Prima di approdare finalmente in «Gazzetta Ufficiale», dove ha assunto il nome di decreto legge 50/2017, il testo della manovrina ha subito un’altra, importante modifica: nella versione definitiva, uscita dal passaggio al Quirinale per la firma del Capo dello Stato, non ha trovato infatti spazio la norma “interpretativa” che ha provato a cancellare ex post l’arretrato di Ici, Imu e Tasi a carico delle piattaforme petrolifere. Sul punto, quindi, torna a valere la parola della Cassazione, che in due sentenze (3618 e 19510 del 2016) ha dato ragione ai Comuni costieri stabilendo che le trivelle devono pagare le tasse immobiliari arretrate: un contenzioso, quello fiorito intorno alle 119 piattaforme petrolifere censite nel mare italiano, che vale almeno 300 milioni di euro, e che abbraccia tutte le imposte fino al 2016, quando le trivelle sono alla fine r ientrate nell’esenzione prevista per i «macchinari imbullonati» delle imprese.
La norma prima inserita e poi espunta dalla manovrina era qualificata come «interpretativa», e mirava quindi a cancellare ex post i tributi, ma anche per il contrasto netto con la Cassazione non è sopravvissuta al vaglio dei tecnici.
Nel proprio assetto definitivo, il maxi-decreto con la manovrina conferma le cifre dei “compiti a casa” chiesti da Bruxelles: il valore della correzione è di 3,4 miliardi sul piano strutturale, vale a dire i due decimali di Pil al centro da mesi del confronto fra Roma e la Ue, mentre scende a 3,1 miliardi ai fini dell’indebitamento Pa. A spiegare la forbice è il diverso trattamento che la commissione riserva alle misure «una tantum», a partire da quelle che compongono il ricco pacchetto di interventi destinato alle aree terremotate: un pacchetto che nel suo complesso poggia sull’attivazione del fondo triennale da un miliardo all’anno per finanziare gli sconti fiscali e la ricostruzione.
Il peso strutturale della manovra ha permesso al governo di dedicare 3,8 miliardi dal 2018 allo sminamento delle clausole di salvaguardia Iva che pesano sui conti del prossimo anno (come anticipato sul Sole 24 Ore di domenica): grazie alla “manovrina”, infatti, il peso degli aumenti Iva comincia a scendere da 19,6 a 15,2 miliardi, con la conseguenza che la dinamica prevista per le aliquote viene ripensata. Per quella “agevolata” del 10%, l’incremento 2018 viene limitato all’11,5% invece di puntare al 13%, mentre per l’aliquota ordinaria del 22% la storia è più complessa: manovrina alla mano, dovrebbe passare al 25% nel 2018, al 25,4% nel 2019 per poi scendere al 24,9% nel 2020 e trovare pace al 25% dal 2021. A completare il quadro c’è lo slittamento al 2019 del ritocco delle accise, altro capitolo delle clausole.
Basta questa strana altalena del prelievo, che sarebbe ovviamente ingestibile all’atto pratico, a mostrare comunque che la manovrina rappresenta solo un primo passo nello sforzo di superamento delle clausole di salvaguardia, il cui impegno è stato appena ribadito nel Def: resta il fatto che per la prima volta il governo interviene sulle prossime scadenze non con la sterilizzazione, ma con la previsione esplicita di un aumento, anche se meno corposo di quello “originale”, con una mossa che sicuramente riaprirà il dibattito di queste settimane sulle sorti dell’imposta sul valore aggiunto.
Sul lato delle spese, si attesta a circa 460 milioni il taglio previsto ai budget dei ministeri, accompagnato da una mini-rimodulazione del credito d’imposta per le imprese che investono nel Mezzogiorno (la “Visco-Sud”).
Da segnalare, poi, la conferma del fatto che la rottamazione delle liti fiscali sarà aperta a tutti, e non sarà dunque limitata a chi ha già aderito alla definizione agevolata delle cartelle (come previsto dalle prime bozze per le imposte interessate dal primo round delle rottamazioni). Questa, insieme alla stretta sulle compensazioni (chiamate a portare 975 milioni quest’anno e 1,9 miliardi dal prossimo), e all’estensione dello split payment (1 miliardo di entrate nel 2017, 1,5 dal 2018) è il cuore fiscale della manovra. Resta però il fatto che, come accaduto a suo tempo con il collegato fiscale, anche questa definizione agevolata dimentica tutte le controversie relative ai tributi locali: proprio l’esperienza di dicembre mostra che sarà probabilmente il Parlamento a completare l’opera, lasciando all’autonomia regolamentare dei Comuni la scelta.
