Non tragga in inganno l’appartenenza al «Misto»: è un leghista, il veneziano Fabiano Barbisan (nato a Caorle e residente a Fossalta di Portogruaro, foto tonda), il consigliere regionale più ricco. Inavvicinabile a fronte dei 172.849,00 euro complessivi che compaiono nella dichiarazioni dei redditi dell’anno, con l’aggiunta di tre fabbricati, un’auto, tre autocarri e partecipazione in quattro società. Lui scrolla le spalle: «Del resto ho alle spalle un’azienda di cui ora si occupa anche mio figlio e io posso dedicarmi alle istanze e alle necessità del territorio». Sul podio, assieme a lui, altri due leghisti: l’assessore al Bilancio Francesco Calzavara (uno che i conti, quindi, pare essere in grado di farli bene) e il consigliere Luciano Sandonà. Il primo, il veneziano Calzavara, ha denunciato 138.976,99 euro oltre a 5 fabbricati e partecipazioni in sette società; il secondo, il padovano Sandonà, si ferma a 134,605,00 euro con tre fabbricati, due terreni e un’auto.
Medaglia di legno (si fa per dire) e quarto posto in classifica generale per Francesca Zottis, esponente del Partito Democratico, che si ferma a 131,933,00 euro dichiarati con 5 fabbricati, un terreno e un’auto. Si «consola», Zottis, per essere la prima tra le donne e la prima tra tutti i consiglieri dell’opposizione che siedono a Palazzo Ferro Fini.
Dall’analisi delle dichiarazioni 2020 emerge che sono 28 i consiglieri regionali che superano i 100 mila euro di reddito e quasi tutti sono stati rieletti, quasi a testimoniare l’importanza dell’appartenenza al parlamentino regionale nella quantificazione degli emolumenti percepiti. Tra questi 28 troviamo anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, che ha dichiarato 111,600,00 euro. Appena sopra lui c’è il Presidente del Consiglio regionale, Roberto Ciambetti, che ha percepito solo 71 euro in più del numero uno del Veneto. C’è anche un simpatico ex aequo tutto al femminile, con l’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin e la consigliera della Lega Silvia Rizzotto: entrambe hanno dichiarato 108 mila euro tondi tondi, posizionandosi appena sotto alla vicepresidente della Regione Veneto Elisa De Berti (108,709,00) e all’assessore all’Istruzione e Lavoro Elena Donazzan (108,633,00). Nelle «zone basse» della classifica va risolto il «giallo» legato al presunto «nullatenente», il leghista veronese Marco Andreoli. Nella documentazione ufficiale risulta che non abbia percepito alcunché, in realtà si tratta di un’imprecisione dovuta al fatto che i redditi sono legati all’Irpef e che Andreoli era «in regime forfettario». Spiega il consigliere leghista: «Sono un ingegnere che lavora con partita Iva. Credo di aver dichiarato una cifra intorno ai 50 mila euro. Mi preme sottolinearlo perché non vorrei risultasse che ho dichiarato il falso».
Svelato l’arcano e appurato che Andreoli non è né nullatenente né il più povero del Consiglio regionale, non resta che assegnare a Elena Ostanel del «Veneto che Vogliamo» l’ultima posizione in classifica a fronte dei 1,230,00 euro dichiarati. Sopra di lei, con poco più di 5 mila euro, c’è l’esponente del Pd Vanessa Camani. Sono loro due le uniche consigliere che non sono arrivate nemmeno a percepire diecimila euro nell’anno di riferimento. Un’altra donna, Roberta Vianello, è la terzultima: l’esponente della Lega, al primo mandato, ha dichiarato 13,427,00 euro (oltre a un fabbricato e due auto). Tra le tante curiosità c’è anche il «derby» dei Possamai, con Giampiero che supera Giacomo. Il primo, leghista, ha dichiarato 120 mila euro, due fabbricati, due terreni e un’auto; il secondo, l’uomo nuovo del Pd, si è «fermato» a 59,661,00 euro, una partecipazione e uno scooter (una Vespa, per la precisione).
Il Corriere del Veneto