Non tutte le infezioni da SARS-CoV-2 sono uguali. E non solo perché i sintomi si manifestano più o meno intensamente o, in una buona fetta dei contagiati, non si manifestano affatto. Come dimostrato dai ricercatori del Ceinge di Napoli, in Italia circolano oggi cinque diverse varianti di Coronavirus che, a differenza di quanto ipotizzato da alcuni scienziati e medici nei mesi passati, hanno permesso al virus di rafforzarsi e diffondersi più di quanto non lo fosse inizialmente.
Covid, cinque varianti presenti in Italia: quali sono e dove si trovano
Stando alla ricerca portata avanti nel centro di biotecnologie avanzate, parte integrante della task force anti-Covid creata dalla Regione Campania, nel nostro Paese circolano attivamente cinque varianti del Covid contrassegnate con le sigle 19A, 19B, 20A, 20B e 20C.
Al momento, gli scienziati campani hanno analizzato 246 campioni di genoma raccolti un po’ in tutta Italia, ma non sono ancora riusciti a determinare come le cinque versioni del SARS-CoV-2 siano geograficamente diffuse in Italia, ma al crescere dei campioni analizzati miglioreranno i risultati e, di conseguenza, anche l’accuratezza dello studio.
Ad esempio, dall’analisi dei 250 campioni di genoma sinora raccolti è stato possibile determinare che le varianti 20A e 20B sono equamente distribuite in Campania, mentre nelle prossime settimane dovrebbero arrivare informazioni anche da Lazio, Puglia e Abruzzo. Una volta che il quadro sulla diffusione delle cinque varianti di Covid sarà più dettagliato, gli studiosi potranno scoprire se ci sono realtà particolari a livello locale o se, invece, la loro diffusione è più o meno la stessa in tutta Italia.
Studi analoghi sono in corso di svolgimento anche in altri Paesi europei come Spagna, Germania e Regno Unito. Il confronto dei risultati del laboratorio napoletano con quelli delle altre nazioni consentirà di scoprire qualcosa di più sul virus e su possibili variazioni genetiche “locali” e “globali.
Il SARS-CoV-2 è mutato, ma non è più debole
Quello che è certo, invece, è che il virus non è affatto più debole rispetto alla scorsa primavera. Stando ai risultati del Ceinge di Napoli, infatti, le mutazioni hanno in qualche modo favorito la sua sopravvivenza e una seconda ondata particolarmente potente. In una nota, i ricercatori hanno spiegato che il SARS-CoV-2 non solo non è meno aggressivo rispetto a inizio anno – come avevano invece ipotizzato alcuni medici – ma le mutazioni hanno migliorato la sua capacità di replicarsi e diffondersi tra la popolazione.