Repubblica. Ursula von der Leyen carica le armi per andare allo scontro con Boris Johnson sui vaccini, mentre i leader europei domani sera si collegheranno in video con Joe Biden sperando in un aiuto americano contro il Covid. In attesa dell’appuntamento con il presidente Usa, oggi Bruxelles metterà sul tavolo un nuovo meccanismo per stoppare il flusso di qualsiasi immunizzante verso il Regno Unito. Non solo di AstraZeneca, che non rispetta i contratti con l’Unione, ma di tutte le Big Pharma. A meno che Londra non aprirà alle esportazioni dalle sue fabbriche all’Europa.
Bruxelles metterà anche pressione alle industrie affinché si mettano al passo con le forniture.
Dal 30 gennaio è in funzione il Meccanismo sul controllo dell’export con l’obbligo di notificare ogni richiesta di esportazione fuori dalla Ue. L’Unione può respingere la domanda se la casa farmaceutica non rispetta le consegne concordate con Bruxelles. Come ha fatto Mario Draghi ai primi di marzo con 250mila dosi di AstraZeneca per l’Australia. Tuttavia lo stop non poteva riguardare le altre aziende in regola con le consegne verso l’Europa, come Pfizer. Tanto che Londra ha preso dalla Ue almeno 10 milioni di vaccini, mentre ha negato il flusso dalle fabbriche di AstraZeneca sul suo territorio nonostante il contratto tra l’azienda anglo-svedese e Bruxelles preveda che debbano rifornire anche la Ue. Così il continente ha ricevuto appena il 40% delle forniture del vaccino di Oxford e si trova a corto di fiale.
Oggi Von der Leyen modificherà il regolamento, mettendogli i denti. La novità dirompente è che oltre al rispetto dei contratti, per autorizzare la richiesta di export di un qualsiasi produttore sarà necessario che il Paese al quale sono destinate le fiale assicuri “reciprocità e proporzionalità” all’Europa. Se una nazione vorrà importare vaccini dal continente, dovrà a sua volta garantire l’export verso l’Unione. Potranno essere bloccate anche le spedizioni verso paesi che hanno un tasso di vaccinati molto più alto della Ue.
La presidente della Commissione spera così di accontentare i leader che le chiedono di essere più dura, a partire da Draghi, Marcon e Merkel. Tuttavia senza attivare l’arma di fine mondo – che pure resta sul tavolo per il futuro – ovvero l’articolo 122 del trattato: blocco generalizzato dell’export, confisca delle fabbriche o delle dosi. Un passo al quale si oppongono diversi partner (Olanda, Belgio, Danimarca, Svezia e Irlanda) che temono ritorsioni britanniche. Bruxelles punta comunque a bloccare le richieste all’export caso per caso, un’arma da mettere sul tavolo dei negoziati con Johnson: dovrà scendere a patti con l’Europa se vorrà continuare a importare in Inghilterra Pfizer. O se vorrà mettere le mani sulle fiale di Halix, la nuova fabbrica AstraZeneca in Olanda che domani verrà autorizzata dall’Ema e che ha promesso forniture sia alla Ue che alla Gran Bretagna.
La Commissione lancia anche un duro segnale alle aziende: attualmente il Meccanismo prevede che non debbano chiedere l’autorizzazione per esportare verso i paesi del “vicinato”, tanto che a febbraio sono uscite 41 milioni di dosi. Questa esenzione verrà cancellata e le Big Pharma dovranno ottenere l’ok per spedire fiale verso Balcani, Svizzera, Africa, Israele, Ucraina o Bielorussia. E potranno essere bloccate. Così da fare pressioni su AstraZeneca affinché si metta in regola con le consegne all’Ue. E che in futuro potrebbe servire anche con Johnson&Johnson, sulle cui forniture a Bruxelles non ci sono ancora certezze.
Domani i capi di Stato e di governo giudicheranno la sortita di Von der Leyen durante i lavori del Consiglio europeo. Al quale, ha annunciato il chairman Charles Michel, si collegherà anche Biden per rivitalizzare le relazioni transatlantiche dopo l’era Trump. È la prima volta dal 2009, allora fu Barack Obama, che un presidente Usa partecipa ad un summit Ue. In agenda rapporti commerciali, clima, politica estera (Cina e Russia) e pandemia. Con gli europei che finora non hanno polemizzato con il blocco all’export di Washington poiché dagli Usa arrivano quantità di materie prime per fabbricare gli immunizzanti. E ora sperano in un aiuto.