Dimenticate la Sardegna come l’avete sempre immaginata. Fate finta di non aver mai visto il paesaggio, di non sapere nulla del suo modello economico e della sua lingua antica. Arrivando ad Arborea, che sulla carta geografica e nella realtà risulta nella provincia di Oristano, si ha la sensazione di aver perso la bussola. Le case in mattoni d’argilla tipiche del Campidano qui non ci sono, le ville sono circondate da grandi stalle e lo stile architettonico non è quello che si trova negli altri paesi della zona. Al bar di fronte alla chiesa s’incontrano persone con accento veneto e quando si presentano si scopre che di cognome fanno Visintin, Casadei, Cenghialta, Gori, Puppin e Ferniani: Sanna, Porcu, Cossu, Mereu o Manca qui non sono certo la maggioranza. La storia di questo centro laborioso e benestante inizia ai tempi delle bonifiche volute dal governo fascista e realizzate da centinaia di operai veneti ed emiliani che in questo angolo di Sardegna hanno lavorato sodo e poi messo su famiglia e azienda. Parallelamente è nata la grande avventura di Arborea e della sua eccellenza produttiva, legata a doppio filo all’allevamento bovino e alla produzione di latte e formaggi.
L’organizzazione, il metodo, l’approccio e la tradizione fanno parte del segreto del successo di questa cooperativa che in 62 anni è diventata una piccola multinazionale. Qui tutti la chiamano ancora 3A, ma il marchio che ha invaso i supermercati italiani (e che ha raggiunto molte altre zona del mondo) richiama direttamente il nome del paese. Le principali catene della grande distribuzione italiane sono già state conquistate e così il fatturato sale anno dopo anno. Fino a raggiungere il record di 166 milioni di euro registrato nel 2017.
L’export cresce fino a quota 3,8 milioni, ma l’espansione di Arborea non si ferma e l’ultima mossa riguarda l’acquisizione del 100% delle quote di Trentinalatte, la società proprietaria dei brand “Trentina” e “Collina Felice”, specializzate nella produzione di yogurt. «Nella nostra regione siamo leader indiscussi – spiega il direttore generale, Francesco Casula – Per supportare il piano di espansione, disponiamo di una piattaforma distributiva a Bologna e di una rete di vendita per il Nord e per il Sud Italia. Il prossimo obiettivo è il potenziamento dei mercati asiatici. Al momento, siamo presenti in Vietnam, Filippine, Singapore, Corea del Sud, ma anche a Hong Kong e a Macao, dove il nostro latte viene distribuito nelle scuole».
L’isola felice delle mucche, come recitava uno spot di successo di qualche anno fa, raccoglie il frutto della produzione di 228 aziende associate, che estendono i loro allevamenti su circa 8 mila ettari. Tutto latte munto in Sardegna: 206 milioni di litri all’anno (cioè 530 mila al giorno) proveniente da 40 mila capi bovini, in aggiunta ai 6 milioni di litri assicurati dagli allevamenti caprini e ai quasi 2 milioni forniti dai nuovi allevamenti ovini associati. «Tutti sono sottoposti a rigidi controlli, perché monitorare l’intera filiera, a iniziare dal foraggio, ci dà la garanzia di un prodotto di altissima qualità – sottolinea il direttore – Da 60 anni i nostri fornitori sono sempre gli stessi allevatori e questa per noi è un’ulteriore certezza».
Lo stabilimento principale, alla periferia della cittadina, è una macchina sempre in movimento e dove lavorano 350 persone. Da qui, e dall’altro impianto di San Gavino Monreale (provincia di Cagliari), ogni mattina 90 automezzi trasportano in mezza Italia il latte fresco e i prodotti che arrivano dal cuore bianco della Sardegna.
La Stampa – 5 marzo 2018