Svolta per la Pa. Concorsi mirati per selezionare i dipendenti pubblici. La ministra Madia: «Assunzioni ordinate per sostituire 450 mila lavoratori che andranno in pensione». Un sito internet unico per tutti i bandi e regole omogenee per le prove. Arriva l’analisi dei fabbisogni
Il cantiere per riavviare la macchina delle assunzioni nella Pubblica amministrazione si è messo in moto. Nei prossimi giorni il ministero della Funzione pubblica detterà i nuovi criteri per i concorsi pubblici e la metodologia per la rilevazione dei fabbisogni di personale nelle amministrazioni. Si tratta di due passaggi fondamentali. Le linee guida sui concorsi cercheranno di rendere omogenee le procedure, sia per quanto riguarda le materie per le selezioni, sia per la scelta delle commissioni esaminatrici. Così come ci sarà anche un sito internet unico sul quale saranno pubblicati tutti i bandi per la ricerca di personale della pubblica amministrazione. L’intenzione, comunque, è quella di procedere sulla strada di selezioni «uniche» per profili simili. La riforma del pubblico impiego stabilisce che per gli enti locali aderire ai concorsi unici è una facoltà, mentre per le amministrazioni centrali potrebbe diventare un obbligo attraverso una direttiva di Palazzo Chigi.
LA REAZIONE
Ieri, raggiunta a margine della sessione Onu sulla trasparenza, la ministra della Funzione Pubblica, Marianna Madia, ha confermato che nei prossimi anni ci saranno massicci ingressi nei ranghi delle amministrazioni. «C’è un dato di fatto», ha spiegato la ministra, «nei prossimi 5 anni andranno in pensione circa 450 mila lavoratori pubblici, una sfida, che deve consentirci di evitare una sostituzione sostanzialmente automatica». Proprio perché consapevoli di questa sfida, ha aggiunto ancora la Madia, «abbiamo già messo in pista nei mesi scorsi gli strumenti, senza fare una nuova legge o stanziare nuove risorse economiche, per un reclutamento ordinario che, dopo anni di blocchi del turnover e di assunzioni senza concorso, consenta di scongiurare gli errori del passato». Come per esempio per il superamento del precariato storico, con la stabilizzazione di tutti coloro che hanno lavorato per tre anni, anche non consecutivi, negli ultimi otto anni in un’amministrazione pubblica. E ancora, nei mesi scorsi, ha ricordato ancora la ministra, è stato stabilito lo «sblocco del turnover per quelle amministrazioni, come i comuni, che ne hanno particolare bisogno». Con la riforma del Pubblico impiego, entrata in vigore quest’estate, è stata introdotta «la nozione di fabbisogno, al posto delle dotazioni organiche, per governare un ricambio non automatico, ma selettivo e ragionato, del personale pubblico, anche consentendo assunzioni straordinarie dove queste servono, come, ad esempio, le forze dell’ordine».
Dopo l’annuncio fatto dal sottosegretario Angelo Rughetti alla Festa dell’Unità di Roma, le polemiche non sono mancate. A cominciare da chi ha fatto sottolineato il rischio che i nuovi posti siano occupati dai candidati dichiarati «idonei» in vecchi concorsi e che da anni attendono l’assunzione. In realtà le graduatorie sono state prorogate solo fino alla fine di quest’anno, mentre la riforma del pubblico impiego ha posto un tetto massimo del 20% nei concorsi, ai candidati esclusi ma considerati comunque idonei. Oggi, intanto, alla Conferenza Unificata si discuterà della gestione del personale che risulterà in esubero dopo la presentazione, prevista per il 30 settembre, dei piani di razionalizzazione delle partecipate pubbliche e che, secondo i calcoli della Cgil, potrebbe mettere a rischio il posto di lavoro di 75 mila persone. Il governo, su richiesta di Comuni e Regioni, potrebbe differire al 10 novembre la presentazione delle liste nominative degli esuberi. I lavoratori rimarrebbero in carico alle società fino alla chiusura o alla liquidazione, e poi per 24 mesi avrebbero accesso agli ammortizzatori sociali. La ministra Madia ha garantito che nessuno perderà il posto. Il meccanismo ipotizzato nel decreto per gestire le eccedenze di personale è quello della mobilità verso altre società controllate dagli enti locali. Queste ultime, fino al 30 giugno del 2018, non potranno fare assunzioni se non pescando dall’elenco degli esuberi delle società chiuse o liquidate.
Il Messaggero – 21 settembre 2017