Tra i pionieri dell’abolizione degli antibiotici nelle carni c’è sicuramente Coop, che ha lanciato questa battaglia già nel 2017, riproponendosi di eliminare gli antibiotici da tutte le proprie carni a marchio nel giro di tre anni. Dopo i bovini e il pollame, Coop è passata al pesce di allevamento: dalla fine del 2019 ha scelto di non utilizzare antibiotici negli ultimi sei mesi di vita di tutto il pesce allevato a marchio Coop.
Anche chi non riesce ad eliminare del tutto questi medicinali si sta però impegnando a ridurne sensibilmente l’utilizzo all’interno degli allevamenti. Inalca, per esempio, del gruppo Cremonini, uno dei colossi della carne in Italia, negli ultimi due anni ha ridotto del 18% l’impiego degli antibiotici grazie a un protocollo avviato con la Coldiretti. E secondo gli ultimi dati del progetto Esvac di sorveglianza europea sul consumo di antimicrobici veterinari, il loro impiego in Italia si è ridotto di più del 20 per cento.
Pur galoppando velocemente, tra gli scaffali dei supermercati italiani quello degli alimenti “senza antibiotici” non è però il più gettonato dei prodotti “free from”. In cima alle preferenze di acquisto resta infatti la dicitura “senza conservanti”, i cui prodotti rappresentano circa il 10% di questo mercato, mentre al secondo posto ci sono gli alimenti “senza olio di palma”, che valgono il 7% delle vendite ma la cui offerta, nell’ultimo anno, anziché aumentare è diminuita dello 0,4 per cento.
I prossimi “senza” su cui scommettere? Secondo gli esperti dell’Osservatorio GS1 Italy, sono tre le diciture che si apprestano a conquistare il cuore dei consumatori italiani. La prima è la dicitura “senza polifosfati”: si applica agli affettati, ai wurstel, ai salumi a cubetti e ai formaggi fusi a fette, e nell’ultimo anno ha visto crescere le vendite dell’8,9%. La seconda è la categoria dei prodotti privi di latte (+11,9% nel 2020) e anche questa riguarda soprattutto i salumi, oltre ai gelati vegetali e ai panini per hamburger. La terza, infine, è l’indicazione “senza uova”, che spesso si abbina alla pasta senza glutine e ai biscotti per l’infanzia.
Complessivamente, il mondo dei prodotti alimentari rivolti a chi soffre di allergie o intolleranze alimentari da solo genera oltre 3,9 miliardi di euro di vendite nei supermercati.