Le quotazioni dei suini da macello continuano la loro corsa, sebbene a un ritmo meno sostenuto rispetto agli ultimi mesi.
È quanto emerge, con riferimento al mese di ottobre, dalle analisi del Crefis, il Centro per le Ricerche Economiche sulle Filiere Sostenibili dell’Università di Piacenza diretto da Gabriele Canali.
I prezzi dei capi pesanti destinati al circuito tutelato segnano infatti un incremento congiunturale del 2,4% per un prezzo medio mensile di 2,065 euro/kg e una variazione decisamente importante, rispetto alle quotazioni dello scorso anno, pari al 35%.
Per quanto riguarda i capi da 30 kg si è registrato un rialzo congiunturale dei prezzi del 4,1%: sempre a ottobre, infatti, il prezzo ha raggiunto i 3,335 euro/kg; favorevole la variazione tendenziale: +55%.
A ottobre sono risultati in crescita anche i prezzi dei capi da allevamento: i suinetti da 7 Kg mostrano infatti un prezzo medio mensile di 53,975 euro/capo, in aumento del 2,4% rispetto a settembre e del +38% su base annua.
Gli allevamenti
Un’analisi specifica permette di focalizzare l’andamento della redditività delle varie fasi allevatoriali: lo svezzamento a ottobre è ancora favorito dal calo dei costi delle materie prime per l’alimentazione dei capi in allevamento, nonché supportato dal positivo andamento dei prezzi dei suinetti; questa situazione ha portato l’indice Crefis di redditività ad un dato positivo sia su base congiunturale (+3,2%) che su base annua (+16,2%).
Così anche la fase di accrescimento mostra un andamento della redditività favorevole: +4,9% il dato mese su mese e +20,8% anno su anno.
Infine, anche la fase di ingrasso, sempre nel periodo preso in esame, indica un aumento degli indici Crefis di redditività sostenuti in particolare dai prezzi elevati dei suini da macello pesanti: +2,4% la variazione congiunturale e +17,4% il dato tendenziale.
Nel ciclo chiuso, la concomitanza dell’aumento dei prezzi dei suini da macello e il calo dei costi delle materie prime alimentari ha favorito un recupero di redditività: a ottobre il dato calcolato da Crefis indica una variazione favorevole rispetto al periodo precedente del 2% il che riporta, per la prima volta nel corso di quest’anno, anche la variazione tendenziale a un valore positivo (+2%).
I macelli
Il mercato dei prodotti della macellazione suina in ottobre mostra i valori dei diversi tagli di carne ancora in crescita ma con variazioni più contenute.
In particolare, il prezzo delle cosce fresche della tipologia pesante destinate a prodotto tutelato è aumentato dello 0,8% rispetto al periodo precedente raggiungendo i 5,790 euro/kg e facendo registrare una variazione tendenziale positiva del 21,9%.
Anche per quanto riguarda i lombi l’andamento dei prezzi è positivo: la tipologia taglio Padova ha segnato un valore di 4,700 euro/kg per una variazione mese su mese del +0,9% mentre il lombo taglio Bologna è cresciuto rispetto al mese precedente del 7,3% raggiungendo, sempre in ottobre, i 5,000 euro/kg.
Restano positive anche le variazioni tendenziali per entrambi i prodotti: +46,9% e +61,3% rispettivamente.
Nonostante il buon andamento del mercato, la macellazione italiana vede però calare, sia a livello tendenziale (-2%) che rispetto allo scorso anno (-3,5%) l’indice di redditività; questo a causa del rialzo dei prezzi dei suini da macello.
La stagionatura
Infine, uno sguardo al comparto della stagionatura: i prezzi dei prodotti Dop e generici in ottobre sono ancora in crescita con il Prosciutto di Parma che ha raggiunto i 10,425 euro/kg (+1,6% la variazione congiunturale) mentre il prodotto generico ha segnato un incremento del 3% rispetto al mese precedente con un valore di 7,275 euro/kg.
Positive anche le variazioni tendenziali che rispettivamente hanno fatto registrare +16,8% e +17,3%.
Per ciò che concerne la redditività, in ottobre l’indice congiunturale Crefis per il prodotto Dop segna +1,1%: i prezzi del prodotto stagionato hanno compensato i costi in crescita delle cosce fresche. Resta negativo invece il dato tendenziale: -3,6%.
Non è andata allo stesso modo per il prosciutto generico: l’incremento di valore del prodotto stagionato non è risultato sufficiente a controbilanciare i costi, tanto che l’indice di redditività mese su mese risulta in calo dell’1,3%; in diminuzione anche la variazione tendenziale (-12,2%).
Il gap di redditività tra le due tipologie di prodotto rimane comunque nettamente a favore del prosciutto Dop: +34,7%.
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