Per Maria Chiara Zaganelli, direttrice generale dell’Ismea, per la crescita del made in Italy agroalimentare l’Italia deve investire anche sulle infrastrutture irrigue e sulla logistica: «Il Covid ci ha insegnato come adeguarci rapidamente ai cambiamenti – dice – per esempio, ha accelerato i processi di acquisizione delle competenze digitali, così come ci ha insegnato a cambiare mercati quando si incontrano delle difficoltà. Oggi sappiamo andare più lontano. E dal 2010 a oggi l’export agroalimentare italiano cresciuto in media del 5,9% ogni anno».
La presidente di Federvini, Micaela Pallini, ha invece puntato il dito contro i pericoli che insidiano le nostre eccellenze alimentari all’estero, a cominciare dalla battaglia contro il vino e gli alcolici, che rischiano di essere etichettati come dannosi per la salute a prescindere dalle quantità ingerite. «Certi attacchi della Ue e dell’Oms al mondo del vino sono ingiustificati – ha detto ieri al Summit – piuttosto bisogna insegnare a consumare l’alcol con moderazione e raccontare gli aspetti storici e culturali che ci sono dietro a ogni prodotto. Nelle sedi internazionali i nostri governanti devono far sentire la propria voce, altrimenti il vino, che vale 12 miliardi di euro del nostro export, rischia di trovarsi fuori sia dai benefici della Pac sia dai vantaggi doganali degli accordi di libero scambio».