Il bilancio di Pfizer ha battuto ogni previsione. Le entrate sono state di 14,58 miliardi, in rialzo del 45%, contro i 13,51 previsti. Del 45% sono saliti anche i profitti, a 4,88 miliardi, pari a utili per azione di 93 centesimi rispetto a pronostici di 77. Pfizer non dà conto di utili legati direttamente al vaccino, che utilizza l’innovativa tecnologia dell’Rna messaggero. Ma ha confermato margini di profitto vicini al 30% che il New York Times ha tradotto in utili lordi per forse 900 milioni.
Il tesoro finanziario ha sollevato polemiche. I critici sottolineano come la casa americana non sia a corto di profitti: l’anno scorso, prima della spinta del vaccino, aveva riportato profitti per 9,6 miliardi. E come invece le carenze globali dei pur molteplici vaccini esistenti restino una sfida irrisolta. Ad oggi i paesi più ricchi hanno l’87% delle dosi, con lo 0,2% riservato alle nazioni più povere. Pfizer ha risposto d’aver spedito 430 milioni di dosi a 91 paesi e territori, senza però precisare dove. E ha promesso 40 milioni di dosi a Covax, l’iniziativa multilaterale per i vaccini ai paesi in crisi, ma questo rappresenta forse il 2% delle dosi che intende produrre nel 2021. La politica dei prezzi è a sua volta nel mirino per scarsa trasparenza: il governo americano paga 19,50 dollari a dose, Israele avrebbe versato fino a 30 dollari.
Pfizer si distingue, oltretutto, dalle rivali. Due case impegnate su vaccini anti-Covid più tradizionali, Johnson & Johnson e AstraZeneca, vendono le dosi senza profitto. Moderna, il cui vaccino è simile a Pfizer, cerca utili ma per la biotech del Massachusetts questo è l’unico prodotto. Né il boom da vaccino, per Pfizer, è finito: l’azienda sta ottenendo il via libera al vaccino negli Usa, dove è il più diffuso, per la fascia di età tra 12 e 15 anni. Una terza dose di richiamo è oggetto di studi clinici. In questo clima ha alzato l’outlook annuale per le vendite del vaccino del 73%, da 15 a 26 miliardi. Un dato che rispecchia gli ordini esistenti, 1,6 miliardi di dosi, senza contare il dichiarato potenziale d’una produzione da 2,5 miliardi di dosi nel 2021. «Crediamo che una duratura domanda per il nostro vaccino sia probabile», ha detto il Ceo Albert Bourla, da parte sua reduce da aumenti dei compensi del 17% a 21 milioni nel 2020.
Pfizer ha sempre tenuto a precisare d’aver rifiutato fondi federali americani per lo sviluppo dei vaccini. Ma ha ugualmente beneficiato di sostegno pubblico: il partner BioNtech è stato aiutato dal governo tedesco. E Pfizer ha potuto contare sull’uso, dietro licenza di BioNTech, di brevetti degli Istituti Nazionali di Sanità americani necessari per vaccini a base di Rna messaggero.