Il San Giacomo diventerà un ospedale su due gambe, una poggia sullo Iov e l’altra sul San Valentino di Montebelluna. A dettare la metamorfosi sono le nuove schede ospedaliere varate dalla Regione per riformare la sanità veneta da qui al 2023.
CASTELFRANCO. La cosa che più preoccupa i cittadini della Castellana è la cancellazione del reparto di Chirurgia nel loro ospedale. L’unica concessione annunciata dalla Regione: 15 posti letto chirurgici transitori fino a quando l’Istituto oncologico veneto non entrerà pienamente a regime. «Allo Iov verrà trasferita una parte della Chirurgia che è molto importante», sottolinea l’assessore regionale alla Sanità e al Sociale Manuela Lanzarin. «Si sta procedendo per passaggi, è chiaro che l’ospedale di Castelfranco serve un bacino di popolazione molto importante e nelle schede ospedaliere abbiamo mantenuto per il San Giacomo la forte valenza di area Medica mentre la parte Chirurgica è demandata allo Iov e anche a Montebelluna. Avremo un ospedale con due gambe», aggiunge l’assessore. Diversa la lettura che ne danno i sindacati. Anaao e Cgil in testa: l’ospedale di Castelfranco guadagna lo Iov, ma di fatto perde una gamba e il San Valentino di Montebelluna gli farà da stampella. «Oggi, soprattutto per quanto riguarda le emergenze-urgenze e i traumi stiamo studiando una soluzione che permetta di avere delle garanzie rispetto alla popolazione che gravita attorno al territorio della Castellana. La proposta che verrà formulata andrà in questo senso», prosegue Lanzarin.
TAGLIO DEI POSTI LETTO. Sulla carta la Chirurgia di Castelfranco perderà 89 posti letto, il sacrificio più pesante, visto che in tutta l’Usl 2 verranno tagliate 152 postazioni, da 2. 532 a 2. 380, mentre il privato ne guadagna 59, secondo i calcoli dell’Anaao. «La grande specialità è stata concentrata negli ospedali hub del capoluogo di provincia mentre per il privato abbiamo privilegiato di più la parte riabilitativa ed extra regione. La Quinta Commissione sta lavorando ma i numeri sono inferiori, rispetto a quelli che qualcuno ha indicato, perché vanno considerati i posti letto inattivi che le Usl ci avevano confermato e che avevamo “chiuso”».
NASCITE A VITTORIO. Resta, invece, intatto il punto nascita di Vittorio Veneto. Oggi la struttura opera in deroga alla normativa dato che viaggia sull’ordine dei 450 parti/anno, collocandosi al di sotto dei 500 indicati dal Ministero della Salute e ben lontana dai 1. 000 parti/anno che l’Organizzazione Mondiale della Sanità richiede per assicurare adeguati livelli clinici e di sicurezza per garantire la salute di mamme e nascituri. «In Veneto ci sono 8 punti nascita che non rispettano i limiti. Di questi 5 tra i quali Vittorio Veneto, Asiago e Venezia che hanno avuto la deroga ministeriale vista la collocazione in situazioni di montagna o lagunari molto precise. Gli altri tre, invece, non hanno avuto la deroga e dovrebbero chiudere. Si tratta di Piove di Sacco, Valdagno e Adria», aggiunge lei. Ma nelle schede ospedaliere non si parla di chiusure. «Abbiamo deciso di mantenere anche i tre senza deroga visto che è in itinere a livello centrale una discussione sui parametri che riguardano i punti nascita con il nuovo Patto per la Salute», sottolinea Lanzarin. Se ne parlerà martedì durante l’audizione con il ministro della Salute Giulia Grillo in vista del nuovo accordo finanziario tra Stato e Regioni per potenziare il sistema di governance della sanità individuando strumenti per renderlo più equo, universale e rispettoso dei Lea, i livelli essenziali di assistenza, a beneficio di tutti i cittadini. Assessore, è pericoloso nascere a Vittorio Veneto? «Non sono un medico e non mi permetterei mai di fare dichiarazioni di questo tipo, le faranno i medici. Mi attesto a quelli che sono i parametri che abbiamo e al fatto che il governo ci ha autorizzato a tenere aperto Vittorio Veneto». (Valentina Calzavara)
LA TRIBUNA DI TREVISO – Domenica, 14 aprile 2019