Pubblichiamo l’articolo del Corriere del Veneto sulla situazione dell’emergenza Covid 19 nel Trevigiano, provincia veneta particolarmente colpita per numero di contagi, morti e ricoveri ospedalieri. Il Dg Francesco Benazzi annuncia l’intenzione (a fronte di reparti sovraccarichi e probabilmente per non aumentare il tasso di ospedalizzazione che potrebbe far scattare il passaggio di fascia con restrizioni più severe, ndr) di rafforzare l’assistenza domiciliare impiegando le Usca. Bene.
Ci sia permessa a margine una piccola considerazione. Viene spontaneo chiedersi infatti come sia stata garantita l’assistenza domiciliare fino ad ora… Visto che le uniche unità attrezzate e specificatamente dedicate e formate all’assistenza dei pazienti Covid a domicilio sono proprio le Usca. Che, par di capire, fino ad ora sono stati impiegate in altro modo, come ad esempio a fare tamponi nei tendoni Covid point…
Chi ha prestato allora assistenza domiciliare ai pazienti Covid non ricoverati, visto che sarebbe stato assolutamente non indicato utilizzare il personale infermieristico dei distretti?
Personale di cui andrebbe verificata innanzitutto la dotazione di strumenti di protezione per capire se sono adeguati al livello di rischio. Ma andrebbe in ogni caso evitata un’attività “mista” che comporti contatti di questi operatori sia con pazienti Covid positivi che con gli anziani negativi abituali utenti dei servizi distrettuali. Il pericolo di trasmissione del virus e contagio sarebbe elevatissimo e potrebbe avere conseguenze drammatiche.
Treviso. Covid, i ricoveri non rallentano, assistenza a domicilio potenziata. Il dg Benazzi punta a gestire la maggior parte dei casi meno gravi tra le mura di casa
Il Corriere del Veneto. Gli ospedali della Marca sono sempre sotto stress, il turnover non si ferma: per un paziente che esce ce n’è un altro che entra. Sono 399 i ricoveri in area non critica, altri 46 in ospedale di Comunità, 37 pazienti si trovano in terapia intensiva, 482 persone. Così ieri il dg dell’Usl 2 Francesco Benazzi ha deciso di rafforzare l’assistenza domiciliare.
«Ne ho parlato con i direttori in videoconferenza – spiega -. Nei Covid-point andremo ad inserire le nuove assistenti sanitarie che arriveranno entro il 20 dicembre, così potremo impiegare i medici delle Usca solo per i trattamenti domiciliari e nelle case di riposo per i pazienti sintomatici, in accordo con i medici di famiglia. Ho dato ordine di verificare con i nostri fornitori la disponibilità di saturimetri, oltre a quelli che ci sono già stati forniti dalla Regione, e ossigeno. Questo ci consentirà di ridurre gli accessi dei pazienti che inseriamo in ospedale nei reparti a bassa intensità di cure, e che potrebbero essere gestiti a casa». L’ossigeno, rileva il dg, è la terapia più importante «oltre al cortisonico e l’eparina per curare la polmonite da Covid». Se un paziente ha bisogno di una terapia con ossigeno due ore al giorno, può essere assistito anche a casa propria dalle Usca. Solo che a gennaio i giovani medici entreranno nelle scuole di specialità e le Usl si troveranno sguarnite: «Oggi abbiamo 118 unità, bravissimi ragazzi, non tutti a tempo pieno. Ne servirebbero altri. L’Azienda Zero ha fatto un nuovo bando per verificare la disponibilità a rafforzare le Usca».
Ieri nella Marca ci sono stati 3 decessi che portano i lutti da inizio epidemia a 635. I nuovi contagi sono stati 410, portando a oltre 33 mila i casi registrati in provincia da febbraio e con 13.235 persone attualmente positive al Covid.
Dopo i 29 positivi di Castelcucco, si è concluso anche lo screening a Cavaso del Tomba: hanno fatto il tampone 1.870 cittadini e sono stati trovati 46 residenti positivi al rapido; gli esiti andranno confermati dal molecolare. «Aver individuato questi casi ci permette di isolare persone positive che potrebbero mettere in circolo il virus ed estendere il contagio – commenta Benazzi -. Ce ne aspettavamo di più, in questi Comuni l’indice Rt era particolarmente alto nei giorni scorsi, evidentemente stiamo contenendo il contagio».