Cozze, vongole, ostriche, capesante, canestrelli: quando si parla di molluschi bivalvi i consumatori italiani sono fiduciosi circa le loro capacità di sceglierli, cucinarli e mangiarli senza contrarre tossinfezioni. In effetti rispettano molte delle buone pratiche consigliabili per preparare e consumare questi alimenti; tuttavia hanno le idee un po’ confuse su quali sono i rischi effettivi che i bivalvi comportano, e una fiducia eccessiva nelle proprie abitudini può portare a sottovalutare questi rischi sia in casa che al ristorante.
È quanto emerge da uno studio dell’Osservatorio dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie che ha indagato le preferenze e i comportamenti delle persone nel consumo dei molluschi bivalvi, oltre che le loro conoscenze e percezioni sui rischi che questi alimenti comportano. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Food control e parte di una ricerca più ampia finanziata dal Ministero della Salute, aveva l’obiettivo di raccogliere informazioni utili per la produzione di materiali di comunicazione del rischio efficaci, in grado di favorire l’adozione di pratiche corrette per la preparazione e il consumo dei molluschi bivalvi.