Era una femmina di capodoglio di 8 metri. Nel suo ventre portava un feto di 2,37 metri, che dalle analisi però è risultato deceduto prima della madre e in parziale stato di decomposizione. L’esemplare è stato trovato spiaggiato dal custode di un residence a Cala Romantica, non lontano da Porto Cervo, una delle località più esclusive della Sardegna.
«Appena siamo stati avvertiti, ci siamo attivati subito per vedere se si trattava di un esemplare che avevamo già classificato nel Canyon di Caprera, la nostra zona di studio a 20 miglia dalla costa dove sono presenti sette delle otto specie di cetacei che nuotano nel Mediterraneo occidentale», spiega Luca Bittau, biologo marino e coordinatore di SeaMe (Scientific Education & Activities in the Marine Environment), Onlus fondata da giovani ricercatori sardi che, al posto di migrare, hanno deciso di restare nell’isola per studiare e tutelare il mare e in particolare i cetacei.
«In collaborazione con l’Istituto zooprofilattico di Sassari e la facoltà di veterinaria dell’Università di Padova abbiamo effettuato la necroscopia sui resti del capodoglio e siamo rimasti sgomenti — prosegue —. Lo stomaco era riempito per due terzi da rifiuti, in gran parte plastica, per un totale di 22 chili. Il resto era occupato da becchi di calamari, il principale alimento di questi cetacei». C’era di tutto: buste e tubi di plastica contorti, pezzi di reti da pesca, piatti e bicchieri sempre di plastica, anche un sacchetto di detersivo con ancora il codice a barre ben in evidenza. «Pensiamo che tutta questa massa di rifiuti abbia impedito ai resti alimentari di passare nell’intestino per essere poi espulsi», ipotizza Bittau. «I capodogli hanno l’abitudine di andare ad alimentarsi sui fondali, dove si accumulano i rifiuti. In questo modo sollevano le buste di plastica che tornano a galleggiare, le scambiano per calamari di cui sono ghiotti e le ingeriscono. Adesso tutti gli oggetti trovati nello stomaco del capodoglio saranno selezionati e classificati, poi sarà eseguito uno studio tossicologico sui tessuti dell’animale. Abbiamo chiesto che lo scheletro venga conservato, insieme ai rifiuti, come monito sullo stato del Mediterraneo e di come la plastica stia minacciando la vita e gli habitat degli animali marini».
L’area tenuta sotto controllo da SeaMe è una zona di transito dei cetacei dal Tirreno meridionale al mar Ligure. «Abbiamo avvistato anche l’unico esemplare di capodoglio albino del Mediterraneo», dice Bittau. «Sembrava uscito direttamente dalle pagine di Moby Dick».
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