attualmente circolante», ha spiegato tre giorni fa il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro. Non è l’unica brutta notizia contenuta nel documento.
La variante brasiliana pare non crei immunità e, quindi, non metta al riparo da una reinfezione, rischiando di ridurre l’impatto dei vaccini. Mentre quella sudafricana abbatterebbe quasi del tutto l’efficacia del vaccino di AstraZeneca, quello di cui aspettiamo più dosi, riducendola al 10-20%. Insomma, la conclusione è che le varianti impongono un ripensamento delle contromisure.
Secondo gli esperti internazionali è inutile navigare a vista, decidere di volta in volta chiusure limitate o piccoli lockdown locali: non consentono di ridurre i contagi e i morti in modo sostanziale. Meglio definire periodi di lockdown generali, programmati con largo anticipo, con una durata prestabilita. Ad esempio, ci si ferma per 6 settimane, si abbatte la curva dell’epidemia e poi si riparte, con la possibilità di organizzare meglio le attività, in uno scenario di vita quasi normale, dalla scuola alle imprese fino a negozi e ristoranti. È una strada a dir poco impervia, soprattutto per un governo appena insediato, con al suo interno sensibilità molto diverse sulla strategia di contenimento del virus.
Dal Comitato tecnico-scientifico arriverà, comunque, un invito a riflettere: alcuni degli esperti hanno potuto visionare il documento in questione e oggi ne discuteranno, probabilmente rivedendo la valutazione sull’attuale situazione epidemiologica e decidendo di raccomandare nuove chiusure. In particolare, c’è molta preoccupazione per gli effetti dell’attività scolastica in presenza durante questa fase critica. In cui, è bene ricordarlo, non abbiamo ancora certezze sulla capacità dei vaccini di bloccare non solo l’insorgere della malattia, ma anche il contagio, tanto più di fronte alle varianti del virus.