La multinazionale Solvay annuncia la sua “roadmap” per la pressoché completa sostituzione dei PFAS usati quali fluorosurfattanti nella produzione di fluoropolimeri nello stabilimento di Spinetta Marengo. Tuttavia, sono state presentate le prime evidenze della presenza di ADV 7800 ed altri PFAS emergenti contenuti in prodotti sotto brevetto Solvay nei fegati di cinghiali italiani, anche a distanza di centinaia di km dallo stabilimento nell’Alessandrino. Questo a sottolineare come comunque possa esistere una parte sommersa dell’iceberg costituita da una riserva ambientale di PFAS prodotti, utilizzati, smaltiti e rilasciati nell’ambiente – non solo attraverso l’acqua – e attualmente non compresi nei quadri legislativi in corso di definizione sul territorio italiano. Con tale riserva ambientale e le conseguenti esposizioni dovremmo fare i conti per i prossimi decenni. Una volta completata la politica industriale di sostituzione, al settore pubblico rimarrà da gestire le conseguenze del pregresso, con la difficoltà di dovere seguire un approccio One Health nel modo più credibile possibile a livello nazionale e internazionale. Qualche segno che la credibilità internazionale per i PFAS in Italia a livello di autorità territoriali sia fortemente migliorabile è dato dal convegno di Parigi (20 ottobre 2022): sotto l’egida della Presidenza Francese e con la partecipazione al tavolo di presidenza dell’agenzia per la sicurezza ambientale e alimentare francese ANSES, a parlare di PFAS – caso veneto – sarà un rappresentante di una società di consulenza internazionale della Confederazione Elvetica.
Sul suo sito, la multinazionale Solvay ha annunciato la “roadmap” per la pressoché completa sostituzione dei PFAS usati quali fluorosurfattanti nella produzione di fluoropolimeri nello stabilimento italiano di Spinetta Marengo.
Tale sostituzione con alternative innovative non fluorurate riguarderà da una parte beni di largo consumo, quali materiali a contatto con gli alimenti, cosmetici, utensili di cucina anti-aderenti, e involucri di carta, e dall’altra le schiume anti-incendio. Tali settori sono ritenuti tra più rilevanti per sintesi, utilizzo e rilascio ambientale dei PFAS.
A fronte di questo impegno nella direzione di una strategia europea per la chimica sostenibile, tuttavia, sono state presentate le prime evidenze della presenza di ADV 7800 ed altri PFAS sotto brevetto Solvay nei fegati di cinghiali italiani, anche a distanza di centinaia di km dallo stabilimento nell’Alessandrino.
Questo a sottolineare che comunque possa esistere una parte sommersa dell’iceberg costituita da una riserva ambientale di PFAS prodotti, utilizzati, smaltiti e rilasciati nell’ambiente con cui dovremmo fare i conti per i prossimi decenni, in base alle caratteristiche di persistenza ambientale, mobilità tra aria-acqua-suolo e non da ultimo tossicità.
Di fatto lo stabilimento italiano di Spinetta Marengo ha prodotto PFAS non solo per l’uso interno necessario alla produzione di fluoropolimeri, ma anche per rifornire altre sedi e stabilimenti – vedi la consociata in New Jersey a West Dempfort.
In tale senso , oltre ai già noti C6O4 e ADV 7800, l’attenzione si va a focalizzare anche su dei composti perfluoropolieteri bifunzionali, di largissimo impiego almeno nel passato, nel trattamento della carta e dei cartoni, e nei fluidi/gel sigillanti.
Come per il C6O4, il problema della produzione, commercializzazione ed utilizzo dei PFAS non riveste una dimensione provinciale/regionale, ma molto più ampia e trasversale, anche in chiave retrospettiva.
Di questa responsabilità se ne dovrà fare carico la Regione Piemonte in procinto di ricevere (se non già acquisiti) dalla ditta Solvay alcuni degli standard dei PFAS prodotti in Italia e attualmente non di libera disponibilità sul mercato dei prodotti chimici quali materiali di riferimento per analisi. Ricordiamo che gli alcuni Istituti Zooprofilatici Sperimentali, ad esempio, dietro specifica richiesta, non hanno potuto usufruire dello standard analitico del C6O4, in quanto soggetto a restrizione di impiego da parte della ditta che ne detiene il brevetto.