Non sarà questo, comunque, l’unico tema all’attenzione dei parlamentari: anzi, i venti pre-elettorali che soffiano forti dalle parti dei palazzi della politica lasciano presagire il più classico degli assalti a quello che potrebbe rivelarsi come l’ultimo treno prima della manovra e/o del voto. (Il Sole 24 Ore – 25 aprile 2017)
MANOVRA, PIÙ SOLDI ALLE PROVINCE. MENO TAGLI AI MINISTERI
In Gazzetta Ufficiale il decreto sui 3,4 miliardi voluto dall’Ue. Salta l’esenzione da Ici e Imu per le piattaforme petrolifere. Stretta sui pignoramenti
Ci sono volute due settimane per vedere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il decreto sulla manovrina di primavera da 3,4 miliardi. Sessantasette articoli in tutto controfirmati ieri dal Capo dello Stato e subito pubblicati sulla Gazzetta ufficiale. Il cuore del provvedimento in vigore da ieri sera è rappresentato dalle misure sul fronte delle entrare a cominciare dallo split payment dell’Iva che viene esteso non solo a tutte le società pubbliche ma anche alle quotate inserite nell’indice Ftse Mib. Confermati il via libera alla fusione Fs-Anas, i nuovi fondi per il terremoto e quelli per Province, Regioni e gli incentivi per i contratti di produttività. È invece saltata l’esenzione da Ici e Imu delle piattaforme petrolifere: brindano i Comuni interessati che rischiavano queste ricche entrate.
Nuove entrate
È imperniata sull’Iva, a partire da quella che le società pubbliche e non gireranno direttamente al Fisco, la manovra sulle entrate. Oltre allo split di questi versamenti (1 miliardo in più quest’anno e 1,5 il prossimo), la manovrina introduce un giro di vite sulle compensazioni indebite che porterà 975 milioni di nuove entrate quest’anno e quasi 2 miliardi il prossimo, il prelievo del 21% sulle locazioni brevi, un aumento delle accise sui tabacchi (200 milioni di 2 anni) e delle tasse sui giochi.
Salvaguardie
Le nuove entrate che a regine nel 2018 produrranno circa 3,8 miliardi di incassi in più contribuiranno all’avvio della sterilizzazione delle clausole di salvaguardia. Per il 2018 occorrerà così individuare «appena» 15-16 miliardi di entrate anziché 19,6. Di fatto, l’aliquota Iva ridotta, che sarebbe dovuta salire dal 10 al 13%, nel 2018 scende dal 13% al 11,5%, nel 2019 passa dal 13% al 12% e dal 2020 torna al 13%. L’aliquota ordinaria nel 2018 resta pari al 25%, nel 2019 scende dal 25,9% al 25,4%, nel 2020 scende dal 25,9% al 24,9% e dal 2021 scende dal 25,9% al 25%.
Liti fiscali
Pagando tutti gli importi richiesti più interessi è possibile rottamare tutte le controversie definite sino a tutto il 2016. Per rilanciare la mediazione sale invece da 20 mila a 50 mila euro l’importo massimo delle cause ammesse a questa procedura. Incasso previsto: 400 milioni in due anni.
Pignoramenti
Arriva una stretta sui pignoramenti: per arrivare alla soglia dei 120 mila euro che consente al Fisco di poter ricorrere alla misura esecutiva è infatti consentito il cumulo di più beni. In questo modo si conta di incassare 85 milioni in più quest’anno e 226 il prossimo.
Uffici centrali
I ministeri contribuiscono alla manovra per 460 milioni nel 2017 ma non si tratta di «tagli lineari», come precisa la relazione tecnica, ma di tagli selettivi: 161 milioni di riduzione «indistinta» di «missioni e programmi» e altri 299 con la «riduzione puntuale di talune tipologie di spesa». Entro 30 giorni i vari dicasteri potranno proporre misure alternative, senza però toccare «gli stanziamenti di conto capitale». Per il 2018 e 2019 l’obiettivo poi sale a 672 milioni per ogni anno, ben lontani dal miliardo pieno previsto in un primo momento.
Enti locali
È il pacchetto più ricco: 26 articoli in tutto. Tra l’altro viene autorizzato lo sblocco del turn over sul personale portando dal 25 al 75% la percentuale di ricambio nei Comuni sopra i 10 mila abitanti (al 90% sotto il 10 mila). Stanziati 110 milioni per il 2018 e 80 per il 2019 per puntellare i bilanci delle Province (più 100 milioni per la manutenzione delle strade) e 400 milioni per le Regioni. Confermati i nuovi fondi (1 miliardo all’anno) a favore delle zone terremotate.
Multa bus
Confermato l’aumento a 200 euro delle multe per i passeggeri sprovvisti di biglietto.
Fs-Anas
Via libera all’integrazione Fs-Anas con l’obiettivo di aumentare gli investimenti di almeno il 10% all’anno. Stanziati 700 milioni di euro per far fronte a contenzioso dell’azienda strade tutt’ora in sospeso. La Stampa – 25 aprile 2017.
