L‘Amministrazione Biden ha deciso che la maggior parte degli americani dovrebbe ricevere una terza dose di vaccino anti-Covid otto mesi dopo la seconda. La notizia è stata diffusa dai giornali Usa prima della comunicazione ufficiale. L’obiettivo è di fornire a chi ha ricevuto Pfizer o Moderna una protezione rafforzata, in un momento in cui la variante Delta sta causando una nuova ondata di contagi in gran parte degli Stati Uniti. La data di inizio della somministrazione delle terze dosi potrebbe essere metà settembre, ma dipenderà anche dall’autorizzazione della Food and drugs administration, l’agenzia sanitaria federale. Dovrebbe esserci un richiamo disponibile anche per chi si è vaccinato con Johnson&Johnson — scrive il New York Times — ma si aspettano i risultati dei test clinici, che dovrebbero arrivare a fine agosto. L’idea è di fornire un richiamo dello stesso vaccino somministrato all’inizio.
La terza dose è già stata autorizzata negli Stati Uniti per le persone immuno-compromesse. Poi sarà il turno dei lavoratori del settore sanitario, dei residenti nelle case di cura e dei settori di emergenza, seguiti dalle persone anziane, che sono state le prime a ricevere le due dosi e per i quali a settembre saranno passati otto mesi.
L’autorizzazione
Al via libera manca ancora l’autorizzazione dell’agenzia sanitaria federale
La decisione arriva mentre l’Amministrazione Biden fatica a controllare quella che, a questo punto, è soprattutto una «pandemia dei non vaccinati». Il 50,8% della popolazione è completamente vaccinato, con tassi più bassi nella fascia meridionale che va dalla Florida al Texas, dove ci sono al momento anche i più alti tassi di ricovero in ospedale e dove le scuole hanno già riaperto (e alcuni governatori hanno proibito o limitato l’obbligo della mascherina in classe). Da settimane il team di Biden cerca di capire se la variante Delta sia maggiormente capace di aggirare i vaccini o se questi ultimi perdano efficacia nel tempo. Secondo alcuni esperti, entrambe le cose potrebbero essere vere. I dati pubblicati dal sito del governo di Israele lunedì scorso potrebbero suggerire una diminuzione della protezione del vaccino Pfizer sia rispetto a infezioni leggere o asintomatiche che rispetto a contagi più gravi tra gli anziani. Ma alcuni studiosi sostengono che è ancora poco chiaro se effettivamente ciò possa portare ad un significativo aumento dei casi da ricovero in ospedale. Gli esperti vogliono vedere i dati sulla base dei quali la Casa Bianca prenderà la decisione, e vorrebbero studi nazionali anziché dipendere solo da quelli stranieri.
Un milione di americani, secondo la Cnn, hanno già ricevuto la terza dose, pur non essendo stata autorizzata. Ma alcuni esperti suggeriscono che questo nuovo richiamo non dovrebbe essere reso obbligatorio al momento, lasciando alle persone la possibilità di scegliere insieme al proprio medico.
L’Oms
L’Oms ha chiesto una moratoria sulle terze dosi per evitare disparità tra Paesi
Israele offre già la terza dose a chi ha più di 50 anni. La Germania e la Francia hanno in progetto di farlo dal prossimo mese per le fasce più fragili della popolazione. È una decisione che solleva anche il tema delle diseguaglianze tra i cittadini dei Paesi che hanno disponibilità di vaccini e quelli che ancora vorrebbero ricevere la prima o la seconda dose. Per questo l’Organizzazione mondiale della sanità ha chiesto una moratoria sulle terze dosi fino alla fine di settembre.