Secondo il Tribunale del Lavoro di Roma è incostituzionale trattenere il TFR dei dipendenti pubblici per diversi mesi come previsto dalle norme introdotte dal Governo Monti.
Il TFR è una retribuzione differita: si tratta infatti di una somma accantonata dal datore di lavoro che viene corrisposta al dipendente alla conclusione del rapporto di lavoro.
Conosciuto anche come liquidazione o buonuscita, il TFR (trattamento di fine rapporto) spetta sia ai dipendenti privati che agli statali.
Per quest’ultimi, però, i tempi necessari per ricevere quanto spetta sono più lunghi e variano a seconda della causa che ha portato alla cessazione del rapporto lavorativo. Ad esempio, il TFR viene pagato dopo 105 giorni in caso di decesso o inabilità del dipendente pubblico, mentre qualora questo vada anticipatamente in pensione dovrà attendere oltre 2 anni per la liquidazione.
Per i dipendenti privati, invece, i tempi sono decisamente più ristretti poiché nella maggior parte dei casi – ma molto dipende anche dal datore di lavoro – il TFR viene corrisposto dopo un massimo di 45 giorni.
La colpa di questa disparità di trattamento è da attribuire al decreto Salva Italiaapprovato nel 2011 dal Governo Monti il quale ha introdotto alcune norme per far quadrare i conti vista l’emergenza economica in cui allora si trovava il Paese.
Norme che hanno allungato i tempi per il pagamento del TFR per i dipendenti pubblici che però presto potrebbero essere abrogate; il Tribunale del Lavoro di Roma, infatti, ha ravvisato gli estremi di incostituzionalità per questa norma e di conseguenza ha inviato gli atti alla Corte Costituzionale alla quale adesso spetterà la decisione definitiva.
Quindi potrebbe essere vicina una svolta per i dipendenti pubblici i quali tornerebbero a ricevere il TFR il prima possibile e non più dopo diversi anni.
TFR dipendenti pubblici: quando viene pagato oggi?
Il TFR nel pubblico impiego è riconosciuto solamente a coloro che sono stati assunti dopo il 31 maggio 2000 (se con contratto a tempo determinato) o il 31 dicembre 2000 (se a tempo indeterminato). Agli assunti prima di queste date viene riconosciuto invece il TFS, il trattamento di fine servizio che ha natura retributiva e previdenziale.
Come anticipato però la data del pagamento differisce dalla motivazione che ha comportato la cessazione del rapporto di lavoro. Secondo la normativa vigente, infatti, il dipendente pubblico ha diritto al TFR:
- entro 105 giorni: se il rapporto di lavoro è cessato per inabilità o decesso;
- dopo 1 anno: se il rapporto di lavoro è cessato per il pensionamento e raggiungimento dei requisiti di servizio o età;
- dopo 2 anni: se il rapporto di lavoro è cessato per dimissioni volontarie, licenziamento o destituzione.
Per quanto riguarda i lavoratori collocati in quiescenza c’è un’ulteriore precisazione da fare: questi hanno diritto al TFR dopo 12 mesi solamente quando il trattamento pensionistico è senza penalizzazioni. In caso contrario la liquidazione viene pagata dopo 24 mesi.
Tuttavia trattenere la liquidazione per così tanti mesi potrebbe essere incostituzionale; lo ha stabilito il Tribunale del Lavoro di Roma, il quale ha girato la questione alla Corte Costituzionale.
Quando deve essere pagato il TFR dei dipendenti pubblici?
Una dipendente del Ministero della Giustizia supportata dal sindacato Confsal-Unsa (lo stesso che fece dichiarare incostituzionale il blocco dei contratti del pubblico impiego) si è rivolta al Tribunale del Lavoro di Roma per fare ricorso contro l’INPS, colpevole di aver trattenuto la sua liquidazione per più di 27 mesi.
Il Tribunale di Roma ha accolto il suo ricorso dichiarando che le misure introdotte per far fronte alla crisi economica del Paese non possono essere “permanenti e definitive”. Queste essendo legate alla gravità della situazione economica in un determinato periodo di crisi devono venir meno una volta che viene ristabilita la normalità.
Ecco perché oggi questa differenza di trattamento tra dipendenti pubblici e privati non ha motivo di esistere.
Inoltre, come ribadito dai giudici del Tribunale di Roma, il TFR va retribuito tempestivamente poiché bisogna considerare che il lavoratore “specie se in età avanzata, in molti casi si propone, proprio attraverso l’integrale ed immediata percezione del trattamento, di recuperare una somma già spesa o in via di erogazione per le principali necessità di vita ovvero di fronteggiare in modo definitivo impegni finanziari già assunti”.
L’ultima decisione però spetterà alla Corte Costituzionale la quale nelle prossime settimane avrà il dovere di valutare la questione di incostituzionalità mossa dal Tribunale di Roma; solo dopo la pronuncia della Consulta, quindi, sapremo se i dipendenti pubblici torneranno a ricevere il TFR nei tempi adeguati.