Le persone nei Paesi Bassi assumono troppi PFAS attraverso il cibo e l’acqua potabile. Ciò è evidente da una recente ricerca dell’Istituto nazionale per la salute pubblica e l’ambiente – RIVM. L’assunzione di PFAS oltre i valori guida per la salute umana può portare a effetti negativi. Il RIVM consiglia quindi al governo di garantire che venga ridotta l’esposizione generale ai PFAS da parte della popolazione. Infatti, data la presenza ubiquitaria di tali sostanze, non è possibile evitare la assunzione dei PFAS attrarverso cibo e acqua potabile.
L’acqua potabile e una dieta varia sono importanti per mantenersi in salute, anche se si ingeriscono piccole quantità di PFAS. Le quantità di PFAS nell’acqua del rubinetto al momento non pare rappresentare un importante contributo all’esposizione. RIVM ritiene quindi responsabile continuare a bere l’acqua del rubinetto. Il RIVM consiglia al Ministero delle infrastrutture e della gestione delle risorse idriche di adeguare gli standard per i PFAS nell’acqua di rubinetto e di ridurre la quantità di PFAS nell’acqua di rubinetto ove possibile.
Tuttavia, il RIVM consiglia di non mangiare le verdure degli orti entro un raggio di 1 km dallo stabilimento Dupont/Chemours di Dordrecht (stabilimento che ha prodotto PFOA nel passato e che oggi produce Gen X) e nel distretto di Sluisdijk a Helmond. Inoltre verrebbe sconsigliata la balneazione nel bacino di Berkendonk a Helmond.
Nuovi studi scientifici infatti prospettano che i PFAS siano più dannosi per la salute di quanto si pensasse in precedenza. Se le persone ingeriscono piccole quantità di PFAS per un lungo periodo di tempo, ciò può avere un effetto negativo sul sistema immunitario. Tuttavia, al momento mancano evidenze epidemiologiche nei Paesi Bassi che consentano di dire fino a che punto si verificano effettivamente gli effetti sulla salute.
La nuova conoscenza della nocività dei PFAS è stata la ragione per cui l’Istituto nazionale per la salute pubblica e l’ambiente RIVM ha riconsiderato le precedenti raccomandazioni.
RIVM pubblica ora studi su: acqua potabile e cibo, acqua superficiale e pesce, orti vicino alla fabbrica Chemours, orti a Helmond e il lago balneabile Berkendonk a Helmond.
Meno PFAS nell’ambito della strategia della Commissione Europea per una chimica sostenibile
Al fine di garantire che meno PFAS finiscano nell’ambiente di vita, RIVM sta lavorando su una traiettoria europea per l’uso e la produzione di PFAS per conto del Ministero delle Infrastrutture e della Gestione delle Acque. Poiché le sostanze si degradano molto lentamente, e i prodotti di degradazione mantengono caratteristiche di persistenza, mobilità tra acqua aria e suolo, e in alcuni casi di tossicità, rimarranno nel nostro ambiente di vita per gli anni a venire.
Ecco perché è importante che anche il governo si adoperi per ridurre il più possibile il contatto con queste sostanze.
Anche gli Stati Uniti si adeguano
L’Agenzia per l’Ambiente Statunitense US-EPA statunitense ha proposto una norma di segnalazione delle sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) che richiedere ai produttori e agli importatori di fornire ampie informazioni su oltre 1.300 delle sostanze utilizzate negli Stati Uniti negli ultimi dieci anni.
Il National Defense Authorization Act (NDAA) del 2020 ha aggiunto alla sezione 8(a) della legge sul controllo dei prodotti chimici negli Stati Uniti d’America – TSCA un obbligo di divulgazione una tantum per i PFAS prodotti e importati dal 1 gennaio 2011.
I produttori e gli importatori dovrebbero quindi rivelare i dettagli relativi alla produzione ed uso di uno qualsiasi dei composti, tra cui identità chimica, classificazioni d’uso, quantità generate e lavorate, sottoprodotti, impatti ambientali e sulla salute, numero e durata dell’esposizione dei lavoratori e smaltimento. L’agenzia ha affermato di aver determinato che 1.346 PFAS erano presenti nell’inventario TSCA ad aprile 2021, con 669 composti attivamente commercializzati nel mercato interno.
La conoscenza delle quantità prodotte ed utilizzate nei settori manufatturieri costituisce un caposaldo per un monitoraggio sanitario e ambientale che possa indirizzare verso una strategia sostenibile per le sostanze chimiche, nell’ottica del Green Deal a supporto della economia circolare.
In questo rientra anche la dichiarazione dei PFAS presenti nei prodotti finiti, e lo studio del loro destino ambientale alla luce del ciclo di vita del bene che li contiene. Il bilancio di massa è assolutamente una informazione qualificante. In tale contesto, la loro valutazione e monitoraggio va estesa anche a quei prodotti di degradazione – quali ad esempio l’acido trifluoroacetico – che possono originare dai processi di depurazione effettuati a livello di emissioni industriali e civili. Per questo è necessaria la più ampia e aperta disponibilità di standard analitici che permettano a tutti i detentori di interesse di collaborare nella conoscenza, valutazione e gestione di tali sostanze, per la definizione dei loro usi essenziali in contesti di garanzia per la salute, per l’ambiente, e per la qualità dei processi/prodotti basati sulla economia circolare.
(riproduzione ammessa solo citando la fonte – testo raccolto a cura della redazione)
12 luglio 2021