Solo cinque giorni per verificare il possesso dei requisiti: dai redditi alla residenza
Due mesi di “fuoco” per il decollo del reddito di cittadinanza. È?atteso dal consiglio dei ministri di giovedì – secondo il timing del vice premier Luigi Di Maio – il via libera al decreto legge che entrerà in vigore il giorno successivo alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Ma l’avvio è legato a una serie di adempimenti (decreti ministeriali, verifiche da parte di Inps e Comuni, circolari attuative) da varare in tempi strettissimi, pena lo slittamento dell’operatività della nuova misura.
La macchina organizzativa sarà messa alla prova dal 1° marzo, quando una platea di 1,7 milioni di nuclei familiari (4,9 milioni di persone) potenzialmente beneficiaria del reddito di cittadinanza – i richiedenti potrebbero essere anche di più – si recherà agli uffici postali e ai Caf accreditati per chiedere informazioni. Il vicepremier Luigi Di Maio ha annunciato che verrà creato un sito ad hoc, e le domande potranno essere presentate anche in via telematica, ma c’è da attendersi che in molti preferiranno recarsi di persona. Prima ancora, dunque presumibilmente nella seconda decade di febbraio (entro 30 giorni dall’entrata in vigore del Dl), dovrà essere predisposto dall’Inps il modulo di domanda, sentito il ministero del Lavoro.
In 5 giorni la verifica Inps
Una volta presentata la richiesta (a Poste, Caf o sul sito), le informazioni contenute nella domanda saranno comunicate all’Inps entro 10 giorni lavorativi. Poi l’Inps dovrà verificare entro 5 giorni lavorativi dalla data di comunicazione il possesso dei requisiti d’accesso. C’è da chiedersi se l’Inps sarà in grado in tempi così stretti di fare le verifiche, e se lo saranno i Comuni che dovranno verificare i requisiti di residenza e di soggiorno, per comunicarne l’esito sulla nuova piattaforma informatica Siupl. Tra i soggetti coinvolti, i Caf da tempo chiedono un confronto con Governo e Inps, lamentando che la convenzione Isee 2019 non è ancora stata stipulata, e ritenendo insufficiente la dotazione finanziaria alla luce dei nuovi compiti. La card dovrà essere ritirata alle Poste.
Coinvolti tutti gli over 18
Ma da maggio c’è un altro passaggio chiave, che può presentare delle criticità, visto che il sussidio è condizionato alla dichiarazione da parte di tutti i componenti del nucleo familiare maggiorenni di immediata disponibilità al lavoro. Entro 30 giorni dall’erogazione, dovranno tutti recarsi al centro per l’impiego ed aderire ad un percorso personalizzato di accompagnamento al lavoro e all’inclusione sociale. Gli obblighi riguardano tutti i componenti del nucleo familiare maggiorenni, non già occupati, che non frequentano un regolare corso di studi e di formazione (escluso chi ha almeno 65 anni, i componenti che assistono figli con meno di 3 anni, disabili o non autosufficienti). Dovranno tutti registrarsi sulla nuova piattaforma Siupl e consultarla quotidianamente, svolgere una ricerca attiva, rispettando un diario di attività settimanali, accettare una delle tre offerte “congrue” per non perdere il sussidio. I beneficiari saranno convocati al centro per l’impiego per sottoscrivere il patto per il lavoro, le cui caratteristiche dovranno essere stabilite da un apposito decreto del ministero del Lavoro, previa intesa in sede di conferenza Stato Regioni, che dovrà definire le linee guida e i modelli nazionali.
L’incognita sui navigator
Ma i centri per l’impiego hanno un organico largamente sottodimensionato, che non è stato formato per i nuovi compiti. Ancora non si sa quando saranno operativi i “navigator” chiamati a seguire “personalmente” i beneficiari del reddito di cittadinanza, una volta presi in carico dai centri per l’impiego: dovranno essere assunti e formati, il decreto stanzia 250 milioni per il 2019 e il 2020 per Anpal servizi. Per il presidente designato, Mimmo Parisi, ne servirebbero 10mila, non si conosce con quale contratto saranno assunti. E resta un’incognita anche il mese d’ingresso delle 4mila nuove assunzioni finanziate dalla manovra, che dovranno essere distribuiti sul territorio secondo criteri da stabilire con le Regioni. Senza contare che il nuovo Sistema informativo unitario dei servizi sociali (Siuss) si rivolge alle banche dati dei centri per l’impiego che, però, non dialogano tra di loro, né con gli enti coinvolti (Agenzie delle Entrate, Inps, Camere di commercio). Inoltre, ha una dotazione informatica inadeguata la metà dei centri per l’impiego (72% al Sud e nelle Isole), che possiedono informazioni parziali sui disoccupati da collocare (dal 2005 si attende il libretto formativo in formato elettronico). Tutto ciò rischia di avere ripercussioni negative sulla presa in carico dei disoccupati, di offerta di lavoro e sui controlli.
Un’altra possibile criticità è legata all’obbligo dei beneficiari del sussidio di svolgere un’attività di pubblica utilità per 8 ore la settimana. I comuni devono ancora stabilire quali sono questi lavori. Nella seconda decade di luglio (entro sei mesi dall’entrata in vigore del decreto) gli 8mila comuni devono predisporre le «procedure amministrative utili» per l’istituzione dei progetti e comunicare le informazioni su una apposita sezione della piattaforma Siupl.
La transizione dal Rei
L’avvio del nuovo strumento è accompagnato dalla cancellazione del reddito di inclusione. Da marzo non si potrà più chiederlo: ai beneficiari del Rei il sussidio sarà erogato per la durata inizialmente prevista, e potranno chiedere il reddito di cittadinanza. Si tratta di un passaggio “a rischio” perché misure con platee differenti.
IL SOLE 24 ORE Giorgio Pogliotti