Lupi con il radiocollare, per emettere segnali Gps che avvertano gli allevatori dei dintorni e per sperimentare barriere virtuali. La nuova frontiera della lotta alle predazioni di bestiame è un progetto sperimentale della Regione, iniziato nella notte fra lunedì e martedì nella parte vicentina del Monte Grappa: una femmina di lupo di 35 chili è stata catturata e dotata di radiocollare. Scettici gli allevatori: «Se oggi tutti i lupi di tutti i branchi fossero dotati di collare satellitare, il problema sarebbe risolto. Ma ci vorranno anni per arrivarci e nel frattempo le malghe rischiano di restare vuote», avverte il presidente veneto dell’Arav, Floriano De Franceschi.
Quanto il problema sia reale lo dicono i dati che l’assessore regionale all’Agricoltura, Giuseppe Pan, ha diffuso qualche giorno fa: nei primi sette mesi dell’anno il lupo in Veneto ha preso di mira 191 capi di bestiame, in occasione di 97 predazioni. A queste vanno aggiunte altre 30 pecore sbranate la scorsa settimana a Enego nella piana di Marcesina. L’anno scorso gli episodi di predazione erano stati 196, con 71 richieste di indennizzo per 61 mila euro di danni accertati (l’ente regionale ne ha già erogati 13 mila).
Fra le contromisure avviate era stata annunciata anche la cattura e l’applicazione dei radiocollari ai lupi. Si è iniziato lunedì notte, con una lupa bloccata sul Grappa dove da un paio d’anni è segnalato un branco stanziale: l’animale – secondo il protocollo di intervento approvato dall’istituto Ispra e dal ministero dell’Ambiente – è stato sedato, quindi sono stati fatti prelievi per la genetica ed è stato apposto il collare satellitare. Ora lo strumento, tramite segnali Gps, consentirà di seguire con regolarità comportamenti e spostamenti della lupa rimessa in libertà. Non solo: si spera in questo modo di attivare, in via sperimentale, nuovi sistemi di allerta rapida per gli allevatori ogni qualvolta l’animale supererà «barriere virtuali» installate sul territorio.
Il progetto di catture e applicazioni di radiocollari è stato finanziato dalla Regione con 150 mila euro, se ne occupa il dipartimento di Medicina veterinaria dell’università di Sassari coordinato dal professor Mario Apollonio. «Ora sarà possibile testare i nuovi sistemi di allerta rapida, in grado di segnalare l’approssimarsi dell’animale a determinate aree sensibili. Ringrazio gli allevatori e il mondo venatorio locale che hanno collaborato negli appostamenti e nel paziente lavoro di “aggancio” dell’animale», dichiara l’assessore Pan. Le catture riprenderanno a fine estate anche in altri punti del Veneto.
«È una cosa in più e io, che da 12 anni ho una stalla avanzata in cui le mucche si fanno mungere da sole da una macchina, so che la tecnologia aiuta moltissimo – osserva De Franceschi, dell’Arav – quello che non mi convince sono le tempistiche: ci vorranno due o tre anni, forse di più, a mettere il radiocollare a tutti i lupi. Con i branchi che peraltro stanno crescendo. Troppo tempo per portare la situazione sotto controllo: visto che li catturano, a questo punto potrebbero portarli altrove. In definitiva, temo che la convivenza fra allevatori e lupi sia impossibile: la specie in qualche modo va controllata».
Il Corriere del Veneto