Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin declassa il Veneto: la regione di Luca Zaia che si vantava di essere punto riferimento per la sanità italiana, la cosiddetta “benchmark”, non è più nella lista dei virtuosi. Solo che il Veneto a questo declassamento non ci sta: «Il ministro ha utilizzato dati vecchi pur avendo quelli aggiornati che ci avrebbero fatto rientrare in gioco. La sua classifica noi la respingiamo». La commissione Salute della Conferenza delle Regioni, che ieri avrebbe dovuto prendere atto della nuova classifica del ministero, ha accolto la richiesta dell’assessore veneto Luca Coletto: «Il voto è stato rinviato».
IL DECLASSAMENTO Il documento del ministero della Salute che esclude il Veneto dalla graduatoria delle regioni virtuose è datato 15 novembre ed è indirizzato alla presidenza del Consiglio dei ministri e alla Conferenza Stato-Regioni. Sedici pagine, comprese una serie di tabelle con i calcoli dell’Indicatore per la qualità e l’efficienza (Iqe) per decretare “le cinque regioni eligibili ai fini della predisposizione della proposta di riparto del fondo socio-sanitario 2018” da cui poi la Conferenza Stato-Regioni deve individuare la terna delle “virtuose”. Una classifica che vede al primo posto Toscana seguita da Marche, Umbria, Emilia Romagna, Lombardia. E il Veneto? Escluso. Il Veneto – che fino a quest’anno era nella terna delle regioni benchmark assieme a Marche e Umbria per la definizione dei costi medi standard in sanità – ha avuto “solo” 189 punti nella griglia dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) e un Indicatore per la qualità e l’efficienza pari a zero (contro il 10 della Toscana e il 2 della Lombardia). Troppo poco per entrare nella rosa.
LE REAZIONI A Palazzo Ferro Fini e negli ambienti sindacali la notizia del declassamento del Veneto viene accolta senza neanche tanto stupore. dal momento che è da tempo che il Pd contesta le politiche sanitarie di Palazzo Balbi, senza contare gli attriti con i medici di base che sono arrivati a proclamare un pesante sciopero per la mancata attuazione del piano socio-sanitario. Uno dei commenti più sferzanti arriva dal segretario della Funzione pubblica Cgil, Daniele Giordano: «Una sconfitta, un vero e proprio allarme rosso su cui riflettere e su cui si sarebbe fatto bene a discutere per tempo invece di impegnarsi sulla fantomatica Azienda Zero che rischia solo di centralizzare la gestione della sanità anziché rispondere ai bisogni di salute dei cittadini».
L’ATTACCO Ma l’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto, contesta il declassamento tanto che ieri ha scritto una lettera al ministro Lorenzin contestandole il fatto di aver usato dati vecchi: «La norma dice che si deve fare riferimento al punteggio risultato dall’applicazione della griglia valutativa dei Lea con riferimento all’ultimo anno per il quale risulti completata la procedura di verifica annuale. L’ultimo anno di cui si hanno i dati, peraltro pubblicati sul sito del ministero nel luglio scorso, è il 2015. Ma per la griglia Lea che esclude il Veneto il ministero ha utilizzato i dati del 2014».
Ieri Coletto era a Roma perché la commissione Salute della Conferenza delle Regioni, presieduta dal piemontese Antonio Saitta, avrebbe dovuto prendere atto della nuova classifica cosi che oggi la Conferenza Stato-Regioni l’avrebbe approvata. «Ho chiesto e ottenuto un rinvio – dice Coletto – C’è anche il caso del bilancio della Toscana che deve essere valutato». Fatto sta che con i dati del 2014 il Veneto è declassato: perché? «Il punteggio è calato perché erano scese le vaccinazioni spiega Coletto – Ricordo che nel 2014 abbiamo avuto il picco più basso. E rientrando le vaccinazioni nei Lea, questo ha influito nel giudizio». Ma poteva il ministero “saltare” i dati del 2014 ai fini della classifica 2018, visto che per la graduatoria 2017 è stata usata la griglia Lea del 2013?
Alda Vanzan – Il Gazzettino – 6 dicembre 2017