Repubblica. Abbassare da 14 a 10 giorni il periodo di quarantena per chi è stato a contatto con un positivo. Ecco una soluzione valutata in queste ore dal governo, per adesso riservatamente. Se ne discute ovviamente al ministero alla Salute, dopo che il premier Giuseppe Conte aveva chiarito già martedì che un taglio dei tempi ridurrebbe costi sociali ed economici. E ieri Roberto Speranza, il ministro da sempre più cauto e attento a rispettare le indicazioni degli scienziati, è sembrato disponibile a valutare un passo del genere, a patto che venga preceduto da un accordo a livello europeo e soprattutto dal via libera del Comitato tecnico scientifico.
Di certo, la riduzione non sarebbe netta come quella della Francia, che si appresta a portare la quarantena a 7 giorni. La strada italiana a cui si pensa in queste ore, ai piani alti dell’esecutivo come anche negli uffici del ministero, è appunto una via di mezzo: 10 giorni. Una misura che servirebbe anche per rendere meno pesante la gestione dei focolai che inevitabilmente si moltiplicheranno con la riapertura delle scuole.
Prima comunque ci vuole il via libera del Comitato tecnico scientifico. Gli esperti della Protezione civile si riuniranno martedì prossimo e all’ordine del giorno per ora non c’è il tema quarantena. Oggi però Speranza incontra il segretario del Cts Agostino Miozzo e potrebbe essere l’occasione giusta per proporgli il quesito. Dentro al Comitato, come sempre, ci sono anime diverse. Qualcuno non è assolutamente favorevole a una riduzione della misura, altri sono più aperti. Tra questi ultimi c’è lo pneumologo Luca Richeldi. «È un tema importante, da discutere — dice — Non c’è dubbio che in Italia la fase epidemiologica attuale dimostra, con tanti tamponi e un numero di nuovi positivi contenuto, che il sistema territoriale svolge bene il compito di ricostruire le catene dei contagi. Quindi la riduzione può essere dibattuta da noi esperti, anche alla luce di eventuali nuove evidenze scientifiche». La posizione di chi invece è contrario ad abbassare i tempi da ieri può appoggiarsi anche a una nuova dichiarazione dell’ufficio europeo dell’Oms: «Difendiamo la raccomandazione di una quarantena di 14 giorni per prevenire la trasmissione del virus, che è basata sui dati disponibili sul periodo di incubazione; in sostanza il periodo medio è di 4-5 giorni, con un limite superiore di 14 giorni ».
In questo caso la quarantena è intesa per i contatti dei positivi. Cioè persono che vanno in isolamento fiduciario al domicilio in attesa di capire se sono infettati. Situazione diversa è quella di chi invece ha preso il coronavirus e deve aspettare che scompaiano i sintomi, quando ci sono, e di avere due tamponi negativi in 24 ore. Proprio su questo punto, il 22 giugno, il Cts ha deciso di andare in una direzione diversa da quella indicata dall’Oms, che aveva aperto alla possibilità di fare un solo tampone per sancire la scomparsa della malattia. In quell’occasione i nostri tecnici hanno ribadito la necessità di 2 tamponi. Forse già martedì prossimo si capirà se anche sulla quarante nna faranno una cosa simile. «L’Oms ha riconfermato la validità della quarantena a 14 giorni — ha detto ieri Speranza a Palazzo Chigi, alla conferenza stampa sulla scuola — C’è un dibattito aperto in Europa, c’è stato un confronto su questo nel consiglio dei ministri europei, e l’opinione prevalente è che vada fatto un approfondimento. Si può immaginare una riduzione dei 14 giorni a fronte di un tasso di rischio che aumenterebbe in una percentuale abbastanza limitata. È una valutazione che vogliamo fare col Cts e anche confrontandoci con gli altri Paesi».