Dal Corriere Veneto. Solo l’altra sera il ministro per le Autonomie Francesco Boccia spiegava: «Sulla legge quadro sull’autonomia, il testo è pronto già da settimane, c’è compattezza con le Regioni e con il coordinamento delle Città Metropolitane». Un’iniezione di ottimismo a contrastare il vuoto pneumatico che ha inghiottito la partita dell’autonomia. Di fatto,fino al voto regionale in Emilia Romagna il 26 gennaio, le agende romane si sono svuotate. Lo spartiacque vale anche per la partita più cara al governatore Luca Zaia.
Presidente, ha avuto modo di sentire Boccia?
«No, non di recente, ma la mia visione resta positiva perché il corso della storia non si cambia. La mossa vincente è stata portare il popolo a votare. La forza della nostra richiesta di autonomia viene dai veneti che hanno votato».
Lo stallo, però, è reale…
«Non mi stanco di ripeterlo, se non sarà questo governo, sarà il prossimo. Indietro non si torna. L’autonomia dilaga, la chiedono già diciassette regioni. Detto questo è indubbio che fino al 26 gennaio sarà una melina continua. Per non parlare del tagliando previsto dalla maggioranza. Ma per quanto ci riguarda le carte sono scritte, la delegazione è pronta. Abbiamo fatto tutto nel pieno rispetto della Costituzione tant’è vero che nessuno è mai riuscito a fermarci sul fronte giuridico. Ma il vero tassello chiave è il Quirinale».
Parla delle recenti dichiarazioni del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella?
«Il capo dello Stato si è espresso in modo incontrovertibile. Tanto che sono convinto che l’autonomia sarà una partita del Quirinale. Mattarella ha ribadito chiaramente che l’autonomia non mette a repentaglio la coesione nazionale, anzi. Precisamente ha detto che l’autonomia “rappresenta un valore costituzionale e apporta un contributo di grande rilievo che qualifica l’unità nazionale”. Con questo viatico, possiamo dire che la congiuntura astrale che c’è oggi, nonostante il continuo rimpallo, non avremmo potuto neppure sognarla venti o trent’anni fa. Ormai l’autonomia è un fatto. Certo, c’è ancora un problema di retorica sul rischio spaccatura del Paese ma sono critiche fuori dalla storia».
Ma sono passati tre anni e altrettanti governi a coprire quasi l’intero arco costituzionale…
«Spero che la risposta definitiva – la firma dell’intesa – giunga presto. Anche perché sono convinto che questo governo non possa restare in piedi senza l’autonomia visto che in parte è governo di continuità. Pensando alle dinamiche nazionali, credo che fino al 26 sia utopia pensare che si muova foglia a Roma. Poi, con questo governo o col prossimo, il pressing continuerà».
In che modo?
«Un eventuale nuovo governo subirà un pressing anche maggiore. E così via con i governi che verranno. Quello dell’autonomia è un progetto che non si può fermare. A chi non ci crede cito gli “esperti del giorno dopo”. Come per le Olimpiadi invernali, come per le Colline Unesco, ci davano dei pazzi, ma abbiamo portato a casa il risultato».
A spingere il fronte grillino per l’autonomia pare ci sia il ministro per i Rapporti con il parlamento Federico D’Incà, che ne pensa?
«La casa dell’autonomia non ha colore politico e appartiene a tutti, anche ai 5s. Ma devono capire che la politica dei due forni non funziona. Non possono massacrarci a Roma e fare i paladini dell’autonomia sul territorio. Ne va della loro credibilità»