Oggi a Trieste, lunedì a San Daniele: sono le prime assemblee sindacali in programma negli stabilimenti di Kipre. l’azienda cui fanno capo Principe di San Daniele e King’s. Una crisi inattesa, comunicata con un annuncio a pagamento il 27 dicembre scorso a firma di Mario e Sonia Dukcevich: «Gli ultimi 10 anni ci hanno visto attraversare una crisi economica globale tremenda con sacrifici ed entusiasmo, fatica e convinzione. Nell’ultimo periodo abbiamo sostenuto un piano industriale che, finalmente, prevedeva la crescita. Un piano oculato, minuziosamente pianificato». Poi, «chi per prima aveva assicurato consenso e sostegno, senza nemmeno una spiegazione, ha reso vano ogni nuovo sforzo». Per ora «il gruppo sarà gestito da professisti incaricati di di tutelare i diritti di chiunque e valutare tutte le opzioni, compresa la cessione delle aziende, nel solo interesse della continuità aziendale».
La crisi ha colto di sorpresa tutti, a cominciare dai dipendenti, e arriva dopo altre difficoltà nel comparto: un fallimento (Brendolan) e una indagine per la marchiatura di prodotti non certificati (suini danesi) destinati al circuito della Dop italiana, con 103 indagati, 270mila San Daniele sequestrati e difficoltà per i produttori che si approvvigionavano dagli allevatori coinvolti. Solo nel febbraio 2017 Sace (Gruppo Cassa depositi e prestiti) e Banca Akros (Gruppo Banco Bpm) avevano annunciato una operazione da 18,6 milioni a favore del Gruppo Kipre, da oltre 60 anni leader nella vendita di prosciutti crudi e San Daniele Dop, per sostenere l’approvvigionamento delle materie prime e lo sviluppo del magazzino prodotti finiti, mantenere il presidio nei mercati europei e statunitense ed espandersi verso nuovi Paesi target (Canada, Messico e Russia).
«C’è grande sconcerto – spiega Marco Savi, Fai Cisl Friuli VG che segue direttamente lo stabilimento triestino, oltre 100 addetti – Fino a pochi giorni fa si lavorava con il doppio turno. L’azienda non ha ancora fatto alcuna comunicazione ufficiale nè un passaggio formale con le rappresentanze sindacal». Gli stabilimenti sono sei: uno a Trieste, due a San Daniele del Friuli, uno a Sossano (Vicenza) e due in provincia di Parma, per un totale di circa 500 posti di lavoro. Un gruppo da 165 milioni di fatturato, 130 milioni di indebitamento totale (71 verso le banche secondo il bilancio 2017). Il quadro è quello di un settore che cresce: l’ultimo Monitor dei Distretti segna una «continua affermazione del Prosciutto di San Daniele nei mercati esteri con crescita a doppia cifra (+1,4 milioni pari a +11,2%)»; per l’agroalimentare della regione, la migliore la performance in valore subito dopo quella del Caffè di Trieste. E lusinghieri sono anche i dati del primo anno dall’entrata in vigore dell’accordo Ceta: secondo il Consorzio del prosciutto di San Daniele (31 aziende aderenti) da settembre 2017 l’export in Canada ha segnato +35% rispetto all’anno precedente.
La crisi Kipre mette in luce anche un’altra difficoltà: «Dopo il fallimento delle banche venete, Veneto e Friuli VG hanno perso punti di riferimento – spiega Michela Del Piero, presidente di Civibank, l’ultima banca interamente di territorio,che con Kipre aveva rapporti solo di gestione ordinaria – Oggi le imprese di questi territori hanno meno interlocutori, e se le scelte si fanno lontano da qui, guardando solo ai dati, si scoprono un po’ più povere e un po’ più sole».
La direzione lavoro della Regione sta prendendo le informazioni del caso: come in altre recenti crisi aziendali è stato invocato il supporto della finanziaria regionale Friulia, presieduta da Pietro Del Fabbro, che ha al suo attivo già cinque interventi di risanamento di aziende in difficoltà «ma che mostrano solide fondamenta su cui costruire il rilancio», è stato detto nell’assemblea del 20 dicembre scorso.
il sole 24 ore
Barbara Ganz
«C’è grande sconcerto – spiega Marco Savi, Fai Cisl Friuli VG che segue direttamente lo stabilimento triestino, oltre 100 addetti – Fino a pochi giorni fa si lavorava con il doppio turno. L’azienda non ha ancora fatto alcuna comunicazione ufficiale nè un passaggio formale con le rappresentanze sindacal». Gli stabilimenti sono sei: uno a Trieste, due a San Daniele del Friuli, uno a Sossano (Vicenza) e due in provincia di Parma, per un totale di circa 500 posti di lavoro. Un gruppo da 165 milioni di fatturato, 130 milioni di indebitamento totale (71 verso le banche secondo il bilancio 2017). Il quadro è quello di un settore che cresce: l’ultimo Monitor dei Distretti segna una «continua affermazione del Prosciutto di San Daniele nei mercati esteri con crescita a doppia cifra (+1,4 milioni pari a +11,2%)»; per l’agroalimentare della regione, la migliore la performance in valore subito dopo quella del Caffè di Trieste. E lusinghieri sono anche i dati del primo anno dall’entrata in vigore dell’accordo Ceta: secondo il Consorzio del prosciutto di San Daniele (31 aziende aderenti) da settembre 2017 l’export in Canada ha segnato +35% rispetto all’anno precedente.
La crisi Kipre mette in luce anche un’altra difficoltà: «Dopo il fallimento delle banche venete, Veneto e Friuli VG hanno perso punti di riferimento – spiega Michela Del Piero, presidente di Civibank, l’ultima banca interamente di territorio,che con Kipre aveva rapporti solo di gestione ordinaria – Oggi le imprese di questi territori hanno meno interlocutori, e se le scelte si fanno lontano da qui, guardando solo ai dati, si scoprono un po’ più povere e un po’ più sole».
La direzione lavoro della Regione sta prendendo le informazioni del caso: come in altre recenti crisi aziendali è stato invocato il supporto della finanziaria regionale Friulia, presieduta da Pietro Del Fabbro, che ha al suo attivo già cinque interventi di risanamento di aziende in difficoltà «ma che mostrano solide fondamenta su cui costruire il rilancio», è stato detto nell’assemblea del 20 dicembre scorso.
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Barbara Ganz