Oggi il pre-consiglio dei Ministri prenderà in esame il testo della riforma del pubblico impiego, destinato ad essere approvato entro il 27 maggio. Un testo del quale i medici, i veterinari ed i dirigenti sanitari, attraverso le loro organizzazioni sindacali compatte, ma anche le Confederazioni, hanno fortemente chiesto modifiche perché contenente l’ennesimo scippo alle loro retribuzioni, presenti e future. Con comunicati, lettere, audizioni parlamentari, assemblee, sit-in, l’ultimo dei quali proprio sotto le finestre del Ministro Madia, abbiamo sostenuto le nostre proposte.
In particolare, abbiamo chiesto di esonerare dall’applicazione dei commi 1 e 2 dell’articolo 23 il personale del servizio sanitario nazionale, in virtù della specificità, e gravosità, di un lavoro svolto a tutela di un bene costituzionalmente protetto. Una richiesta a costo zero per le casse dello Stato che nemmeno guadagnerebbe un euro dalla sua bocciatura. Il comma 2 dell’articolo 23, dopo anni di decurtazione continua che ha sottratto al tavolo contrattuale risorse per 650 milioni di euro, congela al 2016, di fatto li taglia, i fondi aziendali accessori. Necessari per la valorizzazione del merito, per la costruzione delle carriere professionali, per la remunerazione delle attività disagiate (reperibilità, lavoro notturno e festivo, straordinari) in crescita per il blocco del turnover.
Perdurando la latitanza del rinnovo del CCNL, dopo 8 anni, malgrado una sentenza di illegittimità costituzionale ed annunci a getto continuo, in presenza di un finanziamento subito definito “simbolico” dall’ex Presidente del Consiglio, e rimasto per ora tale, è inaccettabile tagliare le risorse accessorie, figlie dei vecchi contratti della dirigenza medica e sanitaria. Che rappresenta, il governo non può non saperlo, la stragrande maggioranza della dirigenza del pubblico impiego.
Né è giustificabile la discriminazione nei confronti dei precari della sanità, e della ricerca in particolare, esclusi dai provvedimenti di stabilizzazione previsti. Un testo che continua l’accanimento punitivo di Tremonti-Berlusconi, alla faccia del mantra del cambio di verso, non si concilia con le parole del premier Gentiloni che, appena ieri, ha indicato l’obiettivo di salvaguardare la sanità pubblica come un valore assoluto. A meno di non dare il benvenuto anche al premier nel club di chi dice ciò che non pensa e fa ciò che non dice. Per questa strada si segano le gambe del tavolo contrattuale e si avvelenano i pozzi, rischiando di affogare in culla un contratto nello stesso momento in cui si dichiara di volerlo aprire.
Ma senza un CCNL trionfa il non governo del sistema sanitario, con peggioramento delle condizioni di lavoro e compromissione della esigibilità del diritto alla salute dei cittadini. Che avranno meno prestazioni sanitarie, con attese più lunghe ed a maggior costo.
I cittadini devono esserne consapevoli e mai come questa volta pensare alla salute prima di votare.
I medici, i veterinari ed i dirigenti sanitari del SSN fanno appello alla coerenza del Presidente del Consiglio, alla sensibilità sociale delle Ministre, della Funzione pubblica e della Salute, per evitare di gravemente compromettere la funzionalità del Servizio Sanitario Nazionale nonché l’iter dei rinnovi contrattuali, da tutti auspicati dopo un blocco durato 8 anni. Un comportamento contrario ha il solo significato di una grave ostilità nei confronti dei medici e dei dirigenti sanitari della sanità pubblica.
ANAAO ASSOMED – CIMO – AAROI-EMAC – FP CGIL MEDICI E DIRIGENTI SSN – FVM – FASSID (AIPAC-AUPI-SIMET-SINAFO-SNR) – CISL MEDICI – FESMED – ANPO-ASCOTI-FIALS MEDICI – UIL FPL COORDINAMENTO NAZIONALE DELLE AREE CONTRATTUALI MEDICA E VETERINARIA
18 maggio 2017