Ministro Speranza c’è chi teme un rallentamento in Aula tra emendamenti e lavoro delle Commissioni…
«I tempi parlamentari saranno i più veloci possibile. Potrei anche usare i poteri di estrema urgenza ma essendoci un percorso avviato sono rispettoso del lavoro del parlamento. Bisogna fare presto per dare una risposta immediata. Uno Stato serio e rigoroso non sottovaluta quello che accade nelle prime linee degli ospedali. Bisogna intervenire con grande fermezza. Dobbiamo avere cura di chi ci cura. Credo che entro i primi mesi del 2020 approveremo la legge».
Ci sarà spazio per attribuire ai camici bianchi la qualifica di pubblico ufficiale?
«È previsto dalla pdl Rostan di cui sono firmatario. Nel merito la norma approvata al Senato all’unanimità tratta un tema che sta a cuore a tutte le forze politiche. Di fronte a un’emergenza del genere si abbassano le bandiere di parte e le decisioni si assumono nella maniera più unitaria possibile. Il testo, già molto positivo, lo si può migliorare alla Camera con un sereno dibattito parlamentare. Sulla procedibilità di ufficio la valutazione è già nel testo e il parlamento deciderà se esplicitarla ulteriormente».
Pensa da ministro a qualche correttivo?
«Ascolteremo le forze sociali e gli Ordini professionali. L’idea è di un ulteriore ampliamento della protezione coinvolgendo oltre al personale che lavora nelle corsie e negli ospedali, tutto il personale del comparto salute compresi i veterinari».
Perché i veterinari?
«Vi è evidenza di violenze. Sono anche molto aumentate le donne impiegate in questo settore».
C’è chi invoca nuove più stringenti regole di ingaggio delle guardie giurate per funzioni di pubblica sicurezza. Lo ritiene praticabile?
«Riflettiamo, ma lo stesso prefetto di Napoli ha sottolineato che non si può immaginare di militarizzare gli ospedali sottraendo personale alle volanti. Bisogna affidarsi anche alla tecnologia».
Le guardie già ci sono ma non hanno funzioni di polizia…
«Questo aspetto è in fase di valutazione in sede parlamentare. Ma vorrei essere chiaro. La repressione è solo una parte delle azioni da mettere in campo».
Quali gli altri fronti?
«Vogliamo rimettere al centro dell’agenda del Paese la salute delle persone, un tema centrale della nostra Costituzione. Abbiamo un Servizio sanitario che a differenza che in altri Paesi è ispirato a principi di universalismo ed equità. Prerogative preziose da difendere e riaffermare».
Come?
«Siamo partiti con atti molto concreti come l’abolizione dal prossimo anno del superticket. Una mia proposta messa in bilancio che rompe il meccanismo per cui oltre ai 36 euro delle prestazioni si pagano altri 10 euro sulle visite specialistiche. Abbiamo inoltre accresciuto di 2 miliardi il fondo sanitario del 2020 a fronte di stanziamenti di 1 solo negli ultimi anni. Altri 2 miliardi vanno all’ammodernamento delle strutture e alle spese per nuove tecnologie. Tutto questo non si vedeva da tempo e lo abbiamo fatto nonostante una congiuntura difficile».
Quali sono le altre misure?
«L’ultima cosa che sono riuscito ad ottenere, sempre in ambito salute, sono 235 milioni per far arrivare nei 50mila studi dei medici di medicina generale strumentazioni per la diagnostica di primo livello. A cosa serve? A ridurre le liste di attesa e gli accessi impropri ai Pronto soccorso, per una risposta al cittadino malato di prossimità».
La Campania uscirà dal commissariamento?
«Posso solo dire che esistono corrette relazioni istituzionali ed è in corso una valutazione tecnica. Il mio auspicio è che la situazione possa evolvere in maniera positiva nelle prossime settimane».