Stiamo finalmente venendo fuori dalla pandemia: e non possiamo semplicemente tornare alle vite di prima. Abbiamo vissuto un anno sconvolgente, dove, come singoli e collettività, siamo stati obbligati a mettere in campo le nostre risorse migliori. Ora è tempo di fermarci a pensare. Guardare a cosa è cambiato in famiglia, a scuola, al lavoro. Come siamo stati sostenuti — o abbandonati — dai nostri governi. È tempo di tirare le somme e fare tesoro della lezione impostaci dalla realtà. È un momento pieno di possibilità: dobbiamo coglierle o non sapremo gestire quel che accadrà dopo ». Fareed Zakaria, 57 anni, è l’analista indoamericano di Cnn , considerato uno dei massimi esperti di geopolitica nell’era della globalizzazione. Conduce un programma settimanale seguitissimo: Gps , ovvero Global Public Square , piazza pubblica globale. Autore di diversi saggi, ha appena pubblicato in Italia Il mercato non basta . Dieci lezioni per il mondo dopo la pandemia , edito da Feltrinelli.
Grazie ai vaccini molti paesi stanno tornando gradualmente alla normalità. Ma altrove — pensiamo a India, Sudafrica, Brasile — i contagi aumentano, emergono nuove varianti.
Davvero possiamo già parlare di mondo post pandemico?
«Ho scritto il libro durante i primi mesi di pandemia, cercando di immaginare con quale spirito saremmo emersi. Sapevo che avremmo avuto un vaccino, ma non immaginavo in tempi così brevi: e già la velocità è motivo d’ottimismo. Andranno perfezionati: ma funzionano. E questo ci pone già nell’anticamera del mondo post pandemico. Poi sì, i numeri riflettono l’agghiacciante divisione del mondo fra sviluppato e non. Ma pure se oggi ci sembra che ciascuno pensi solo a sé, intento a domare il virus nei propri confini, in realtà sappiamo che per venirne fuori bisognerà occuparsi di tutti. È solo questione di tempo. In Europa siete due mesi dietro agli Stati Uniti. India, Brasile e Africa, aspetteranno forse la fine dell’estate. Ma i vaccini arriveranno anche lì. E non perché siamo più buoni: non possiamo farne a meno».
Già, la bontà. Un anno fa pensavamo che ci saremmo ritrovati in un mondo migliore.
Invece c’è appena stata una nuova guerra, la politica, in America e altrove, è più polarizzata che mai. Le divisioni economiche sempre più gravi…
«Il mondo pre-pandemia non era certo il migliore possibile e anche per questo dico che se non sfruttiamo questo momento per riflettere e cambiare partendo dalla lezione della pandemia, rischiamo di farci accadere qualcosa di peggio in futuro. Dobbiamo sfruttare il momento storico: questa estate, l’autunno forse, ma non oltre. Lo diceva John Fitzgerald Kennedy: “Il tetto va aggiustato quando c’è il sole”. Perché poi, quando piove, è tardi.
Potrebbe arrivare un’altra pandemia più veloce e grave di questa. Potremmo vivere una catastrofe determinata dai cambiamenti climatici. Non dobbiamo sprecare l’opportunità straordinaria di questo momento».
Sapremo coglierla?
«In parte lo stiamo già facendo. In Europa, ad esempio, Francia e Germania, un secolo fa così nemiche da aver scatenato due guerre mondiali, oggi sono decise a garantire il debito degli altri membri della Ue, cosa che avevano rifiutato durante la crisi del 2008-9. Sono passi importanti in termini di cooperazione globale. Vuol dire aver capito che resta a galla chi collabora. Poi, per carità: certe polarizzazioni si sono aggravate. Penso alle tensioni con la Cina. Però alla Casa Bianca c’è un nuovo presidente più impegnato sullo scacchiere internazionale che ha a cuore ambiente e disuguaglianze. Ho l’impressione che dopo tanto populismo, la gente ha riscoperto l’importanza di governi competenti e non isolazionisti. Ha capito che le azioni individuali non bastano, servono quelle collettive».
Qual è la più urgente?
«La salvaguardia del Pianeta. Consumiamo eccessiva energia, immettiamo troppi gas serra nell’atmosfera. E poi, soprattutto in Asia, la costruzione di nuove città, le coltivazioni intensive, hanno portato a deforestazione e distruzione degli habitat della fauna selvatica: e le epidemie degli ultimi 40 anni sono state causate proprio dall’avvicinamento eccessivo a quegli animali. Aids, Sars, Ebola, Febbre Suina, Covid-19.
Dobbiamo vivere in modo più sostenibile».
Un tema caro a Joe Biden.
Come giudica le sue azioni fin qui?
«Ha capito che le diseguaglianze affossano l’evolversi della società e sta provando a fare qualcosa di duraturo in tal senso. Se otterrà anche solo metà di ciò a cui mira, darà davvero una spinta nuova alla società americana: rivelandosi all’altezza del compito storico che fronteggia. Questo non risolverà i problemi interni: l’America resta una società polarizzata e cambiare non sarà né facile né veloce. Penso a un sondaggio di pochi giorni fa dove si chiedeva agli elettori repubblicani quale dovrebbe essere l’obiettivo del loro Partito: “proporre buone leggi” o “impedire l’imminente distruzione della civiltà americana?”. Il 25% ha scelto il primo, il 50% il secondo. Vivono in una sorta di millenarismo apocalittico».
Ecco, lei scrive: “Per cambiare il mondo prima bisogna capirlo”: come si fa, nell’era di polarizzazione e fake news?
«Non bisogna lasciarsi distrarre dal “rumore”. In questo senso ammiro molto Joe Biden. Ignora le fake news, le polemiche, le accuse. Va avanti col suo programma. Chi tenta di trasformare la politica in circo non può prendere il sopravvento. Anche per questo dobbiamo fermarci a riflettere. Tutto dipenderà da noi e dalla nostra capacità di assumerci nuove responsabilità».
Il vaccino in tempi così brevi è un segnale di speranza Il mondo ha capito che deve restare unito Se non sfruttiamo il momento per riflettere e cambiare rischiamo che accada di peggio in futuro