“I campionamenti che la Regione Toscana sta conducendo sulle sue acque per accertare il grado di inquinamento da Pfas sono il segno che non raccontavamo balle e che questi inquinanti sono un problema di molte parti d’Italia e non solo del Veneto”. Parole del presidente della Regione Luca Zaia a commento di quanto riportato sul sito dell’Arpa toscana in cui viene riportato che non esistono norme europee o nazionali che abbiano fissato dei limiti per la concentrazione di queste sostanze nell’acqua. Solo il Veneto li ha messi e “se non ci fossero – sostiene Zaia – anche le altre Regioni non saprebbero da che parte affrontare il problema. Avere noi investito 3 milioni di euro per il laboratorio e apparecchiature specifiche; aver messo in piedi una task force di superesperti; essere intervenuti subito sugli acquedotti con i filtri per garantire acqua pulita, tutto questo ci ha messo nelle condizioni di essere ormai riferimento nazionale non già perché più inquinati, ma perché siamo stati i primi ad aver studiato il fenomeno ed aver operato a tutela della gente”.
Alle parole di Zaia, sul medesimo argomento, interviene anche l’assessore regionale all’ambiente Gianpaolo Bottacin che ha rilevato: “Purtroppo in Italia esistono solo gli obiettivi di performance per le acque potabili indicati nel 2014 dall’Istituto Superiore di Sanità, che consentono l’erogazione di acqua con un livello complessivo di Pfas di 1030 ng al litro e questo non fa che confermare l’assoluta assenza del governo nazionale in questa delicatissima partita fondamentale per la salute dei cittadini. Come Veneto siamo ben lieti di essere un esempio virtuoso per molte regioni, anche se a volte cogliamo con stupore il fatto che di una problematica tanto delicata qualcuno ne parli come se esistesse solo in Veneto, quando nella realtà dei fatti il Veneto è la prima Regione che invece si è mossa per risolvere un problema che coinvolge diversi altri territori”.