La semplificazione? Una chimera. La burocrazia? Un incubo. A dirlo sono gli stessi dipendenti della pubblica amministrazione secondo cui negli ultimi 5 anni la burocrazia è cresciuta, ed è un «atto di difesa» per il 62% del campione che ha partecipato all’inchiesta annuale realizzata da FPA, che ha coinvolto 1700 persone, per l’80% dipendenti pubblici.
La burocrazia difensiva quell’atteggiamento, comunissimo tra i dipendenti pubblici, per cui è solo non facendo che si evitano rischi. Dal punto di vista dei dipendenti pubblici, le nuove procedure per la semplificazione dei processi nella pubblica amministrazione non sempre sono riuscite a semplificare, anzi, alcune sembrano aver aumentato la complessità. In particolare, la complessità è aumentata per le misure anti corruzione (62,9%), le modalità di formalizzazione di contratti e incarichi (52,9%) e le nuove procedure d’acquisto (50,7%).
Secondo il 67,2% degli intervistati la causa principale del rallentamento dell’azione amministrativa è l’eccessiva produzione di norme che si sovrappongono e generano «confusione e disorientamento», tanto che per chi lavora nella Pa è difficile comprendere il senso strategico del proprio lavoro (45,3%). Questo comporta mancanza di motivazione per i lavoratori e anche un aumento della complessità delle procedure.
I numeri della lotta alla burocrazia
I dipendenti pubblici suggeriscono alcune soluzioni per uscire da questo stallo: scelta di dirigenti capaci basata sul merito e non sulla politica (lo dice il 50,7% del campione), meno norme (43,5%), più digitalizzazione (41,9%).
La Pa “paperless” è un obiettivo irraggiungibile a detta del 45,3% del campione, però l’81,8% pensa che nel 2030 finalmente non dovrà ridare alle amministrazioni pubbliche i propri dati mille volte e il 77% è convinto che potrà gestire tutte le comunicazioni con le Pa da un unico punto di accesso.
IL Sole 24 Ore – 17 maggio 2017