Un caso di peste suina africana è stato riscontrato il 6 gennaio nelle analisi della una carcassa di un cinghiale investito trovata ad Ovada, in provincia di Alessandria. Gli esami sono stati effettuati dall’Istituto Zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche, centro di referenza nazionale per le malattie da pestivirus. La documentazione è stata trasmessa al Ministero della Salute e notificata all’Oie, l’organizzazione mondiale della sanità animale, e alla Commissione Europea. A questo primo caso se ne sono aggiunti nelle ore seguenti altri due, sempre nell’Alessandrino e in provincia di Genova, in attesa di conferma. Domenica mattina altri tre cinghiali adulti sono stati rinvenuti morti nel Comune di Voltaggio (Alessandria). Anche in questo caso il sospetto è in attesa di conferma. In questo momento sono sei i cinghiali trovati morti, cinque nell’Alessandrino e uno in provincia di Genova, a Isola del Cantone.
Trattandosi di focolai nel selvatico è stata subito convocata una riunione di emergenza del Gruppo operativo degli esperti allo scopo di delimitare l’area infetta e definire le misure straordinarie da attuare per limitare la diffusione della malattia da sottoporre all’attenzione dell’Unità di crisi centrale già convocata per il giorno 10 gennaio 2022. L’assessorato alla Sanità della Regione Piemonte ha subito fatto scattare le “procedure d’emergenza” per delimitare la ”zona infetta” e la ”zona di sorveglianza”.
L’area infetta individuata dal ministero della Salute e dalle Regioni Piemonte e Liguria coinvolge 78 Comuni, 54 in Piemonte e 24 in Liguria (province di Alessandria e Genova). In vista dell’ordinanza ministeriale prevista per l’inizio della prossima settimana, la Regione Piemonte ha chiesto ai sindaci di “vietare sul loro territorio l’esercizio venatorio a tutte le specie” e di “innalzare al livello massimo di allerta la vigilanza sulle misure di biosicurezza nel settore domestico, con particolare riguardo a tutte le operazioni di trasporto e di movimentazione degli animali, di mangimi, prodotti e persone“.
Attivata l’Unità di Crisi Regionale (UCR) per l’organizzazione della ricerca di ulteriori carcasse di cinghiali nel territorio, dei controlli negli allevamenti di suini nell’area infetta, per la gestione dell’attività venatoria, per fornire indicazioni operative agli stakeholders e per la messa in atto di ogni altra misura prevista dalle norme necessaria a contrastare la diffusione della malattia.
Il Ministero della Salute ha comunicato la necessità di sospendere temporaneamente le certificazioni per l’export di carne suina macellata dal 7 gennaio 2022 e dei prodotti a base di carne fabbricati con questa materia prima, nel caso di invio a Paesi Terzi che richiedano la dichiarazione di indennità del territorio nazionale dalla PSA.
La Direzione regionale prevenzione, sicurezza alimentare, veterinaria del Veneto, in attesa di tali decisioni raccomanda l’attuazione delle misure previste dal Piano nazionale di sorveglianza PSA 2021.
A livello comunitario, in applicazione del principio di regionalizzazione e sulla base del Regolamento di esecuzione (UE) 2021/605 della Commissione, verrà individuata l’area del territorio da sottoporre a restrizioni per gestire i rischi associati alla diffusione della malattia.
Nessun Paese membro della UE potrà però imporre limitazioni alla circolazione di carni e prodotti a base di carne ottenuti dalla macellazione di suini provenienti da zone dell’Italia diverse da quella che verrà individuata dalla Commissione. Ma i Paesi terzi, che non riconoscono il principio di regionalizzazione, potranno imporre il divieto di importazione di tutti i prodotti suini dell’intero Paese in cui la Psa si è manifestata quindi ci potrebbero essere conseguenze pesanti sul commercio delle carni suine italiane
NOTA MINSALUTE informativa al territorio PSA Piermonte – 7 gennaio 2022
NOTA MINSALUTE PSA Export Paesi Terzi – 7 gennaio 2022
Piano nazionale di sorveglianza e di eradicazione in Regione Sardegna 2021-2022
Linee guida operative Piano PSA 2021
Documento indirizzo tecnico gestione cinghiali
Regione Piemonte. Peste suina africana, l’assessore Icardi: “Attivate le procedure di emergenza, stiamo agendo con la massima tempestività”
«Sono in corso le riunioni con i Servizi veterinari territorialmente competenti, le Autorità di gestione forestale e con i Settori ambientali e faunistico venatori. Come previsto dal Piano nazionale per le emergenze di tipo epidemico, è stato avviato l’insediamento delle Unità di crisi a livello locale, regionale e nazionale per l’adempimento delle azioni previste dal manuale operativo e dalle norme specifiche in materia. Nelle prossime ore verranno definite la “zona infetta” e la “zona di sorveglianza”, con le relative prescrizioni. Stiamo agendo con la massima tempestività, l’immediata e coordinata attuazione delle misure di controllo nei suidi selvatici risulta fondamentale nel tentativo di confinare ed eradicare il più possibile la malattia». Così l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, dopo che il Centro di referenza nazionale per le pesti suine (Cerep) dell’Istituto zooprofilattico sperimentale di Umbria e Marche ha confermato il sospetto di infezione da Peste Suina Africana (PSA) riscontrato dall’Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta in un cinghiale rinvenuto morto nel territorio di Ovada.
La Peste Suina Africana (PSA) è una malattia infettiva altamente contagiosa, tipicamente emorragica, causata da un virus appartenente al genere Asfivirus che colpisce solo i suidi domestici e selvatici causando un’elevata mortalità.
Globalmente si conoscono oltre venti genotipi del virus, ma solo due sono presenti fuori dal continente africano: il genotipo I è limitato alla Sardegna, mentre il genotipo II è il responsabile del recente fenomeno epidemico iniziato nel 2007 in Georgia per poi propagarsi nell’ex blocco sovietico e in diversi paesi dell’Unione Europea (Polonia, Lettonia, Lituania, Estonia, Ungheria, Serbia, Repubblica Ceca, Romania, Belgio, Slovacchia, Grecia, Germania). Più recentemente l’infezione è arrivata in Cina e si è diffusa anche in molti altri Paesi asiatici.
Il virus della PSA è molto stabile, resiste ad un ampio range di pH e temperature (per anni nella carne congelata) ed è resistente all’autolisi, per cui rimane infettante per diverse settimane anche nelle carcasse abbandonate sul territorio. Viene inattivato solo dalla cottura e da specifici disinfettanti.
Nella definizione dei confini della zona infetta, vengono tenute in considerazione la continuità di areale di distribuzione del cinghiale e la presenza di barriere naturali o artificiali che possano ridurre il contatto tra popolazione di cinghiale infetta e indenne.