Le croci si moltiplicano in Veneto. Quella che si sta chiudendo è una delle settimane peggiori di sempre. Nelle ultime 24 ore i decessi per Covid-19 sono arrivati a 151 (148 nelle tabelle nazionali aggiornate ai dati del mattino). Una cifra alta, troppo alta. Che insidia il triste primato della Lombardia che ieri ne ha registrati 172. L’altro ieri si è arrivati addirittura al «sorpasso» con la Lombardia «ferma» a 69 e il Veneto con 90 morti.
Il Corriere del Veneto, Martina Zambon. Numeri che fanno insorgere l’opposizione e le parti sociali. Di ieri una durissima presa di posizione del segretario generale della Cgil, Christian Ferrari, che si traduce in j’accuse politico nei confronti del governatore Luca Zaia: «Il prezzo in vite umane che stiamo pagando in Veneto all’assenza di misure preventive adeguate è inaccettabile. Stiamo pagando un prezzo altissimo all’essere rimasti “zona gialla” nelle scorse settimane e ne pagheremo uno ancor più salato se questa classificazione venisse confermata anche per il futuro. Non è un’opinione, sono i numeri a dimostrarlo in maniera inequivocabile». La Cgil ha messo in fila proprio i numeri sulle ultime due settimane. «Tra il 25 novembre e il 9 dicembre – attacca Ferrari – abbiamo avuto 974 morti; le terapie intensive sono cresciute di 14 unità mentre a livello nazionale si sono ridotte di 528; per quanto riguarda i ricoveri in area non critica in Veneto sono cresciuti di 129 unità, mentre a livello nazionale sono scesi di 4660. Tutti dati che, con il bollettino di oggi (ieri ndr ), peggiorano, a partire dai contagi che hanno sfondato ormai quota 4.000. È evidente che le autorità regionali non hanno alcuna intenzione di prendere provvedimenti restrittivi adeguati e temiamo che anche l’ultima ordinanza produrrà ben pochi effetti». L’allarme lanciato dal sindacato è che l’onda del contagio possa far saltare l’equilibrio su cui ancora poggiano le strutture sanitarie. «Questo andamento – conclude Ferrari – farà presto esplodere le strutture ospedaliere, già sull’orlo del baratro, e metterà ancor più a rischio la salute dei nostri operatori sanitari comunque costretti a turni di lavoro massacranti, umanamente insostenibili».
Secondo il piano di sanità regionale, siamo già ampiamente in «fase 5», l’ultima, quella che contempla da 2.500 a 6.000 ricoveri. Una cifra che spaventa e a cui non si deve arrivare come ha ricordato spesso Zaia. Superata la soglia psicologica, per così dire, dei 2.500 posti letto occupati si sta veleggiando verso i 3.500. Sommando ricoveri in area non critica (2.855, + 28) e terapie intensive (358 + 2) si arriva infatti, a ieri, a 3.213 ricoverati. Sono quasi 84 mila i veneti attualmente positivi, 1.860 in più nelle ultime 24 ore. A colpire, però, sono soprattutto i decessi che, pur nel contesto dell’onda lunga dei contagi, sembrano attestarsi su numeri decisamente alti.
«Perché così tanti decessi? Di certo sappiamo che la parte della curva si conclude proprio con la mortalità. Sappiamo che l’età media dei morti è superiore a 80 anni. – ragiona Zaia – Ma ciò ricordato, va detto che a pesare sul numero di morti è il distanziamento sociale mancato. Certo, molti sono pazienti delle Rsa ma il quadro epidemiologico è questo. Se fossimo tutti chiusi in casa avremmo effetti minori». Danni collaterali della zona gialla? «Siamo stati assegnati alla zona gialla per i nostri indicatori che sono sotto la luce del sole. – risponde il governatore – Va detto che la curva rispetto a Lombardia e Piemonte è arrivata due settimane dopo, la virata sarà graduale e, sì, molto più lenta perché non abbiamo avuto nessuna restrizione pesante come la chiusura dei confini comunali delle zone arancioni». Il tema è quasi sociologico secondo Zaia: «Siamo sempre più individualisti. Per fortuna arriva il vaccino perché altrimenti a tenere duro con un abbassamento della guardia così generalizzato…». A proposito di vaccini, in attesa di una campagna mediatica nazionale per spiegarli e convincere i più dubbiosi a farsi vaccinare, Zaia annuncia che ci saranno tre blocchi di vaccinazioni, uno ogni tre mesi da gennaio per coprire l’intera popolazione. «Il vaccino è la via per uscirne, fermo restando la volontarietà, spero ci siano testimonial come il professor Palù in grado di dare risposte ai dubbi della popolazione» dice Zaia che aggiunge: «abbiamo già un’anagrafe vaccinale ma ho fatto presente al governo che dobbiamo ipotizzare una certificazione internazionale, un patentino, per i vaccinati».