La Repubblica. l governo si presenta spaccato al tavolo sulle pensioni con i sindacati. Ma le frizioni saranno solo parzialmente visibili, anche perché le parti prenderanno tempo.
Il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, darà oggi il via alle tre commissioni tecniche per studiare i lavori gravosi, separare previdenza e assistenza e riscrivere la legge Fornero: le prime due previste dalla manovra di Bilancio. Nulla di più. Nessuna indicazione sulla nuova età di uscita o gli anni di contributi necessari. O se applicare penalità a chi anticipa la pensione.
Le simulazioni ufficiali non ci sono ancora. Quelle ufficiose parlano di almeno 20 miliardi da trovare subito per cancellare la riforma del 2011. E consentire — come chiedono Cgil, Cisl e Uil — di uscire a 62 anni e 20 di versamenti, senza ricalcoli penalizzanti per chi ricade nel sistema misto: in parte retributivo, in parte contributivo. Tutti d’accordo invece sui principi: concedere più flessibilità allo scadere di Quota 100, cominciare a ragionare sul futuro previdenziale dei giovani, tutelare disoccupati, lavoratori impegnati in attività pesanti o da quando sono minorenni, donne e precari con buchi in carriera per maternità, part-time involontari. Si tornerà a parlare anche di rivalutazione delle pensioni. Il governo ha corretto solo in parte il taglio operato da Lega-M5S sull’adeguamento totale degli assegni all’inflazione. «Gli avari di Molière», ironizzò l’allora premier Conte 1.
Lo scontro gira attorno a un tema centrale: come tradurre la flessibilità previdenziale da tutti auspicata senza scassare i conti pubblici? Italia Viva è netta: cancellare da subito Quota 100, sterilizzare gli effetti dello scalone che si avrà alla sua scadenza prevista per il 31 dicembre 2021, allorquando molti lavoratori vedranno allontanarsi l’uscita di almeno 5 anni. Una soluzione drastica e inconcepibile sia per i Cinquestelle che per Pd e premier Conte, terrorizzati all’idea di far fronte a nuovi esodati, lavoratori o disoccupati senza rete. Italia Viva punta a usare tutti i risparmi ricavati dalla misura introdotta da Lega-M5S — solo metà platea ne ha usufruito — per riformare l’Irpef. Un travaso escluso, già nel dibattito per la manovra, sia dal ministro Pd dell’Economia, Roberto Gualtieri, che dalla Catalfo.
Sarà proprio questo il punto di partenza della discussione di oggi. I risparmi della previdenza devono rimanere nella previdenza. La richiesta dei sindacati ha buone chance di trovare sponde politiche. Ma per farne cosa? La proposta di Cgil, Cisl e Uil viene considerata una base di trattativa. È chiaro che non si può scendere in un colpo dai 67 anni di età per la pensione di vecchiaia a 62, con il minimo contributivo (20 anni) e senza penalità, come propongono i sindacati. Ecco perché si prenderà tempo. Il governo prometterà simulazioni. I sindacati si diranno disponibili al dialogo. Il tempo c’è. Non molto, però.