I costi di produzione per le aziende zootecniche italiane sono aumentati del 111%, questo è quanto emerge da un nuovo studio del CREA Politiche e Bioeconomia basato sull’analisi dei contenuti presenti nella Banca Dati RICA.
L’obiettivo era quello di quantificare gli effetti determinati dall’aumento di alcuni costi di produzione sui risultati economici delle aziende zootecniche, in particolare per quelle specializzate nella produzione di latte di vaccino.
Come baseline sono stati analizzati i risultati degli ultimi 5 anni disponibili (2016-2020) per 8 voci di costo, e la dimensione del campione utilizzato è stata di oltre 2.100 osservazioni derivanti da un campione casuale stratificato, statisticamente rappresentativo. Con questo dataset è stato possibile delineare un quadro sufficientemente significativo delle aziende zootecniche con vacche da latte del campo di osservazione dell’indagine RICA (universo, annuale rappresentato, di circa 16 mila aziende). La stima degli aumenti dei prezzi è stata basata su dati ufficiali del MISE per i carburanti e combustibili e dell’ARERA per le tariffe della corrente elettrica. Per le altre categorie di costo, invece, le stime sono state poggiate sui dati disponibili, a fine agosto 2022, nei bollettini online pubblicati dalle principali CCIAA, su un’indagine telefonica presso testimoni privilegiati e sulle notizie pubblicate su riviste online specializzate per il settore agricolo.
Gli aumenti registrati per le 8 voci di costo considerate hanno determinato nel loro complesso un aumento medio dei costi correnti aziendali di poco superiore a 29.000 euro a livello complessivo nazionale, che però raggiunge i 90.000 euro in corrispondenza delle aziende specializzate nell’allevamento delle vacche da latte. Tali aumenti sono legati all’eccezionale rincaro (a livello medio aziendale) delle spese per l’energia elettrica (+35.000 euro), per l’acquisto di mangimi (+34.000 euro) e dei carburanti (+6.000 euro).
In particolare le aziende con bovini da latte si collocano in terza posizione per maggiore incremento in termini percentuali dei costi correnti (+111%), dopo le ortofloricole (121%) e le aziende specializzate nella coltivazione dei fruttiferi (120%).
Diversamente dai precedenti, che contenevano le categorie di costo ritenute oggettivamente influenzabili dall’aumento dei prezzi pagati dagli allevatori, in questo report non solo sono state aggiornate le precedenti voci di spesa, ma sono state integrate con i fattori di produzione, prima non considerati, valutando quindi gli effetti di tali incrementi per unità di prodotto latte, e analizzando i dati tecnici ed economici riferiti al processo di allevamento dei bovini da latte.
Il report evidenzia anche le variazioni su scala territoriale: la circoscrizione nord occidentale, che registra il più elevato incremento dei costi (oltre 138.000 euro per azienda), è quello con i minori incrementi percentuali (+106%), mentre in quella nord orientale i costi aumentano del 108%, per crescere progressivamente nel centro (+112%), nel meridione (+129%) e nelle isole (+138%).
Il quadro che ne è emerso evidenzia già nel 2020, vale a dire prima che si manifestassero gli aumenti dei prezzi commentati in questo rapporto, una importante perdita di profittabilità riscontrabile per unità di prodotto. Infatti i costi variabili (assimilabili ai costi correnti) mostrano al 2020 già un incremento del 25%. Ciò sta a significare che già due anni fa era presente una situazione di sofferenza in termini di redditività delle aziende specializzate in allevamento di bovini da latte, situazione su cui ha agito anche l’emergenza sanitaria da Sars Covid-19, e che si è ulteriormente aggravata nell’anno corrente la crisi energetica conseguente al conflitto in Ucraina.
Si stima che un’azienda su 4 potrebbe non riuscire a far fronte ai pagamenti immediati e a coprire i costi correnti, con il forte rischio di dover chiudere l’attività.
I dati ovviamente risentono di forti variazioni, e il report tiene conto di tali differenze. I risultati, infatti, strettamente correlati alle caratteristiche strutturali aziendali, alla dimensione economica, al modello organizzativo, nonché alla vocazione produttiva e al contesto economico e territoriale, in cui le aziende zootecniche operano e al collegamento con i mercati di approvvigionamento dei mezzi tecnici di produzione.
«Questo report, il terzo dall’inizio dell’anno 2022, si inserisce nel solco, tracciato dal CREA Politiche e Bioeconomia, che fotografa e documenta le difficoltà di un’agricoltura che sta affrontando una crisi senza precedenti, ulteriormente aggravata dall’emergenza idrica. Dopo l’analisi di carattere generale degli effetti della guerra in Ucraina sui risultati economici delle aziende agricole italiane, ci siamo concentrati su uno specifico settore, quello zootecnico, in particolare dell’allevamento dei bovini da latte, uno tra i settori più colpiti dall’impennata dei costi». Così Alessandra Pesce, direttrice del CREA Politiche e Bioeconomia, commenta la pubblicazione del report Crisi energetica: gli effetti sui bilanci delle aziende con bovine da latte e sui costi di produzione del latte, elaborato sulla base dei dati aziendali rilevati dalla rete RICA (Rete d’Informazione Contabile Agricola, gestita dal CREA Politiche e Bioeconomia, fonte ufficiale UE, che monitora il reddito e le attività delle imprese).
E’ possibile consultare il report completo cliccando qui.
Fonte https://www.ruminantia.it/crea-111-laumento-medio-dei-costi-negli-allevamenti-di-bovini-da-latte/
Fonte: CREA