È vero che la campagna elettorale per le prossime elezioni in Sardegna è un’occasione troppo ghiotta per non cavalcare la protesta degli allevatori di ovini. Però è altrettanto vero che questa problematica si affronta con le capacità dei ministeri competenti: in particolare delle Politiche agricole (Mipaaft) e dello Sviluppo economico (Mise). Lascia invero perplessi l’intervento diretto del ministero degli Interni, che ieri ha riunito un tavolo per discutere del basso prezzo del latte, con la presenza di una sola organizzazione agricola, aggiornando poi la riunione a domani 14 febbraio. Il tutto quando già il premier Giuseppe Conte, lunedì in Sardegna, annunciava un tavolo per il 21 febbraio. Lasciano ancora più perplessi le prime conclusioni dell’incontro con Matteo Salvini: «Interventi di sostegno ai pastori per le perdite economiche, legate alla mancata produzione e ai bassi prezzi – spiega il ministero salviniano – e la sospensione delle attività del Consorzio di tutela del Pecorino Romano Dop, finalizzata all’approvazione di un nuovo piano di produzione». Disattesa invece la proposta del ministro delle Politiche agricole, il leghista Gian Marco Centinaio, di sospendere la protesta fino all’incontro a Palazzo Chigi con Conte. In tutta questa vicenda del latte in Sardegna c’è in definitiva un cortocircuito istituzionale, con il ministero degli Interni che entra a gamba tesa su temi dove sono titolati altri due ministeri, Mipaaft e Mise appunto. È come se improvvisamente il ministro Centinaio delle Politiche agricole si occupasse di ordine pubblico ed emanasse direttive per togliere i blocchi stradali in Sardegna, per impedire i picchetti davanti alle aziende e per far circolare in sicurezza i Tir stranieri. Come dicono a Milano (Salvini lo sa) «offelee fa el tò mestee»! (pasticciere fai il tuo mestiere)
Il Sole 24 Ore Roberto Iotti
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