La commissione sanità del Consiglio regionale ha approvato giovedì scorso un primo testo di legge relativo alla tutela degli animali d’affezione in prevenzione dei maltrattamenti, dell’abbandono e del randagismo. Il testo deriva dall’integrazione tra due diversi Pdl, il 160/2016 e il 348/2018, primi firmatari rispettivamente Alessandro Montagnoli (Lega) e Andrea Zanoni (Pd), che erano stati presentati in commissione prima della pausa estiva. In quella occasione il Sivemp Veneto aveva chiesto, inutilmente, di essere sentito in audizione e quindi aveva inviato alla presidenza della commissione un documento di osservazioni alle due proposte, offrendo anche la propria collaborazione nella fase di elaborazione delle nuove norme. Da allora nessuna notizia. A distanza di oltre otto mesi ora, dopo due successive sedute, la V commissione ha rapidamente licenziato un testo unificato tra i due Pdl. Testo che passerà nelle prossime settimane al vaglio della prima commissione, per il giudizio di congruità finanziaria, e quindi della Conferenza per le autonomie locali, prima di tornare in V commissione e infine approdare in aula del Consiglio regionale.
Il Sivemp Veneto attende di conoscere i contenuti del testo approvato dalla V commissione per una valutazione approfondita.
Di seguito l’articolo del Giornale di Vicenza del 6 aprile
Animali d’affezione, la Regione sta riscrivendo le regole di gestione e possesso. La legge oggi in vigore è del 1993. Si punta a mandarla in pensione per dare un nuovo assetto viste le novità normative già introdotte che considerano gli animali esseri viventi dotati di sensibilità psico-fisica e quindi soggetti di diritto. Il percorso è appena iniziato. Giovedì in Commissione sanità sono state illustrate le due proposte sul tavolo: quella di Alessandro Montagnoli, Lega, e quella di Andrea Zanoni, Pd. Il lavoro della Commissione è stato quello di unificare due testi, apportando le prime modifiche. Un lavoro non da poco visto che la versione del dem inseriva numerosi punti contestati: dal divieto di far esplodere botti, alla caccia a meno di 500 metri da rifugi per cani e gatti fino alla realizzazione di spettacoli circensi. Non solo. Anche il microchip obbligatorio per i gatti (oggi è su base volontaria). Ma tutto è stato stralciato. Almeno per il momento, visto che ora la bozza sarà valutata dalla Commissione bilancio (stanziamento di 200 mila euro) e dalla Conferenza per le autonomie locali. Poi il ritorno in Commissione e via, in Consiglio dove sarà nuovamente discussa e votata definitivamente. Intanto, in questa prima sessione si sono viste scintille non solo tra schieramenti opposti, ma si è assistito al fuoco amico di Sergio Berlato (Fdl) che ha criticato la proposta di Montagnoli, suo alleato in Regione. Berlato aveva già iniziato la scorsa settimana, ad un incontro pubblico a Vicenza sulla caccia, sbeffeggiando il provvedimento del leghista sui temi innovativi che la legge introduce. E, cioè, il pronto soccorso per gli animali e l’accesso negli ospedali e case di riposo per gli animali di affezione. Punti che restano parte integrante della bozza. In sintesi, si prevede che vengano predisposti presso i rifugi pubblici un servizio di pronta reperibilità di primo soccorso tramite medici veterinari dipendenti o libero-professionisti accreditati. Il servizio sarà a pagamento. La consigliera Sonia Brescagin (Lista Zaia) ha emendato prevedendo, come annunciato dallo stesso governatore, agevolazioni per chi è in difficoltà economica. Altro punto innovativo è l’accesso degli animali in ospedale e nelle case di riposo per visite o per viverci con i paziente, a seconda delle situazioni che andranno normate dalle Ulss.
Il progetto di legge regolamenta poi la Pet therapy e la realizzazione dei cimiteri per animali. C’è poi un articolo che facilita l’uso di eccedenze alimentari delle mense aziendali, per esempio, da parte di chi gestisce ricoveri per animali abbandonati. Sulle finalità della legge tutti si sono detti d’accordo: e cioè il contrasto ai maltrattamenti e all’abbandono degli animali di affezione. Ma sul termine “di affezione” è stato scontro. Nella versione del Pd sono considerati «anche gli animali usati negli zoo, nei circhi, nella caccia nonché i piccioni di città». Un allargamento che è stato bocciato. Molti ancora i punti destinati a far discutere: le modalità di iscrizione al futuro Albo regionale delle associazioni e il ruolo delle guardie venatorie.
CRI.GIA – Il Giornale di Vicenza