Un’intervista a tutto campo quella che il direttore dell’Efsa, l’austriaco Bernhard Url, ha rilasciato al quotidiano spagnolo El Pais durante la sua visita Madrid. Url parla di consumo di carne (“Ne mangio sempre meno preoccupato per il benessere animale e perché credo che faccia meglio”, ammette), di biologico, di microplastiche.
Il direttore ammette che le preoccupazioni degli europei nei confronti del cibo, nonostante i controlli, aumentino. Dice Url “Sì, c’è preoccupazione nei cittadini. Pensano ‘come può essere che l’urina di mio figlio abbia il glifosato?’ Noi rispondiamo: la concentrazione è così bassa che non c’è alcun rischio. La gente risponde: ma non voglio che l’urina dei miei figli abbia il glifosato. Questo ci porta a un’altra domanda: che tipo di agricoltura vogliamo? Vogliamo pesticidi o no? Se lo facciamo, dove sono i rischi e chi ne beneficia? È una discussione politica. Non si tratta di scienza, ma di valori, di economia. Non dovremmo mescolarlo con la scienza basata sull’evidenza. Inoltre, c’è un altro aspetto. Il cibo non viene più prodotto nel campo del vicino. Viene dalla Nuova Zelanda, dal Cile, dal Canada. La complessità delle catena produttiva rende impossibile il controllo assoluto. Alla fine, se vogliamo mangiare, dobbiamo fidarci”.
Alla domanda sui pesticidi e sugli effetti della presenza di più composti contemporanei negli alimenti Bernhard Url anticipa qualcosa degli effetti che l’Efsa sta studiando.
E dice al Pais: “Insieme all’Olanda pubblicheremo i primi due rapporti sugli effetti combinati dei residui di pesticidi in due organi umani, la ghiandola tiroide e il sistema nervoso. Stiamo ancora lavorando ma sulla base dei risultati è possibile che alcuni limiti massimi debbano essere riadattati”.
Una prima ammissione di quello che molti esperti, inascoltati, dicono da anni a proposito dell’effetto sinergico dei fitofarmaci. Ipotizzando che i limiti attuali, basati solo sullo studio degli effetti delle singole molecole, fossero inadeguati.