Il Sole 24 Ore, Michela Finizio. Nei primi nove mesi di quest’anno il mercato del farmaco ha segnato un calo del 3,8% rispetto allo stesso periodo del 2019. Per la prima volta dopo anni di crescita, la contrazione nei consumi è stata trainata dal canale ospedaliero, dove si rileva una flessione del 5,3 per cento. «Gli ospedali – spiega Sergio Liberatore, amministratore delegato di Iqvia Italia – hanno registrato una pesante riduzione degli accessi, ad esempio quelli per malattie oncologiche, cardiologiche e polmonari. A causa del Covid, molte patologie non sono state diagnosticate e pazienti, anche gravi, non sono stati ricoverati e trattati farmacologicamente».
La fotografia dei consumi
A fornire al Sole 24 Ore del lunedì l’andamento da gennaio a settembre 2020 del mercato farmaceutico è Iqvia, provider globale di informazioni sanitarie. Al calo dei consumi in corsia, registrato negli ospedali impegnati dall’emergenza, si affianca la flessione degli acquisti in farmacia (-2,5% rispetto allo stesso periodo del 2019). In particolare, c’è stata una riduzione del 3,6% dei farmaci su ricetta (mercato «etico») e dell’1,1% nel comparto «consumer» dove a sostenere le vendite sono state soprattutto mascherine, gel igienizzanti (per cui si sono spesi circa 152milioni di euro nelle sole farmacie, si veda l’articolo sotto) e prodotti a base di vitamina C (+121% rispetto al 2019).
In controtendenza solamente il canale Dpc («dispensazione per conto»), dove invece si registra una crescita del 4,5%, che però non riesce a compensare i cali dei canali ospedaliero e retail: si tratta del modo per dispensare alcune tipologie di farmaci acquistati direttamente dalle Asl, ma distribuiti dalle farmacie per non costringere i pazienti ad andare in ospedale. Tra i farmaci dispensati in Dpc ci sono, per esempio, l’insulina, gli ipoglicemizzanti orali ,gli anti-anemici, l’interferone, ma ogni Regione ha una propria lista di farmaci destinati a questo canale distributivo.
In calo diagnosi, terapie e ricoveri
Dietro questi numeri, in particolare dietro al cambio di rotta nel consumo ospedaliero durante pandemia, ci sono molte aree terapeutiche in forte contrazione a causa delle difficoltà di accesso dei pazienti agli ambulatori. Ad esempio, i reparti di pneumologia, impegnati più di altri a fronteggiare il coronavirus, hanno registrato un calo del 13,6% del consumo di farmaci per asma e Bpco (broncopneumopatia cronica ostruttiva). Una conseguenza, probabilmente, legata alle minori nuove diagnosi.
In parallelo, segnala Iqvia, le ricette mediche collegate a procedure ambulatoriali e/o ospedaliere sono calate del 70 per cento. Anche per quanto riguarda patologie gravi come i tumori, le richieste di screening hanno avuto un forte calo e, così, anche le nuove diagnosi, le terapie, le chirurgie precoci e le richieste di ricovero. «In questi mesi – afferma Natalia Buzzi, responsabile di Nebo Ricerche Pa – sono cambiate le tipologie dei ricoveri, ma anche la loro durata. Si è cercato di gestire altrove certe patologie e di tenere i pazienti in degenza per un tempo inferiore, in modo da ridurre i rischi e riservare posti alla gestione dell’epidemia». Il Centro Studi Nebo ha stimato una supermortalità nella scorsa primavera, durante la prima ondata del Covid-19, nell’ordine di 20mila casi oltre i decessi dichiarati dalla Protezione Civile e «una parte, non quantificabile, riflette la paura generale di avvicinarsi agli ospedali per evitare il contagio».
Si è registrato, poi, un forte calo anche nella prescrizione di antibiotici (-21,3% negli ospedali) a causa della riduzione di alcune patologie. Il lockdown della popolazione, la riduzione degli spostamenti e l’utilizzo di massa dei dispositivi di protezione individuale ha sicuramente ridotto le infezioni batteriche e altre malattie.
I trend in controtendenza
Ci sono stati, tuttavia, comparti in crescita grazie all’ampliamento della prescrivibilità e ai nuovi bisogni dei pazienti. Per esempio, hanno visto un notevole aumento i prodotti per insonnia e ansia (+29% in farmacia rispetto ai primi nove mesi 2019) e gli antidepressivi (in crescita dell’1,5% anche in ambito ospedaliero), in particolare durante il primo lockdown per poi assestarsi verso settembre (ancora non si conoscono i riflessi della seconda ondata di contagi, esplosa a ottobre).
Per quanto riguarda la geografia di questi fenomeni, infine, la banca dati di Iqvia consente di analizzare i consumi su base provinciale: è Genova, ad esempio, in testa per unità pro capite acquistate di sonniferi e calmanti; Pistoia per gli antidepressivi; Lucca per gli integratori e immunostimolanti; Piacenza per i termometri. Si confermano, infine, i maggiori acquisti per diabete in alcune provincie della Sicilia (Agrigento e Messina in testa) e per l’ipertensione in territori con elevato indice di vecchiaia, come Ferrara e Rieti.