Il Centre of Disease Control di Atlanta – CDC, in un suo report dell’8 maggio, riferisce i risultati preliminari sulla morbilità/mortalità da Covid-19 nelle catene di macellazione USA . Anche negli Stati Uniti l’industria agro-alimentare non è stata soggetta a lock-down ed è ritenuta un asset strategico. In seguito alle prime segnalazioni di casi confermati Covid 19 in lavoratori della catena macellazione, il 1° aprile CDC si è attivato con richiesta dati agli Stati Federali per rischio occupazionale. Al 27 aprile, CDC aveva ricevuto segnalazioni di positività da 19 su 23 Stati dell’ Unione: impianti interessati 115 tra carne e pollame, 4.913 lavoratori con diagnosi di COVID-19 . La percentuale di lavoratori con diagnosi di COVID-19 variava da < 1 al 18% della forza lavoro per singolo impianto. In media, il 3,0% di 130.578 lavoratori testati ha avuto diagnosi di COVID-19 con tampone. Un aggiornamento da parte del sindacato degli ispettori al macello nelle ultime 48 ore riporta 30 decessi confermati tra i lavoratori rispetto ai 20 segnalati a CDC e 4 tra gli ispettori.
Nel suo rapporto, CDC evidenzia i seguenti punti critici per la prevenzione da Covid-19:
- Strutturali: mantenere il distanziamento negli intervalli di lavoro e al momento di accesso ed uscita dallo stabilimento; mantenere il distanziamento lungo la linea di produzione, anche mediante barriere di plastica, segnaletica sui pavimenti; evitare l’accesso al lavoro dei sintomatici.
- Operativi: ridurre il flusso sulla catena, rallentare le operazioni per garantire il distanziamento; istruire, assicurare e verificare l’adozione di dispositivi adeguati alla mansione e alle prescrizioni COVID 19 di protezione individuale; provvedere alla facilità e intensificazione di accesso alle procedure di lavaggio e decontaminazione mani e ambienti comuni e di lavoro, con particolare riferimento alle superfici più manipolate/contaminate (es. maniglie).
- Socioculturali: in caso di maestranze appartenenti a differenti gruppi etnici, con difficoltà di apprendimento dei messaggi e istruzioni, provvedere ad utilizzare dei mediatori culturali e porre attenzione alla condivisione di alloggi e di mezzi di trasporto.
- Economici: favorire l’accesso al servizio sanitario, senza avere timore di perdere il lavoro e il pagamento dovuto all’assenza. Non incentivare gli straordinari.
In Italia, nella struttura di lavorazione delle carni di Palo del Colle, l’ASL di Bari ha condizionato la parziale riapertura alle seguenti condizioni:
- controllo della temperatura corporea ai dipendenti,
- igiene obbligatoria delle mani,
- sanificazione degli ambienti,
- obbligo di utilizzo di mascherine e dispositivi di protezione individuale, informazione e sistemi di vigilanza sul rispetto delle norme da parte dei datori di lavoro
- allontanamento di quanti dovessero manifestare sintomi simil-influenzali o comunque sospetti da infezione SARS COV-2″.
La ditta da parte sua si è fatta parte attiva per le seguenti misure:
La temporanea sospensione dell’attività all’interno dello stabilimento, fatte salve quelle attività che si rendono necessarie per la commercializzazione delle merci deteriorabili e per il benessere degli animali vivi.
In accordo anche con le rappresentanze sindacali e dei lavoratori, le procedure di riammissione al lavoro dei dipendenti che risultino esclusi dal contagio (previa valutazione e monitoraggio anche da parte dei medici competenti, utilizzando pure lo strumento dei test sierologici)
La riattivazione progressiva delle aree produttive che assicurino la tutela della salute dei lavoratori e delle popolazioni residenti e, nel contempo, la tenuta economica dell’azienda”.
Ricordiamo che nell’impianto di Palo del Colle, dalle notizie fornite da ASL Bari a fine Aprile, su 478 tamponi effettuati sui dipendenti, 71 sono risultati positivi. I lavoratori contagiati, tutti in isolamento domiciliare, sono residenti in 14 diversi Comuni della provincia di Bari. Lo stabilimento ha sospeso l’attività dallo scorso 23 aprile e sta riprendendo le attività a regime ridotto.
A livello europeo la Federazione Europea degli Ordini Veterinari FVE, su sollecito della Commissione, si è attivata per fare una ricognizione dei casi segnalati: oltre che da Germania e Italia, giungono segnalazioni dall’Irlanda e Irlanda del Nord e dal Portogallo. Si ha il ragionevole dubbio che non tutti i casi siano stati segnalati. Nei casi più eclatanti legati a macelli industriali USA e tedeschi, il reclutamento di manodopera a basso costo, ai limiti della soglia di deprivazione, con una forte promiscuità di alloggi e mezzi di trasporto in condizioni igieniche precarie, sono stati i fattori di rischio “esterni” al posto di lavoro. E’ aperto il dibattito su quando Covid-19 in ambiente di lavoro debba considerarsi malattia o infortunio sul lavoro. Inoltre, nel caso di forza lavoro arruolata tramite cooperative, quale sia la responsabilità del datore di lavoro. Sta di fatto che la chiusura di importanti impianti di macellazione ha comportato il blocco della filiera e problemi sia economici, che di benessere, per gli animali di allevamento. In questo, il veterinario pubblico ufficiale ha un ruolo di sentinella e di prevenzione fondamentale, sia per l’interlocuzione con il medico competente e con il datore di lavoro sui requisiti igienici sanitari anche degli ambienti comuni di lavoro, sia per la condivisione dei luoghi di lavoro e rischio professionale lavorativo – come la triste esperienza USA insegna. Di sicuro ci sono tutti gli elementi per una prioritizzazione del rischio: a) macelli di grandi animali vs macelli avicoli e cunicoli; b) presenza/assenza di laboratorio di sezionamento; c) manodopera locale o reclutata tramite cooperative; d) gestione aziendale.
Didascalia alle figure e tabelle:
- Principali macelli industriali coinvolti negli USA
- Immagine di distanziamento in un laboratorio di sezionamento carni
- Raccomandazioni CDC/OSHA sulle precauzioni da prendere in laboratorio di sezionamento
- Elenco preliminare, e non definitivo aggiornato al 27 Aprile, della situazione USA