L’obiettivo è quello di alleggerire la pressione sugli ospedali. Arginare i contagi è, ovviamente, la via maestra, anche se la risposta da parte dei veneti non è stata fin qui quella sperata e con ogni probabilità il governatore Luca Zaia si risolverà ad emanare una nuova ordinanza restrittiva. Ma si sta pure cercando di curare quante più persone possibile a casa, limitando i ricoveri ai soli casi gravi, anche per via della mancanza di personale sanitario. «Siamo partiti da un dato – spiega il governatore Luca Zaia – il 70% di chi si rivolge al Pronto soccorso poi viene rispedito a casa».
La strategia messa a punto dalla Regione, che grazie alla collaborazione dei medici di base diede già ottimi risultati durante la prima ondata (a differenza della Lombardia, dove l’accentuata ospedalizzazione delle cure provocò il dilagare del covid in corsia), in questa nuova fase poggia su due pilastri. Del primo, ossia il rilascio della app «Zero Covid Veneto» per la biosorveglianza attiva, il Corriere del Veneto ha parlato ieri. Il secondo è stato annunciato sempre ieri da Zaia ed è l’approvazione da parte della giunta di un nuovo protocollo per le cure domiciliari, che prevede la distribuzione gratuita ai pazienti di saturimetri per misurare il livello di ossigenazione del sangue e la somministrazione dell’ossigenoterapia direttamente a casa per chi ne avesse bisogno. «In questo modo – dice Zaia – confidiamo di dare un po’ di sollievo a quelle persone che pur non avendo bisogno di essere ricoverate vivono con ansia comprensibile la malattia, timorose di possibili improvvisi peggioramenti».
Le persone in isolamento hanno ormai superato quota 16 mila e Azienda Zero ha avviato le procedure per l’acquisto di centomila saturimetri; sul piano normativo è stato superato l’ostacolo che consentiva solamente ai medici pneumologi di prescrivere eventuali cure con l’ossigeno: per 60 giorni potranno farlo anche i medici di base. «La disponibilità di bombole d’ossigeno è garantita e, mano a mano che se ne ravviserà la necessità, ne acquisteremo altre – spiega l’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin -. L’organizzazione farà capo ai responsabili di distretto; la presa in carico dei pazienti avverrà a cura dei medici di base, delle Usca (le Unità Speciali di Continuità Assistenziale, ndr .) che attualmente sono 51 con 320 medici e assistono 9.500 pazienti, e dei servizi di continuità assistenziale. Investiremo anche nella formazione degli infermieri attualmente impiegati nell’assistenza domiciliare integrata, in modo da poter mettere in campo il maggior numero di sanitari possibile».
Ai pazienti curati a casa verrà data una scheda di automonitoraggio per la raccolta di segni e sintomi (per mettere «su carta» le stesse informazioni che la Regione vorrebbe fossero comunicate anche per via telematica, tramite la app «Zero Covid Veneto») ed una serie di «istruzioni pratiche» per la misurazione della frequenza respiratoria e l’utilizzo del saturimetro. «Nel caso di aggravamento delle condizioni cliniche durante la fase di monitoraggio domiciliare – si legge nella delibera – andrà eseguita una rapida e puntuale rivalutazione generale per verificare la necessità di una ospedalizzazione o valutazione specialistica, onde evitare il rischio di ospedalizzazioni tardive».
Infine, sempre in tema di posti letto in esaurimento, la Regione segnala che l’Usl di Treviso, territorio tra i peggiori per numero di contagi, ha chiesto la riattivazione dell’ospedale dismesso di Valdobbiadene, già ripulito e sistemato dalla protezione civile nei giorni scorsi. «Abbiamo ancora 1.500 posti disponibili nelle strutture intermedie – spiega Lanzarin – ma in caso di bisogno ci faremo trovare pronti».