Sono arrivati i primi risultati del Piano di Sorveglianza Sanitaria della Regione sulla popolazione colpita dall’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche. Il Piano deve monitorarne altre 75 mila. Almeno la metà dei residenti esaminati ha valori oltre la soglia per quattro delle sostanze perfluoroalchiliche nel sangue. Maggiore concentrazione di Pfoa negli uomini.
Le analisi compiute finora in attuazione del Piano di Sorveglianza Sanitaria sulla popolazione veneta esposta a Pfas hanno già interessato 9.757 persone delle 84.852 che verranno coinvolte alla fine della complessa operazione di valutazione dello stato di salute dei cittadini residenti nei 21 Comuni dell’area di massima esposizione. Dall’inizio della sorveglianza il Programma è stato esteso, finora, al 30% della popolazione interessata dal monitoraggio, con una quota di aderenti (l’adesione alla chiamata è volontaria) di circa il 50%.
E’ questo lo stato di avanzamento delle iniziative sanitarie messe in atto dalla Regione del Veneto in relazione al grave inquinamento da sostanze perfluoro alchiliche riscontrato, in particolare, in alcune aree delle Province di Verona, Vicenza e Padova, contenuto nel Quinto Rapporto specifico, realizzato dalla Direzione Prevenzione dell’Area Sanità e Sociale e diffuso oggi.
Al 18 marzo scorso, giorno di “chiusura” del rapporto, risultano coinvolti tutti i Comuni interessati, e le analisi si concentrano sulle classi di nascita tra il 2002 e il 1978.
Il dosaggio è stato compiuto su dodici sostanze Pfas nel siero. I composti Pfas con valori sopra la soglia di rilevabilità identificati in almeno il 50% dei residenti sono quattro: i PFOA, i PFOS, i PFHxS e i PFNA.
PFOS E PFHxS presentano una concentrazione nel siero di 4 nanongrammi/millilitro, mentre è di molto inferiore quella per i PFNA.
I dati sul PFOA indicano invece concentrazioni medie di 51 nanogrammi/millilitro, con una variabilità anche molto ampia tra i diversi soggetti monitorati.
Ad oggi non sono state rilevate differenze evidenti nelle concentrazioni valutate per età, mentre le concentrazioni di PFOA sono circa il doppio nei maschi (68 nanogrammi/millilitro) che nelle donne (38 nanogrammi/millilitro). Secondo gli esperti della Regione, tale differenza è dovuta al fatto che le femmine in età fertile eliminano una certa quantità di sostanze attraverso il ciclo mestruale.
I 21 Comuni inseriti nell’”area rossa” sono suddivisi in due sotto aree: area Rossa A, che comprende i Comuni serviti da acquedotti inquinati prima dell’applicazione dei filtri e localizzati sopra il plume di contaminazione della falda sotterranea (Alonte, Asigliano, Brendola, Cologna Veneta, Lonigo, Montagnana, Noventa Vicentina, Pojana Maggiore, Pressana, Roveredo di Guà, Sarego, Zimella); e area rossa B, che comprende i Comuni serviti da acquedotti inquinati prima dell’apposizione dei filtri, ma esterni al plume di contaminazione della falda sotterranea (Albaredo, Arcole, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Legnago, Minerbe, Terrazzo, Veronella).
I residenti nell’Area Rossa A presentano concentrazioni di PFOA, PFOS e PFHxS significativamente più elevate rispetto ai residenti nell’Area Rossa B. Più in dettaglio, le concentrazioni mediane di PFOA e PFHxS nell’Area Rossa A (56,4 ng/ml e 4,6 ng/ml, rispettivamente) risultano quasi doppie rispetto a quelle nell’Area Rossa B (35,3 ng/ml e 2,7 ng/ml); più contenuta la differenza per quanto riguarda il PFOS (4,4 ng/ml nell’Area Rossa A, 3,3 ng/ml nell’Area Rossa B).
Questo riscontro suggerisce che, a parità di contaminazione dell’acqua potabile distribuita dall’acquedotto, anche la contaminazione dell’ambiente (maggiore nell’Area Rossa A rispetto all’Area Rossa B) abbia avuto un ruolo nel determinare il carico corporeo di PFAS.
In questa fase è oggetto di valutazione la ridefinizione dell’area contaminata e l’analisi dei dati relativi ai lavoratori ed ex-lavoratori dell’azienda produttrice di queste sostanze.
Oltre al dosaggio di dodici sostanze Pfas, il Protocollo di sorveglianza comprende un’intervista per individuare abitudini di vita non salutari e fornire informazioni e consigli su come proteggere la propria salute, la misurazione della pressione e alcuni esami del sangue e delle urine per valutare lo stato di salute di fegato, reni e tiroide e l’eventuale presenza di alterazioni del metabolismo dei grassi e degli zuccheri. Tali analisi generali hanno lo scopo di fare il punto sullo stato di salute delle persone collegato ai singoli stili di vita, anche a prescindere dall’aspetto della contaminazione da Pfas.
Per quanto riguarda gli esiti di quest’ultimi risulta che il 21% dei soggetti (2.061 su 9.757) ha un valore di colesterolo totale fuori norma (ovvero superiore a 190 mg/dl), percentuale che cresce molto suddividendo il dato per età (quasi del 40% per i soggetti nati tra il 1987 ed il 1978). Tutti gli altri parametri presentano percentuali di valori fuori norma intorno al 4-5%.
Allo scopo di prendere in carico quei soggetti con valori bioumorali alterati in un’ottica di prevenzione e di tutela della salute dei cittadini, è stato creato il percorso di II° livello con l’attivazione degli ambulatori specialistici di endocrinologia e di cardiologia.
Al 18 marzo 2018 sono 5.212 i soggetti per i quali è stato indicato di iniziare il percorso di presa in carico, pari al 53% dei soggetti per ora coinvolti nel I° livello e per i quali sono disponibili i valori bioumorali. Il 13% ha ricevuto l’indicazione di prenotare una visita in entrambi gli ambulatori.
fonte: Regione Veneto – 27 marzo 2018