Alle Autorità Regionali, come si legge nella recente delibera regione Piemonte del 30 giugno 2022 “è nota la presenza di un’importante realtà produttiva ed emissiva di alcune di tali sostanze nel cosiddetto “polo chimico” ex Montedison ed ex Auximont di Spinetta Marengo, ad Alessandria; le attività di monitoraggio delle acque superficiali e sotterranee ed altre attività conoscitive condotte ed implementate negli ultimi anni dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente del Piemonte, unite ad informazioni desumibili da pubblicazioni scientifiche e segnalazioni pervenute da Regioni limitrofe, evidenziano una diffusione della problematica a scala più estesa, regionale ed interregionale; …”.
La dimensione piemontese della produzione di PFAS è di una certa preoccupazione laddove negli anni meno recenti di produzione, di fatto non sono stati prescritti limiti agli scarichi nelle acque e alle emissioni in aria dei PFAS oggi emergenti e per cui, a differenza delle Autorità del New Jersey, non si è giunti ancora ad una esaustiva caratterizzazione identificazione e codifica dei prodotti, e delle relative informazioni a supporto.
C’è la volontà di richiedere tutti i composti prodotti da Solvay in forma di materiali di riferimento certificati, composti per cui ora esistono evidenze di produzione, utilizzo, presenza ambientale e alimentare con le informazioni analitiche e tossicologiche a supporto, e di mettere il tutto a disposizione a tutti i detentori di interesse legittimo, come peraltro fatto dalle autorità governative del New Jersey? come si interpretano i limiti agli scarichi rilasciati in sede AIA e i livelli posti nelle acque superficiali dalla Regione Piemonte per sei dei composti presenti nell’ADV 7800 alla luce di un livello guida molto restrittivo per la salute umana identificato provvisoriamente dalle Autorità del New Jersey in 0.28 ng/kg/giorno? C’è la consapevolezza di un importante rilascio nell’aria, specie in presenza di fenomeni di vapour intrusion, o comunque della presenza di sostanze organiche volatili in grado di facilitare il passaggio dei PFAS dall’acqua all’aria e contribuire ad una esposizione aggregata ai PFAS?
A tale proposito, può essere d’aiuto dare una dimensione quantitativa, ad esempio attraverso una ricostruzione delle varie Autorizzazioni Integrate Ambientali e del relativo bilancio di massa. Tutto questo, contestualizzato alla valutazione di efficacia degli impianti di depurazione, e alla loro progressiva implementazione. Di seguito, si ritiene opportuno riportare una elaborazione delle quantità utilizzate e le relative stime di rilascio in acqua ed aria dei PFAS utilizzati nello stabilimento di West Dempfort -NJ, prodotti in Italia.
Quanto il documento regionale non sembra farsi carico è la complessità dovuta alla produzione utilizzo e rilascio di prodotti che sono una miscela di differenti composti, non tutti caratterizzati.
Tali composti non caratterizzati, frutto sia del processo di sintesi, sia della possibile degradazione ambientale, si ritrovano nei suoli delle zone impattate del New Jersey, e anche in quantità rilevabile analiticamente e in modo non secondario rispetto ai componenti principali, nel fegato appunto dei cinghiali italiani. Questo a dire: bio-accumulano e quindi possono a diritto essere ritenuti rilevanti per l’esposizione alimentare umana, oltre che per gli impatti eco-tossicologici sul biota. La presenza a distanza implica fonti di rilascio ambientale legate anche ai siti di utilizzo e smaltimento, e non solo di produzione.
A titolo informativo, si riporta la composizione del prodotto riconducibile ad ADV 7800, utilizzato per i test di tossicità ripetuta nei ratti per via orale nel 2016, e reso pubblico dalle autorità del New Jersey. (vedi tabelle 1 e 2)
Da notare, che al momento i controlli ufficiali in Piemonte nel campo ambientale sono limitati alla componente N2 della miscela ADV 7800, e che quindi tutte le stime di impatto sul biota risultano fortemente sottostimate per quanto riguarda una tossicità cumulativa, tenendo presente che verosimilmente alcune componenti minoritarie della miscela, hanno caratteristiche di persistenza ambientale e bio-accumulo analoghe se non più elevate. Al momento non è disponibile una caratterizzazione tossicologica per ciascuna delle componenti. Nonostante la documentazione del New Jersey sia stata resa disponibile ad inizio 2022 e sia conosciuta agli organi regionali piemontesi incaricati della gestione del rischio, non è stata presa in considerazione nell’ultima delibera del giugno 2022.
