E’ pressoché pronto il decreto sull’Anticipo pensionistico (Ape) volontario, con 63 anni e 20 di contributi, pagando una rata sul prestito. Il testo avrà il concerto dei ministeri nel consiglio dei ministri previsto per fine agosto. Il testo è stato modificato raccogliendo diverse osservazioni del Consiglio di Stato. Tra i suggerimenti c’è il riconoscimento della retroattività della misura, a partire dal 1 maggio per chi ne abbia i requisiti e lo domandi. Su questo il governo è al lavoro per inserire la clausola, ultimo nodo da sciogliere prima di chiudere il provvedimento, che dovrebbe essere firmato a giorni, per diventare operativo a settembre. Tra i temi caldi quello dei i tassi che saranno applicati per gli anticipi bancari.
Le osservazioni dei magistrati amministrativi
I magistrati amministrativi nel parere positivo allo schema di decreto, avevano posto come osservazione (un’indicazione non vincolante, più soft rispetto
alla condizione) di prevedere, «a domanda dell’interessato, l’efficacia retroattiva della norma, in modo da sterilizzare il ritardo nell’emanazione del regolamento e far beneficiare degli effetti della misura fin dalla data del primo maggio 2017, con conseguente maturazione del diritto alla corresponsione degli arretrati dei ratei dell’anticipazione pensionistica». Ciò, è la riflessione del Consiglio di Stato, «potrebbe avvenire in favore di quei soggetti che versino in situazioni particolarmente disagevoli, anche a causa della perdita dell’attività lavorativa, e che tuttavia non si trovino nelle condizioni di potere beneficiare, in vista della maggiore flessibilità in uscita, degli strumenti dell’Ape sociale o di quella per i
lavoratori precoci».
Canali di assistenza al pubblico e strumenti di mediazione e conciliazione
Il Governo avrebbe accolto molte delle osservazioni, dalla previsioni di canali di assistenza al pubblico alla determinazioni di criteri che rendano chiari contratti. E’ stata recepita anche la richiesta dell’introduzione di strumenti di
mediazione e di conciliazione. Guardando ai capisaldi dell’Ape volontaria, chi ne ha i requisiti può ottenere un prestito corrisposto in quote mensili per dodici mensilità e fino alla maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia. La restituzione del prestito avviene a partire dalla maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia, con rate di ammortamento mensili per una durata di
venti anni. Il prestito è coperto da una polizza assicurativa obbligatoria per il rischio di premorienza, assistita, in ultima istanza, dalla garanzia dello Stato.
Pensioni: con scatto asticella più alta anche per anticipata
Più in generale, dal 2019, se nulla cambierà, anche la pensione anticipata slitterà di 5 mesi, per effetto dell’adeguamento automatico all’aspettativa di vita. Il requisito passerebbe per gli uomini da 42 anni e 10 mesi a 43 anni 3 mesi, mentre per le donne si porterebbe da 41 anni e 10 mesi a 42 anni e 3 mesi.
Dati che emergono dalle tabelle contenute nel rapporto della Ragioneria generale dello Stato sulle tendenze del sistema pensionistico. In termini di spesa previdenziale l’impatto più forte arriva proprio da quella che una volta era chiamata anzianità, mentre pesa meno, ‘in soldoni’, il rialzo dell’età relativo all’uscita per vecchiaia (come noto aumenterebbe a 67 anni da 66 anni e 7
mesi). Fin qui la situazione a bocce ferme, aspettando che l’Istat renda disponibile il dato definitivo sull’aspettativa di vita tra il 2014 e il 2016. Dato che dovrebbe arrivare a fine ottobre.
Pensioni: Damiano, almeno fermare l’età per l’Ape a 63 anni
«Sia l’Ape social che quella volontaria scadono a fine 2018, subito dopo, a partire dal 2019, scatterebbe l’aumento di cinque mesi per l’età di uscita» fa notare il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd). «In ogni caso – aggiunge – se, come auspico, l’Ape dovesse essere confermata oltre la fase di sperimentazione, la conseguenza sarebbe uno slittamento di cinque mesi» dei requisiti per accedere al pensionamento anticipato: «da 63 anni a 63 anni e 5 mesi». Per Damiano «tutto questo è altamente contradditorio: tutta la materia andrebbe ridefinita, agendo sull’età pensionabile, con un rallentamento
dell’adeguamento all’aspettativa di vita, o dal lato dell’Ape, mantenendo fermi i 63 anni). (Il Sole 24 Ore – 12 agosto 2017).
