Calogero Terregino è direttore del Laboratorio di referenza europeo (EURL) per l’influenza aviaria dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe). Dopo il Covid-19 è il flagello dell’influenza aviaria a preoccupare gli allevatori di pollame, soprattutto nel Nord Italia. In tutto il Paese sono stati abbattuti, da metà ottobre a oggi, 14 milioni di capi: polli, tacchini e galline. I focolai del virus sono oltre trecento, collocati soprattutto tra Lombardia e Veneto, ma sono stati registrati casi anche in Emilia-Romagna, Lazio e Friuli-Venezia Giulia. Nonostante la diffusione dei focolai di influenza aviaria sembri rallentare, la Coldiretti Veneto ha stimato danni fino a 500 milioni di euro.
In attesa del risarcimento dei danni, Confagricoltura ha chiesto intanto di attivare forme di ristoro come il rinvio dei pagamenti fiscali e previdenziali, l’attivazione della moratoria sulle rate dei mutui, garanzie pubbliche sul credito e poi anche forme di anticipazione degli importi spettanti per il ristoro per danni indiretti alle imprese toccate dall’epidemia. Il tutto anche attivando il fondo di 30 milioni di euro dedicato al settore con la legge di bilancio 2022, provvedimento messo a punto e sostenuto dall’organizzazione agricola. Mangimi&Alimenti ha raccolto il commento dell’esperto dell’istituto IZSVe.
Quest’anno l’influenza aviaria sembra aver colpito più allevamenti degli scorsi anni, qual è la situazione epidemiologica in Italia?
A partire dal 19 ottobre 2021 il Centro di referenza nazionale (CRN) per l’influenza aviaria ha confermato diverse positività per virus dell’Influenza Aviaria ad Alta Patogenicità (HPAI) nel pollame domestico. Il 10 gennaio 2022 si è registrato l’ultimo focolaio dopo l’applicazione di rigide misure di controllo e un deciso piano di eradicazione messo in atto dal ministero della Salute di concerto con il CRN e le Regioni interessate. In totale sono stati notificati 247 focolai in Veneto, 55 in Lombardia, 1 in Lazio, 1 in Friuli-Venezia Giulia e 1 in Emilia Romagna. La situazione complessiva è descritta sul sito dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie a questo indirizzo https://www.izsvenezie.it/temi/malattie-patogeni/influenza-aviaria/situazione-epidemiologica-HPAI/.
L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ha evidenziato una concentrazione di focolai nella zona del basso Veneto e della Lombardia, al confine con l’Emilia Romagna. A cosa è dovuta questa geografia della malattia?
Le province di Verona, Mantova e Padova sono tra le aree del territorio italiano con la più alta concentrazione di allevamenti avicoli. Molti di essi sono vicino ad importanti aree umide in cui soggiornano durante l’inverno migliaia di uccelli migratori portatori di virus influenzali. La probabilità che uno di questi virus entri in un allevamento di pollame di queste province nella stagione autunnale e invernale è molto alta, l’elevata densità poi facilità la diffusione da un allevamento all’altro.
Quali sono i rischi per l’uomo in generale e per il consumatore in particolare?
Le principali organizzazioni internazionali hanno categorizzato il rischio per la popolazione basso. Il rischio per il consumatore di prodotti avicoli è pressoché nullo.
Come si possono proteggere gli allevamenti e quali consigli si sente di dare ai produttori?
Le aziende avicole e gli allevatori si possono proteggere applicando nel modo più attento possibile le misure di biosicurezza previste dalla normativa nazionale, in particolare evitando, soprattutto nei periodi a maggior rischio, ogni possibile contatto diretto e indiretto tra gli uccelli selvatici e il pollame.
Influenza aviaria, l’Europa sotto osservazione La persistenza e la continua circolazione dei virus negli uccelli selvatici, migratori e stanziali, continuerà a minacciare l’industria avicola nei mesi a venire. È l’avvertimento contenuto nell’ultimo report dell’Ecdc, il Centro europeo per la Prevenzione e il controllo delle malattie, relativo alla diffusione dell’influenza aviaria. Il documento si riferisce a un ampio periodo che va dal 16 settembre all’8 dicembre 2021 nel quale il virus dell’aviaria ad alta patogenicità è stato rilevato 867 volte nei 28 Paesi di interesse (Ue, Area economica europea e Regno Unito). Di queste, 316 hanno riguardato il pollame e 523 gli uccelli selvatici. L’Europa resta un’area geografica particolarmente colpita dall’influenza aviaria, una circostanza confermata anche dall’Oie, l’Organizzazione internazionale per la Salute animale. Nel suo ultimo (disponibile) report dedicato (9 dicembre 2021/12 gennaio 2022), l’Oie ha indicato infatti 427 nuovi focolai nel pollame in 25 Paesi e territori con una prevalenza dell’Europa. Oltre all’Italia i focolai riguardano Belgio, Bulgaria, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Irlanda, Olanda, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Russia, Slovenia, Svezia e Regno Unito. Questi eventi hanno portato alla perdita di 4.859.439 animali, tra decessi e abbattimenti. A questi Paesi europei si aggiungono poi Taiwan, India, Iran, Israele, Giappone, Corea del Sud, Niger, Nigeria e Vietnam. Per l’organizzazione internazionale si è alla vigilia del picco di casi. Sulla scorta dei dati inviati da 76 Paesi tra il 2005 e il 2019, la massima incidenza dei casi si verifica infatti nel mese di febbraio. Pertanto l’Oie si aspetta un’ulteriore diffusione dell’influenza aviaria nelle prossime settimane in diverse aree geografiche. |
di Redazione Mangimi e alimenti
Foto: Pixabay