Queste le misure specifiche riguardanti il comparto sanitario.
Tra le prime misure di nostro interesse quella finalizzata al controllo della spesa farmaceutica e al rispetto dei tetti. In particolare si prevede che per gli anni 2016 e 2017 relativamente allo sfondamento definitivo dei tetti della spesa farmaceutica l’Agenzia italiana del farmaco, ai fini del monitoraggio complessivo della spesa sostenuta per l’assistenza farmaceutica per acquisti diretti (ex ospedaliera e diretta) si avvale anche dei dati recati dalla fattura elettronica.
E’ poi previsto che, a decorrere dall’anno 2018, nelle fatture elettroniche emesse nei confronti degli enti del Ssn per acquisti di prodotti farmaceutici sarà obbligatorio recare le informazioni sul Codice di Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC) e il corrispondente quantitativo.
A decorrere dalla stessa data, le suddette fatture sono rese disponibili all’Agenzia italiana del farmaco e sarà un apposito decreto Mef-Salute a indicare le modalità tecniche di attuazione.
Limiti all’accesso al Fondo per i farmaci innovativi. Sempre in materia di farmaci viene poi previsto che i farmaci, compresi quelli oncologici, per i quali è stato riconosciuto, da parte dell’Aifa, il possesso del requisito dell’innovatività condizionata, sono inseriti esclusivamente nei prontuari terapeutici regionali senza però accedere alle risorse dei fondi per i farmaci innovativi previsti dalla legge di Bilancio 2017.
Norme anche per l’edilizia sanitaria con una deroga al 2018 per le somme destinate in accordi di programma sottoscritti nel 2016 e che erano ammessi al finanziamento 2017.
L’assistenza sanitaria agli stranieri passa al ministero della Salute. Poi, alle prestazioni per gli stranieri ci penserà il ministero della Salute e non più quello dell’Interno e il relativo finanziamento avverrà in base alle prestazioni effettivamente erogate agli stranieri in possesso dei requisiti prescritti dalla legge, desumibili dagli elementi informativi presenti nel Nuovo sistema informativo sanitario del ministero della Salute, consolidati e validati.
Previsto l’utilizzo di tutte le quote premiali dal 2015 a quest’anno e, per la corretta gestione dei pagamenti da parte del Ssn, il riparto delle quote distinte e vincolate del relativo finanziamento destinato alle Regioni entro il 31 luglio dell’anno di riferimento (salvo accordi diversi), secondo i criteri e i dati ultimi disponibili.
Il ministero dell’Economia è autorizzato a erogare alle Regioni fino all’80% degli importi assegnati, purché non siano stabilite condizioni o specifici adempimenti o atti presupposti ai fini dell’effettiva erogabilità delle risorse. Sono fatti salvi i diversi regimi di anticipazione delle risorse del finanziamento del Servizio sanitario nazionale già stabiliti dalla legislazione vigente.
E lo stesso meccanismo varrà per le somme da erogare a titolo di compensazione per minori gettiti fiscali effettivi rispetto a quelli stimati per il finanziamento del Servizio sanitario.
Per tutto questo però sarà necessaria l’intesa Stato-Regioni, dopodiché il ministero dell’Economia provvede ai trasferimenti entro i limiti degli stanziamenti del bilancio statale. Ma sono autorizzati recuperi e compensazioni a carico delle somme che spettano a qualsiasi titolo alle Regioni, anche per gli esercizi successivi, che dovessero rendersi eventualmente necessari.
Ultimo passaggio del capitolo sanità della manovrina riguarda gli interventi di efficientamento della gestione del finanziamento del Servizio sanitario nazionale.
Dal 2017 il ministero dell’Economia è autorizzato a erogare quote di compartecipazione all’Iva facendo riferimento ai valori indicati nel riparto del fabbisogno sanitario nazionale e nella individuazione delle relative quote di finanziamento, come risultano dall’Intesa raggiunta in Stato-Regioni.
Il Dpcm di assegnazione alle Regioni delle rispettive quote di compartecipazione all’Iva per l’anno di riferimento non può fissare, per ciascuna Regione, una quota di compartecipazione inferiore a quella stabilita in sede di riparto del fabbisogno sanitario nazionale e nell’individuazione delle relative quote di finanziamento previsto dal Dlgs 68/2011 “Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario”-
E il ministero dell’Economia è autorizzato, in sede di conguaglio, a operare eventuali necessari recuperi, anche a carico delle somme a qualsiasi titolo spettanti per gli esercizi successivi e anche ad applicare il meccanismo dei recuperi per il 2016 e gli anni precedenti. (Quotidiano sanità – 25 aprile 2017)
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25 aprile 2017