Gentile direttore, a chi giova ignorare il lavoro di una professionalità specialistica della sanità che presidia l’esercizio di una quota rilevante del PIL oltre ad assicurare qualità e salubrità degli alimenti?
Mi sto riferendo al lavoro dei Servizi Veterinari delle Asl italiane che fa notizia solamente quando vengono sottolineati errori, carenze con grande risonanza mediatica, mentre nessuno degli organi istituzionali ne evidenzia mai la presenza e l’impegno a garantire la sicurezza alimentare pur nella complessità della normativa.
L’ultimo caso è quello delle uova al Fipronil: un antiparassitario usato negli animali d’affezione che è finito in milioni di uova distribuite in tutta europa.
Il sistema europeo di allerta prevede che in caso di non conformità igienico-alimentare di qualsiasi prodotto (uova, ma anche ricotta con listeria o tranci di verdesca con mercurio giusto per citare gli ultimi arrivi) venga attivato il sistema di allerta rapido ( RASFF) che tramite la condivisione delle liste di distribuzione del prodotto da ritirare a cascata europa- ministero della sanità- regioni-asl con modalità diverse da Regione a Regione consente di eliminare o contenere al massimo ogni rischio rilevato.
Questo avviene ad ogni segnalazione Rasff che non sempre (mai) è riportata dalla stampa.
La comunicazione istituzionale dovrebbe dare conto dei dati, attività e numeri (di prodotto sequestrato o distrutto o di sopralluoghi etc) dei circa 6000 tra veterinari pubblici e dei Tecnici della prevenzione, anche solo per dare un quadro completo ai cittadini di quello che si sta concretamente e quotidianamente facendo per la loro salute.
A questo punto per rispondere alla domanda iniziale si deve individuare chi dovrebbe essere preposto per fare ciò.
Le Asl? No. A legislazione vigente dalla modifica del titolo V Cost. la responsabilità dell’organizzazione sanitaria è in capo alle Regioni ( che hanno potere di nomina e revoca sui D.G. delle Asl ) tanto è vero che si parla di 21 sistemi sanitari diversi in Italia.
In Emilia Romagna appena due anni fa è stato soppresso il Servizio Veterinario regionale che è confluito in un Servizio di prevenzione diretto da un Medico del Lavoro che sà sicuramente tutto di antinfortunistica , ma poco o niente di Veterinaria.
La maggior parte dei Veterinari che lavorano in Regione lo fanno per uno o due gg la settimana a scavalco con il lavoro nelle Asl, mentre di quelli che sono fissi nessuno ha qualifica apicale.
Il risultato è che non c’è una comunicazione istituzionale che spieghi chi è chiamato a presidiare la sicurezza alimentare e che cosa fa. In un recente comunicato stampa degli Assessori Sanità ed Agricoltura della Regione Emilia Romagna sul caso Fipronil, in cui si riportano i risultati di un piano straordinario di campionamento, mai compare il nome dei professionisti specializzati a tale funzione (i Veterinari Ufficiali) che materialmente realizzano gli obiettivi del piano, ma si parla genericamente del Servizio sanitario regionale.
Dall’altra parte però i vertici regionali si ricordano benissimo del Servizio Veterinario quando si tratta di risparmiare e sopprimono unità operative complesse e semplici nella stessa Regione come nelle Asl o quando non danno l’autorizzazione per la copertura di posti vacanti.
Il Governatore (come è di moda chiamare i Presidenti regionali) recentemente ha invocato maggiore autonomia dallo Stato centrale in tema di Sanità. Penso che prima sarebbe meglio dimostrare di conoscere il lavoro di chi è sottoposto alla sue decisioni ( e a quelle dei suoi Assessori).
I cui atti, invece, sembrano essere volti ad una sempre minore valorizzazione del sistema di controllo veterinario pubblico sulla sanità animale, sul benessere degli animali, sulle produzioni zootecniche, sulle malattie trasmissibili dagli animali all’uomo e sugli alimenti.
Per questo scopo il silenzio è d’oro.
Dr. Luca Turrini
Segretario regionale SIVEMP
Regione Emilia Romagna
Quotidiano sanità – 12 settembre 2017