Il Corriere della Sera. «Nove miliardi per la Sanità proprio non bastano, servono più soldi», avvertirà Roberto Speranza nel prossimo Consiglio dei ministri. I numeri del virus sono ancora «molto alti» e il ministro della Salute sprona a non cedere alla tentazione di allentare le misure: «Il pericolo non è scampato, allargare dai Comuni alle province il divieto di spostamento non esiste».
Il piano di riforma del Sistema sanitario nazionale, che per il ministro della Salute innescherà una «rivoluzione della medicina del territorio», costa sulla carta 65 miliardi. Speranza aveva proposto nel Recovery fund progetti per 25 miliardi, ma leggendo la bozza ha avuto conferma che ce ne saranno 16 di meno, un gap che il capo delegazione di Leu ritiene inaccettabile: «Io non pongo una questione di governance, su cui ho fiducia in Conte e nei ministri competenti. Pongo una questione di merito. Chiederò con forza ulteriori risorse, la cifra di 9 miliardi deve assolutamente crescere».
Il solo piano per vaccinare la popolazione italiana costerà 1,5 miliardi, di cui 400 milioni sono nella manovra di Bilancio e il resto dipenderà da quante persone verranno reclutate, oltre ai medici specializzandi. Speranza conferma di essere pronto a farsi vaccinare in pubblico («Ci credo moltissimo») e si arrabbia non poco quando sente dire, sull’onda dell’emozione per il debutto della Gran Bretagna, che il nostro Paese non riesce a tenere il passo: «Non esiste, non c’è nessun ritardo. Noi stiamo lavorando, io sono stato il primo in Europa a presentare il piano strategico vaccinale in Parlamento».
Perché in Germania ci sono già le liste con nomi e delle persone da vaccinare per prime? Perché Londra è partita con le iniezioni, tra commozione e orgoglio nazionale e noi ancora no? «D’accordo, possiamo dire che l’Ema è indietro rispetto alla Gran Bretagna — ammette il ministro —. Ma l’Agenzia europea per i farmaci ha le sue procedure e io sono perché la sicurezza abbia lo stesso valore dell’efficacia. Niente compromessi al ribasso, la gente deve potersi fidare».
Il riferimento è ai No vax, a quel «pezzo di opinione pubblica con cui dobbiamo fare i conti». Ed è anche per ridurre al minimo la platea dei contrari, che il ministro aspetta di vedere ultimate le procedure di verifica: «Mi sembra complicato che un Paese Ue da solo possa andare avanti senza aspettare il via libera dell’Ema. Neanche la Food and drug administration negli Usa ha dato ancora l’ok — ricorda Speranza —. E in Europa l’Ema ha fissato il via libera al 29 dicembre per BioNTech Pfizer e all’11 gennaio per Moderna. Mica si divertono a far aspettare i cittadini».
A quel responso tutti i Paesi Ue sono vincolati prima di poter avviare le somministrazioni, a metà gennaio. «Stanno ancora facendo approfondimenti, io e il ministro tedesco stiamo spingendo per accelerare i tempi. Speriamo che l’ok arrivi il prima possibile, ma non vogliamo che alcun passaggio venga saltato. Bypassare le agenzie sarebbe in contraddizione con le regole europee».