L’annunciato servizio di indagine giornalistica di una troupe della televisione belga sulla politica delle multinazionali in materia di sostanze chimiche persistenti potrebbe trovare il sistema delle autorizzazioni e controlli a livello territoriale impreparato. Qualche segno che la credibilità internazionale per i PFAS in Italia a livello di autorità territoriali sia fortemente migliorabile è dato dal convegno di Parigi (20 ottobre 2022) sotto l’egida della Presidenza Francese e con la partecipazione al tavolo di presidenza dell’agenzia per la sicurezza ambientale e alimentare francese ANSES.
A parlare di PFAS – caso veneto – sarà un rappresentante di una società di consulenza internazionale della Confederazione Elvetica.
In Italia, per contro, si dibatterà di PFAS (ma non di tutti i pfas prodotti in Italia) in un convegno Assoreca, presidente l’avvocato Angelo Merlin e che difende le società idriche Viacqua e Acquevenete nel processo “Miteni”, quindi, non in una sede istituzionale terza “super partes”. Il rischio forte è che a settembre i PFAS saranno un argomento molto scottante e suscettibile di griglia mediatica laddove non siano trattati con l’adeguata trasparenza, indipendenza, e competenza scientifica.
Per molecole ad alto valore aggiunto, sotto forma di miscele non completamente caratterizzate, questo è un campo assolutamente difficile che richiede le più complete conoscenze e competenze. Ormai il mondo industriale è sulla sintesi ed utilizzo di nuove molecole non fluorurate, quantomeno nei beni di largo consumo (fatti salvi i fluorotelomeri e alcune specifiche applicazioni). Al settore pubblico rimarrà da gestire le conseguenze del pregresso, con la difficoltà di dovere seguire un approccio One Health nel modo più credibile possibile per sostanze persistenti, mobili, bio-accumulabili e tossiche.
Allegati
PFAS Phasing out Fluorosurfactants at Solvay
Regione Piemonte DGR 14 giugno 2022, n. 60-5220
Bibliografia di Riferimento:
Valsecchi, S., et al., 2020. Identification and occurrence of novel cyclic and polymeric perfluoroalkyl ethers (PFECAs) downstream of the fluoropolymer manufacturing plants. 2020 SETAC Europe
Evich, M.G., et al., 2022. Environmental Fate of ClPFECAs: Predicting the Formation of PFAS Transformation Products in New Jersey Soils. https://doi.org/10.1021/acs.est.1c06126
Moretti S., et al., Emerging per- and polyfluoroalkylated substances (PFASs) in wild boar liver. In: Proceedings MASSA 2022 20-22 giugno 2022
New Jersey Department of Environmental Protection Ground Water Quality Standard for Chloroperfluoropolyether Carboxylates (ClPFPECAs) CAS RN#: 220182-27-4, 220207-15-8, 330809-92-2, and 329238-24-6 JANUARY 2022 https://www.nj.gov/dep/dsr/supportdocs/ClPFPECAs-tsd.pdf
Marchisio, I., 2022 Contaminanti emergenti: monitoraggio sperimentale di PFAS nelle matrici aria e acqua. Prevenzione in corso 9 (9) https://dx.doi.org/10.13135/2532-392x/6560
Bartolomeo Griglio, 2022. Pfas, latte e uova: la Regione farà altre indagini. Intervista a Monica Gasparini. https://alessandrianews.ilpiccolo.net/generic/2022/04/15/video/pfas-latte-e-uova-la-regione-fara-altre-indagini-138653/
REGIONE PIEMONTE BU 26 30/06/2022 Deliberazione della Giunta Regionale 14 giugno 2022, n. 60-5220 Indicazioni esplicative ed elementi interpretativi di supporto alla prima applicazione dei disposti di cui all’articolo 74 (Scarico di sostanze perfluoroalchiliche) della legge regionale 25/2021 e del relativo allegato tabellare (Allegato A).