In un caso su tre il contagio riguarda giovani e giovanissimi, ma nessun adulto si senta totalmente immune dal Covid: è questo l’avviso dell’Usl 2 di Treviso.
I casi nelle scuole sono tantissimi: 146 provvedimenti nelle classi della Marca, di cui 45 quarantene; sono quindi più di settecento i ragazzi in isolamento. I focolai sono consistenti e diffusi in tutta la provincia, si registrano anche quindici minorenni positivi in una cerchia sociale ristretta e si propagano nell’attività sportiva fra squadre di calcio, di pallavolo, nuoto e judo, perfino al catechismo. E l’infezione si allarga poi anche a genitori e contatti frequenti costringendo tutti alle restrizioni per contenere i rischi.
«Nell’ultima settimana – spiega il dg Francesco Benazzi – abbiamo registrato 1.239 casi totali, una media di 177 al giorno. Oltre quattrocento di questi, uno su tre, sono ragazzi sotto i 21 anni. L’elemento positivo è che sono quasi tutti asintomatici, hanno febbricola per un giorno e la mattina dopo passa». Ma il Covid non guarda in faccia nessuno: «La variante plus oggi in circolazione è molto infettiva. I vaccini sono efficaci sull’infezione per il 78,8% ma non sono un certificato di immunità totale. Proteggono dai ricoveri, ma per chi ha patologie o è anziano c’è sempre rischio».
Se infatti per i ragazzi le conseguenze non hanno ancora punte di gravità, il quadro è più complicato quando ad ammalarsi sono persone sopra gli 80 anni: «Dopo sei mesi evidenziamo una caduta anticorpale, il 18% di coloro che sono seguiti a domicilio sono anziani». L’Usl 2 si prepara quindi per un inverno determinante nella lotta al virus, in particolare con le terze dosi di protezione. Per ora, si rammarica Benazzi, sono poche: «Solo il 21% degli over 80 vaccinati ha risposto, dobbiamo aumentare – commenta -. Nel frattempo ci stiamo già attrezzando anche per la fascia d’età fra i 40 e i 59 anni. Abbiamo 88 mila persone che potrebbero accedere alla dose booster di vaccino».
Ieri sera l’Usl 2 registrava un leggero aumento nei ricoveri, arrivando a 74 posti letto Covid negli ospedali: sei persone sono in terapia intensiva. Fra queste c’è anche una donna opitergina le cui condizioni sono peggiorate pochi giorni dopo l’accesso al Ca’ Foncello. Al momento del ricovero aveva spiegato di aver seguito a domicilio le terapie alternative suggerite dal dottor Szumski. «Riuscirà a guarire nonostante il modo in cui si è curata prima» chiude Benazzi