“Diremo sì alla retroattività dell’Ape ma solo a chi ha maturato i requisiti”
Leonardi, consigliere del governo: nessun problema sull’età
Alessandro Barbera. Leonardi, lei è il consigliere economico di Palazzo Chigi che ha seguito sin dall’inizio la nascita dell’«Ape». Ce ne avete messo di tempo per mettere insieme i pezzi: se ne parla da maggio, se andrà bene l’anticipo sarà operativo in autunno. È così?
«Il decreto a giorni sarà sul tavolo del presidente del Consiglio, probabilmente firmerà a fine mese. Poi il testo andrà alla Corte dei Conti per il sì definitivo: contiamo arrivi al più presto».
C’è un problema aperto, quello della retroattività. Il Consiglio di Stato vi ha chiesto di concedere il calcolo del finanziamento da maggio di quest’anno. Lo concederete?
«Per evitare di escludere chi era intenzionato a far domanda sin da allora siamo intenzionati a concedere la retroattività».
La retroattività sarà possibile in futuro?
«No. L’orientamento è di concederla solo a chi avrà maturato i requisiti prima dell’entrata in vigore del provvedimento e farà richiesta entro una certa data. Concederlo successivamente creerebbe seri problemi applicativi».
Con le banche e le società assicurative avete chiuso gli accordi?
«Gli accordi quadro con Abi e Ania verranno firmati subito dopo l’entrata in vigore del provvedimento».
Perché la gestazione è stata così lunga?
«La procedura è informatizzata, è complessa e prevede il pieno accordo fra Inps e banche. Abbiamo poi dato la precedenza all’anticipo “sociale”, i cui pareri del Consiglio di Stato hanno imposto alcune modifiche».
A proposito di modifiche: uno dei problemi è l’adeguamento dell’età pensionabile alla speranza di vita. Da più parti vi chiedono di bloccarlo, ma la Ragioneria dello Stato e l’Inps hanno fatto capire che nulla cambierà: dal primo gennaio 2019 l’età salirà da 66 anni e 7 mesi a 67. Cosa accadrà a chi nel frattempo ha fatto domanda per l’anticipo?
«Ci sarà un meccanismo che permetterà di allungare automaticamente il finanziamento e di adeguarsi così alla nuova età pensionabile, qualunque essa sia».
A quanto ammonterà il costo del finanziamento? C’è chi ipotizza tassi altissimi, oltre il cinque per cento.
«Non è così. Poiché il costo del finanziamento sarà coperto in parte da un credito d’imposta, alla fine risulterà più vantaggioso di qualunque altro prestito bancario. Il tasso medio fisso ventennale dovrebbe aggirarsi attorno al 2,75-2,8 per cento».
Non temete che il meccanismo sia troppo complesso e che al dunque questo sforzo si riveli un enorme flop?
«Il successo dipenderà da alcuni fattori. Il primo è la rapidità: se, come speriamo, il provvedimento entrerà in vigore entro l’autunno, i finanziamenti si agganceranno alle condizioni ancora favorevoli dei tassi Bce. Inoltre sarà decisivo l’atteggiamento delle aziende».
Ovvero?
«Potranno versare la buonuscita dei dipendenti pensionandi in forma di contributi all’Inps, e contribuire al finanziamento dell’Ape, in caso di richiesta».
E quale sarebbe il vantaggio per il lavoratore?
«Beh, se la buonuscita è concessa per le vie brevi viene tassata in media al 22%, se è versata all’Inps non subisce alcuna trattenuta. Con la legge Finanziaria questa opzione potrebbe essere allargata anche ai fondi di categoria per l’anticipo della pensione complementare». (La Stampa – 13 agosto 2017)
13 agosto 2017